04 novembre 2025

“La Chitarra Nella Roccia” e il misticismo scintillante di Lucio Corsi

C’è una realtà ricorrente nei sogni di Lucio Corsi: riempire l’aria di musica. Come dargli torto? Le sue canzoni, veri e propri ecosistemi, hanno bisogno di uno spazio – un palco – per vivere.

Lo scorso 30 luglio ha sognato a occhi aperti, con circa 700 persone presenti nella navata centrale di un’abbazia gotica abbandonata di Chiusdino (Siena), qualche chilometro più a nord della sua Maremma. È stato il luogo perfetto, senza tetto e sotto un cielo stellato, per mettere in atto il suo piano: liberare il suono che scappa dagli strumenti e dalle bocche di una grande formazione di fiati, percussioni e cori, insieme alla sua fedele “banda del liceo”, che gli ha sempre fatto «vedere la luce».

A pochi passi dall’eremo dove, secondo la leggenda, il cavaliere pentito San Galgano Guidotti conficcò la sua spada nella pietra, trasformandola simbolicamente in una croce, ha preso vita La Chitarra Nella Roccia. Lucio Corsi dal vivo all’Abbazia di San Galgano. Presentato alla Festa del Cinema di Roma, è il primo film-concerto diretto da un altro sodale di Corsi, il suo coautore e fratello artistico Tommaso Ottomano, già regista dei suoi videoclip. Coerente con il progetto senza tempo di Corsi, Ottomano ha voluto lavorare su pellicola da 16 millimetri per catturare la spiritualità del luogo. Grazie a questa scelta, Corsi e la sua band appaiono quasi tangibili sul grande schermo, mentre il suono, riprodotto al massimo del volume, rispecchia l’idea di Corsi su come fruire la sua musica.

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La realtà in film comincia dentro un amplificatore gigante, chiaro riferimento alle scenografie del tour del 1979 di Neil Young. Si inscena un’origine del mondo surreale: da una tenda sbuca Corsi, prima con la testa, poi con una mano, un piede, infine tutto se stesso, avanza a passi pesanti come un T. Rex – forse omaggio a Marc Bolan – in scena. Vedere Corsi sul palco ad abbracciare la sua fedele Gibson Les Paul nera è come essere partecipi al suo amore profondo per la musica, ed è inevitabile pensare al ritornello di una sua canzone preferita, Alle Prese Con Una Verde Milonga di Paolo Conte: «Io sono qui / Sono venuto a suonare / Sono venuto ad amare / E di nascosto a danzare». È il momento del sogno collettivo, il concerto ha davvero inizio. E con lui, i nostri spoiler.

Corsi indossa la sua tenuta tradizionale da concerto, sfoggiata per la prima volta nel tour La Gente che Sogna (2023). Il viso, bianco come una maschera apotropaica, contrasta con il bolero giallo – ormai macchiato e consumato – dalle celebri spalline imbottite di pacchetti di patatine. Si immerge nella marea del pubblico già dalla prima traccia, Freccia bianca. Sulla stessa pedana che lo ha sorretto durante le tappe estive, si inchina alla folla ma non si lascia mai piegare da essa. Le coriste Hiroko Hacci e Caterina Sforza sorprendono il pubblico con la seconda strofa de La Bocca della Verità, cantata in giapponese. Corsi si divide tra chitarra e tastiera, ritagliandosi del tempo per introdurre i brani. Racconta dell’amico secco che rischiava di restare davvero secco per colpa di una foglia (Amico vola via), e della bora (Trieste) che nasconde verità se vista da un’altra prospettiva – perché, si sa, il vento è «poetico ma rompe il…», parole sue in Senza titolo.

Tommaso Ottomano e Lucio Corsi
Tommaso Ottomano e Lucio Corsi | Credits: Francis Delacroix

Il cambio d’abito porta un Corsi ancora glam, anche se il trucco è colato. L’atmosfera si fa calda e mistica – tutto nella norma: dopotutto, ci troviamo in un luogo di culto sconsacrato. In questo film la vera religione è la musica e Corsi, quando canta Il Re del rave e viene cercato da mani avide, ricorda una statua di santo. Si accovaccia sulla pedana e finge di intonare una ninna nanna blasfema: «Quanto porta iella, il re del rave, ti si ficca in testa, il re del rave», mormora sottovoce all’orecchio di una ragazza. Una camera sorretta a spalle segue Corsi fino al backstage, dove si cambia di nuovo.

Successivamente avviene il miracolo: dall’alto della “terrazza” dell’amplificatore appare lui in persona, Francis Delacroix – «fotografo di Volpiano, amico immaginario». I suoi segreti sono più numerosi dei tre della Madonna di Fatima, e Corsi li svela in un talking-blues disordinato, spezzando per un attimo la sacralità del luogo. Ma il vero colpo di scena arriva subito dopo: l’ingresso del regista Tommaso Ottomano (chitarre), che fino a quel momento sgridava le telecamere come un papà premuroso. Allora che fare insieme, se non suonare quella hit che li ha consacrati tra i migliori cantautori del 2025? Volevo essere un duro risuona tra le colonne ammuffite: ormai la cantano tutti, persino i muri medievali.

Tommaso Ottomano e Lucio Corsi mentre provano
Tommaso Ottomano e Lucio Corsi durante le prove di "La Chitarra Nella Roccia" | Credits: Iacopo Deiuri e Marilù Venditti

Non è altro che Tommaso, «fratello» di Lucio. Sul palco, tra luci morbide, il regista mette in risalto ogni sguardo complice tra lui e Corsi in Tu sei il mattino. È il pezzo più scenografico del film, un dialogo tra due anime che si specchiano. Scherzano sul Sol scordato di un’altra Gibson, ridendo dei capricci tipici di quelle chitarre. Poi ci raccontano la fiaba semiseria di Situazione complicata. In quel momento si verifica una piccola sbavatura, impossibile da correggere in montaggio. Nulla di grave: è il bello dei live e della registrazione in analogico, che conferiscono maggiore valore al prodotto e trasformano il tempo scenico in qualcosa di unico.

Filippo Scandroglio (chitarre), Filippo Caretti (basso, chitarre) e Carlo Toller (chitarre) suonano una straziante Orme, illuminati da una fragile luce. Accompagnano Corsi, che nei pezzi di Cosa faremo da grandi? ha suonato da solo, accarezzato soltanto dal suono dell’armonica. Il culmine della liricità arriva quando Corsi, stavolta con le spalline rosse, è attraversato da un fascio di luce che scende dal rosone dell’abside e canta Nel cuore della notte, mentre il pubblico trattiene il respiro. Quando l’atmosfera si fa più rock, entrano anche Giulio Grillo (tastiere), Marco Ronconi (batteria) e Iacopo Nieri (tastiere, chitarre). I primissimi piani sugli strumenti danno realismo alle scene, mentre le inquadrature veloci enfatizzano il caos sul palco e in pista. Magia Nera richiama The Blues Brothers (1980) di John Landis, con Corsi sulla “terrazza” in compagnia dei fiati di Enrico Gabrielli (sax), Paolo Malacarne (tromba), Francesco Bucci (trombone), Gregorio Cappelli (corno) e delle percussioni di Alessandro “Pacho” Rossi. Nei pezzi più scatenati, come lo sgangheratissimo bis di Francis Delacroix che chiude i titoli di coda, lo spettatore rischia per poco di perdere la testa.

Lucio Corsi al red carpet della Festa del Cinema di Roma 2025
Lucio Corsi al red carpet di "La Chitarra Nella Roccia" | Credits: De Leonardis

Quando Lucio Corsi parla di Ivan Graziani o Rino Gaetano, che indubbiamente lo hanno ispirato per la realizzazione del disco Volevo essere un duro (2025), ne sottolinea la provenienza regionale, come se fossero tesori del territorio. Forse l’intento suo e quello di Ottomano si avvicina, anche se solo per un attimo, a quell’idea di territorialità. Nel vecchio monastero, patrimonio storico nazionale, il duo toscano fa dialogare due mondi apparentemente opposti: la sacralità austera dei cistercensi e la trasgressività luccicante del glam rock. Un’altra contrapposizione notevole è quella tra la pellicola e le immagini dei droni, che sembrano voler sottolineare l’intreccio tra epoche. Ottomano ha dichiarato come fonti di ispirazione Nostalghia (1983) di Andrei Tarkovsky e il documentario Rolling Thunder Revue: A Bob Dylan Story (2019) di Martin Scorsese. 

La scommessa è ancora aperta. Il film, prodotto da Sugar con la produzione esecutiva di Borotalco, con il contributo della Regione Toscana, il sostegno della Provincia di Grosseto e il patrocinio del Comune di Chiusdino, sarà proiettato il 3, 4 e 5 novembre nei The Space Cinema italiani, con un’anteprima a Grosseto il 2 novembre. Il 14 novembre, invece, uscirà la versione in formato vinile, cd e digitale del concerto. La domanda è d’obbligo: ha ancora senso portare la gente in sala per un film-concerto? La risposta è positiva. Ottomano regala un’esperienza più coinvolgente dei video distratti sui social, restituendo lo sguardo di chi ha vissuto quella sera d’estate. Conferma la visione di Corsi: la musica non è solo un susseguirsi di note, ma un’esperienza totale, che abbraccia più linguaggi artistici. Non resta che prendere posto su quelle poltrone rosse, dove il sogno potrà ripetersi, come in un rito.

Lucio Corsi con la banda e produttori sul red carpet della Festa del Cinema di Roma 2025
Ottomano, Corsi, con banda e produttori al red carpet di "La Chitarra Nella Roccia" | Credits: De Leonardis