24 ottobre 2018

UP&COMING: George Herald

Nome: George Herald

Nazionalità: Italiana

Per tutti quelli a cui piace anche: I Cani, Conor Oberst, Malkovic

Miglior canzone: Non è colpa tua

Pubblicazioni: "Per tutto ciò che vale" (EP)

Quando hai iniziato a fare musica?

Ho iniziato a fare musica quattro anni fa, a 17 anni, completamente a caso. C’erano le chitarre di mio fratello in camera e mi sono fatto insegnare un paio di accordi. Poi in realtà, visto che non ero molto buono a fare cover, mi sono messo a scrivere canzoni mie. Già scrivevo cose tipo poesie e racconti da un paio di anni. Cantarle e urlarle mi piace molto di più però.

Qual è la canzone che al primo ascolto ti ha fatto pensare “da grande voglio fare il musicista”?

Nessuna canzone in particolare. Ricordo però che dopo aver visto l’esibizione live di Good Riddance (Time of Your Life) di Billie Joe Armstrong da solo sul palco con dietro una batteria distrutta a Woodstock nel 1999 ero mega colpito e ammetto che avrei voluto un sacco essere lui.

Milano o Berlino?

Oddio, non saprei. Milano è stata la prima città di cui mi sono innamorato. Venendo dalla provincia, da un paesino di poche anime, lo scontro con la city è stato pazzesco. Passi da sentirti grande, il re della piazza a sentirti piccolo e completamente disperso. Berlino invece mi ha spaccato a metà. Ci sono stato due volte ed entrambe le volte sono successe cose fighissime che tra l’altro mi hanno portato scrivere uno dei pezzi contenuti appunto nel mio ep. Berlino è stato il palcoscenico su cui un sacco di rapporti personali sono esplosi. Ci sono super affezionato. Andate all’AVA Club su Warschauer Strasse, ci ho lasciato il cuore completamente.

Descrivi la tua musica con tre aggettivi: Alcolica, sudata, swag. Credo.

Se il tuo progetto fosse un drink, quale sarebbe?

Vorrei fosse un Gin Tonic, perché mi sento supersonico, come in un Supersonic degli Oasis. I’m feeling supersonic, give me Gin & Tonic. In realtà credo sia più un rum e cola fatto con il rum del supermercato da bere alle feste quando ti bagni le labbra e ti asciughi con le maniche della giacca.

Se ti venisse chiesto di presentare te e la tua musica a qualcuno che non ti conosce utilizzando una delle tue canzoni, quale sceglieresti?

Probabilmente sceglierei una canzone che non è ancora stata pubblicata perché scritta quest'estate. Si chiama Foschia. Parla di trovare delle cose e far finta di averle perse.

Nella tua musica sono più importanti gli arrangiamenti, i testi o la melodia? A cosa dedichi più attenzione?

Ai testi, anche se mi piacerebbe moltissimo scrivere diversamente. Non sono mai soddisfatto del testo finale. La melodia invece me la sogno la notte, ce l'ho sempre in testa. Metterla giù è diverso, non ho mai studiato musica.

Qual è il verso di una tua canzone di cui vai più fiero?

Il verso di cui vado più fiero non è in una canzone ma in una poesia scanzonata che avevo scritto con un mio amico. Non credo però di poterla riscriverla, forse era un po’ troppo volgare.

La canzone che avresti voluto scrivere?

Un botto. Però vi faccio una top five ever.

2033 de I Cani feat. Matteo Bordone

When and If I Die dei The World is A Beautiful Place and I Am No Longer Afraid To Die

Rumore di Raffaella Carrà

Fiori Rosa, Fiori di Pesco di Lucio Battisti

Sad Eyed Lady of The Lowlands di Bob Dylan

Novità?

Il 27 ottobre suoniamo al Bloom di Mezzago. È il Release Party mio di altre due band mie amiche. Gli Age of The Egg e i Black Bog Band.

Dove ti possono trovare i nostri lettori?

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