Non esiste un momento specifico per ballare a più non posso, e quale occasione migliore per un concerto de L'Impératrice, band francese, nonché una delle maggiori esponenti della nu-disco, che tanto è tornata di moda in questi ultimi periodi, complici anche i nostrani Nu Genea. Si nota fin da subito che il genere tira parecchio: l'Alcatraz di Milano è quasi sold out e il pubblico è parecchio variegato, nonostante il sound molto rétro, l'età media è decisamente bassa.
Ad aprire le danze, Popa: l'artista lituana trapiantata nella city (e che noi avevamo intervistato qui) si sposa perfettamente con la band francese, grazie al suo sound vintage che ci ricorda il periodo della Dolce Vita, emanando vibes anni '60, '70 e '80. Passa un attimo e, con il più classico dei brani come sottofondo, Thriller di Michael Jackson, ecco arrivare il sestetto sul palco, ognuno con un led acceso sul petto che ricorda molto il reattore ARC che tiene in vita Iron Man. La grande palla da discoteca intorno alla quale è posizionata la band è il punto centrale della scenografia.

Già dalla prima nota, con la loro inconfondibile eleganza e il sound rétro ma futuristico al tempo stesso, la band viene accolta da un boato entusiasta. La venue si trasforma in un tempio musicale dove si fondono synth caldi, bassi pulsanti e ritmi avvolgenti.
Neanche il tempo di ascoltare i primi due brani ed eccoci già alle presentazioni, che solitamente avvengono a fine live, ma per cause di forza maggiore sono necessarie ora. Purtroppo la storica cantante Flore Benguigui ha da qualche mese abbandonato la band per problemi di salute fisica e mentale. Al suo posto, Louve, che non ha nulla da invidiarle, nonostante il compito non facilissimo; la sua voce riesce a librarsi tra gli strumenti con la tipica dolcezza francese, ma anche con la giusta potenza.

I brani del nuovo album Pulsar scorrono uno dopo l'altro, da Amour Ex Machina a Girl!, mentre le tastiere di Charles de Boisseguin, con i suoi beat ritmati, trascinano il pubblico in una sorta di viaggio disco-funky, con molta probabilità lungo la Costa Azzurra e magari a bordo di una Lamborghini Diablo.
Il pubblico è il membro aggiunto della band: tutti i presenti sono nel mood giusto, si balla, si battono le mani a ritmo e si segue la musica dalla prima all'ultima nota, come un'unica entità. Il momento di maggior coesione, probabilmente dovuto anche alla lingua, è durante Danza Marilù, brano che ha come ospite Fabiana Martone, cantante dei Nu Genea. Italia e Francia non sono mai state così vicine, tutto in nome della disco music.
Nel finale c'è spazio anche per il momento dancehall. Le sonorità delicate lasciano spazio alla cassa dritta di Tom Daveau, che arringa la folla dalla sua batteria che si erge sopra la già citata palla da discoteca. I ritmi si fanno più serrati, i bassi e i synth esplodono, facendo tremare il petto a tutti i presenti. La voce scompare e la chitarra si lancia in un lungo assolo: il momento tamarro è servito. Finita la magia i membri de L'Imperatrice si lasciano coccolare da un lungo, lunghissimo applauso di un pubblico che sa di essersi divertito e di aver passato una fantastica ora e mezza di musica fatta con il cuore. La band francese ha dimostrato ancora una volta di saper combinare un’estetica visiva coinvolgente con una performance musicale raffinata e profonda.
Gallery fotografica di Emanuele Tixi Palmieri: