19 settembre 2022

Lo Spring Attitude di quest'anno è stato un festival sorprendente

Siamo stati allo Spring Attitude 2022. Una due giorni in una location meravigliosa, condita da artisti affermati e altri tutti da scoprire. Un festival a dir poco sorprendente, che ci ha colpito e segnato positivamente.

Preview e Opening

Come un vero festival che si rispetti, gli antipasti musicali vanno serviti almeno una settimana prima del "vero" e proprio festival. E che antipasti! Il 10 settembre è andato in scena alla Cavea dell'Auditorium lo spettacolo di Ólafur Arnalds, musicista e compositore islandese che per un paio d'ore ha fatto tremare ed emozionare tutti presentando some kind of peace, il suo ultimo lavoro datato 2020. Ha suonato integralmente il suo quinto album in studio e quando è iniziata The Bottom Line abbiamo tutti compreso il motivo del perché sia stata nominata per il Grammy.

Se Arnalds è stato il primo antipasto, l'Opening day di giovedì all'Alcazar in quel di Trastevere è stato un ottimo vino d'accompagnamento: The Ladder Cloud Thing, Ginevra Nervi, Todd Terje e Ceri hanno fatto ballare un Alcazar colmo, soprattutto dopo le 23. Una musica di nicchia, per ascoltatori provetti: The Ladder Cloud Thing e Todd Terje ci hanno impressionato per la loro capacità melodica (forse i primi leggermente compassati verso l'inizio del set), mentre Ginevra Nervi ci ha fatto capire come si sta sul palco.

Proprio prima del concerto di quest'ultima, abbiamo scambiato quattro chiacchiere con lei e dello Spring Attitude ci ha detto: "È un festival che conosco da sempre, fin dalla sua nascita. È stato bellissimo il fatto che l'ho vissuto per anni come spettatrice e adesso sono dall'altra parte del palco". Il suo set, durato un'oretta, prevedeva soltanto brani tratti da The Disorder of Appearances, il suo ultimo lavoro, che, tra le altre cose, ha al suo interno una collaborazione con Iosonouncane nel brano Zero. "Iacopo è una persona fantastica. La nostra collaborazione (e questo è stato il fattore che mi è piaciuto di più) è nata naturalmente. Gli ho inviato in anteprima tutto il disco e gli ho proposto una collaborazione su uno dei quindici brani che poteva scegliere. O meglio, poteva anche non scegliere nulla, è nato tutto in modo molto libero. Poi ha deciso di reworkare Zero e non potevo che essere contenta della scelta fatta". The Disorder of Appearances è un album che dal vivo mostra tutta la sua potenza di suoni, che in cuffia non rendono ovviamente giustizia ad un disco che vi proponiamo di ascoltare per un'ora e un quarto, tutto di fila, senza pause. Alla domanda se fosse pericoloso oggi come oggi, con brani da massimo due minuti e mezzo/tre, entrare nel mondo della discografia con suite da otto minuti ci ha risposto: "Non ragiono in questi canoni. Non sono per questi schemi. È più un flusso di elementi che danno poi vita ai brani. Non sono contro la musica "usa e getta" ma, semplicemente, non è il mio modo di vedere le cose e la ratio con cui faccio musica".

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Day 1

Si sa, Roma è una città bellissima, ma gli spostamenti con i mezzi pubblici sono qualcosa di allucinante. Per molti, arrivare a Cinecittà è una piccola impresa, ma una volta entrati negli Studios la musica cambia. Letteralmente. Una location esclusiva, meravigliosa, immersa tra le rovine di un'Antica Roma ricreata nei minimi dettagli. Accanto al "nuovo" Arco di Costantino, il Molinari Stage, il palco principale, e, di fronte ad esso, il Palco Genera, leggermente più piccolo in quanto a dimensioni ma enorme se consideriamo quali artisti sono saliti in questa edizione. Dopo Centomilacarie e 72-hour post fight, ad incendiare per la prima volta lo stage principale ci ha pensato Ditonellapiaga che con un po' di "voglia di Disco" e l'incredibile chimica che si è venuta a creare tra lei, la sua band e il pubblico, l'atmosfera si è riscaldata fin dalle 19.

Una brevissima pausa ed era già il momento di Iosonouncane che, possiamo dire, è il vincitore morale della serata numero 1. Ha portato IRA, in maniera non integrale (come invece aveva fatto nei teatri questo inverno), rimescolata per l'occasione, con un paio di brani anche de La Macarena Su Roma. Insomma, impossibile descriverlo a parole: Iacopo e la sua band di sette elementi si mostrano solidi come non mai, con un sound pazzesco, etereo, scioccante, magico. Ha creato da solo un'atmosfera che poi è durata per tutta la serata e dopo una degna conclusione del concerto, ha immediatamente attaccato Filippo detto Fulminacci (ci tiene a sottolinearlo anche sul palco). L'erede di Daniele Silvestri, per l'ultima data del suo immenso tour in tutta Italia, sfoggia giacca e papillon imbracciando la sua fidata Taylor e fa impazzire definitivamente il pubblico dello Spring. Iconico il duetto proprio con Daniele Silvestri che gli "consegna le chiavi" ideali del nuovo cantautorato italiano cantando Salirò e anche quello con Willie Peyote, per l'oramai ben nota Aglio e Olio.

Tempo di mangiare qualcosa ed è subito ora di Cosmo, dopo un intermezzo techno ben servito dai Red Axes. Il performer eporediese non si ferma un attimo, salta, corre, balla. Come se il palco gli stesse stretto già dal primo minuto di esibizione. Immancabili Tristan Zarra e La Musica Illegale: e ci tiene a sottolineare che non c'è una "è" tra Musica e Illegale. E poi il consueto lancio di cartoni delle pizze dal palco con il sottofondo "Polizia, Polizia" e il pubblico che risponde presente urlando a squarciagola "Pizzeria! Pizzeria!". Unico appunto: alle volte, soprattutto quando sopraggiungevano più sintetizzatori su una stessa traccia, avveniva quasi un corto circuito musicale per cui la voce di Cosmo non fosse udibile in modo puntuale rispetto ai synth, creando in questo modo una sorta di bolla sonora un po' fastidiosa, che, comunque, non ha pregiudicato un'esibizione durata ben un'ora e mezzo.

Visibilmente stravolti, la musica, questa sì, non illegale, è continuata sino alle 2.30, quando sul palco di è affacciata The Blessed Madonna, dj americana, che ha chiuso in modo più che degno un day-1 di assoluto livello.

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Day 2

Il giorno due dello Spring Attitude è stato ancora, se possibile, più coinvolgente del primo. I Calibro 35 ci hanno fatto emozionare suonando TuttoMorricone, con una Man With Harmonica di museiana memoria (la band inglese, infatti, chiude sempre i live suonando il brano del Maestro prima di Knights of Cydonia).

Marco Castello ha portato la sua chitarra à la Erlend Øye sul palco Genera e i Post Nebbia hanno suonato uno dei dischi più interessanti usciti nell'ultimo anno: Entropia Padrepio. Cuore Semplice dal vivo è mastodontica, Carlo Corbellini e soci riescono a creare un poutporri di suoni incredibile e, chi non li conosceva, si è definitivamente innamorato di loro.

Kokoroko e, soprattutto, i Nu Genea hanno infiammato la serata dopo le 21. Questi ultimi, usciti alla ribalta quest'estate con Bar Mediterraneo, hanno portato live una formazione di svariati componenti, tra cui Célia Kameni per cantare la hit Marechià. A conclusione della serata, sullo stage anche Ellen Allien, che ha sostituito Samà Abdulhadi, impegnata nel girare il documentario sulla sua vita per Netflix.

Lo Spring Attitude di quest'anno, in conclusione, è stato un successo (non preannunciato, anzi): sia a livello di scaletta, che di location. Unico neo, probabilmente, l'organizzazione del catering e le lunghissime file per la cassa che hanno provocato qualche disagio. In generale, comunque, l'esperienza è unica, perché immersi in una cornice incredibile, spesso non aperta al pubblico e, quindi, inedita.

Lo Spring Attitude è un festival che, finalmente, è diventato grande e noi non possiamo che esserne felici.