05 marzo 2018

Old music vs New music: perché la musica nuova non è peggiore di quella vecchia

Il mese scorso sono stati svelati alcuni degli headliner del neonato festival Milano Rocks, che si svolgerà nella prima metà di settembre nell’area Expo meneghina. Tra di loro si può annoverare il nome di una delle band che ha sfornato uno degli album più apprezzati dalla critica (e anche da noi) nel 2017. I National. Band ormai in circolazione dal 1999, con 7 album in studio all’attivo. Non esattamente i primi che passano per strada, per intenderci. Ma appena annunciati come headliner in questo nuovo festival, è successo il finimondo sui social. Perché, vi chiederete? La risposta è che molte persone si sono lamentate di questo annuncio che poteva sembrare una grande possibilità per gli amanti del rock, specialmente dell’indie, per il motivo che i National siano troppo poco famosi, troppo “giovani” o troppo poco rock, sempre confrontandoli agli headliners di un altro grande festival italiano, il Firenze Rocks, con nomi come Iron Maiden, Guns N' Roses, Foo Fighters e Ozzy Osbourne. Artisti decisamente più celebri e vetusti dei National, che sono stati definiti quasi dei giovanotti da chi, ignaro di chi fossero, non era a conoscenza che tutti i membri della band avessero almeno 41 anni.

Tutto questo mi suscita delle domande. Cos’è questa “musica da giovani”, di cui parlano tutti? Dove si pone quella linea invisibile che separa la musica vecchia, quella rimpianta dai molti come la vera musica, e la musica nuova, quella accusata di essere peggiore e vittima di case discografiche che appaiono sempre più potenti, voraci e carnefici della musica fatta per amore della stessa?

“Ah, quando c’era Woodstock…”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

È ormai un cliché che la generazione precedente disprezzi quella più giovane, così come a loro volta i giovani disprezzeranno ciò che i posteri faranno. Un buon esempio di questo ciclo intergenerazionale è, appunto, la musica, affetta da una sorta di nonnismo musicale, a volte con poche argomentazioni portate a suo favore.

Questo fenomeno viene spesso amplificato dalla giungla di circuiti che chiamiamo social network. Un luogo in cui ogni ora si instaurano dibattiti su ogni argomento, e tra gli argomenti più amati abbiamo naturalmente la musica. Spesso, molto spesso, le discussioni musicali degenerano in diatribe simili a quando si parla del gol in fuorigioco della sera prima, nelle quali spesso si cerca di sminuire una band. L’argomentazione per sminuire una band ogni tanto si riduce semplicemente a frasi come “Chiiii?” o “Ma da dove escono questi?”, scambiando il concetto di qualità con quello di fama, che purtroppo (o per fortuna?) non coincidono così spesso. E spesso, a rimetterci, sono le band fondate in anni più recenti, soprattutto quelle emergenti, che hanno la sola colpa di essere band nate da poco tempo.

Secondo uno studio online dal sito Skynet&Ebert, che ha preso in considerazione gli ascolti di Spotify del popolo Statunitense come dati, le persone smettono di ascoltare nuova musica, in media, a 33 anni. Sempre secondo questa ricerca, sono i teenagers ad ascoltare in maniera maggiore la musica più mainstream e commerciale, mentre crescendo di età, questo dato si abbassa, specialmente negli uomini e… nei genitori. Sì, sto immaginando un padre che fa ascoltare al figlio i Death Grips. Bene.

Dati a parte, una frase che (quasi) tutti dicono nella propria vita è “La musica era migliore quando ero giovane!”, anche se purtroppo non tutti quelli che affermano ciò lo fanno conoscendo almeno in parte ciò che la musica odierna può offrire, oltre alla punta dell’iceberg composta da ciò che viene passato in ogni radio.

Secondo il sito Uproxx, ci sono varie ragioni per cui la musica vecchia è migliore di quella nuova. Tra queste ragioni troviamo argomentazione che ritengo abbastanza opinabili, come l’affermazione secondo la quale ci sia un maggior numero di artisti tra cui scegliere nel passato. Partiamo col dire che oggi, nel bene e nel male (ma soprattutto nel bene, a mio parere) molte più persone hanno la possibilità di fare musica e di farsi conoscere, specialmente grazie ad internet, strumento indispensabile per promuovere le proprie creazioni. E sempre grazie all’enorme crescita della presenza di apparecchi elettronici nelle nostre case, è anche più facile auto-produrre il proprio materiale. Difficile pensare che sia mai stato più facile avere più canzoni da ascoltare.

Un’altra idea che non condivido è che oggi la musica è peggiore perché c’è minor distinzione tra un genere e l’altro. Tralasciando che ai tempi esisteva un numero minore di generi diversi, non vedo il motivo per il quale questa “sfumatura” tra generi sia un fattore negativo.

Altre argomentazioni le trovo un poco più esaustive, come “Una volta la musica era originale e non copiava o campionava pezzi più vecchi”. Anche se sappiamo tutti di come ogni generazione influenzi quella successiva, non solo musicalmente, permettendo ai più giovani di prendere a piene mani da ciò che i predecessori avevano creato. Ma non dilunghiamoci su questa strada.

È forse un caso che io non suoni?

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Però, non tutti la pensano così. Il sito The Lumberjack, portale web della Northern Arizona University (cosa c’è di più indie di un sito universitario che si chiama “Il Boscaiolo”? NULLA), afferma persino che la musica oggi è migliore, con delle argomentazioni che ritengo condivisibili, elogiando, appunto, il ruolo di internet nell’industria musicale. Grazie al web, le case discografiche, definite come middle-man in un linguaggio prettamente commerciale, vengono spesso tagliate fuori, causando la nascita di un rapporto più diretto e genuino tra artista ed ascoltatore, spesso anche grazie ai social network. E sempre grazie alla tecnologia, l’artista ha più libertà di espressione personale, anche se il discorso non è esattamente lo stesso se si parla degli artisti più grossi o più mainstream, che ancora più degli altri devono trovare un compromesso tra ciò che vogliono creare e tra ciò che il pubblico vuole sentire. Ecco perché non sentiremo mai un album jazz-avanguardistico di Ed Sheeran, anche se proprio ora che ci penso potrebbe essere la svolta musicale del secolo che manco Kid A, con buona pace del nostro Thom Yorke.

Tutto ciò può essere racchiuso in queste parole: oggi il mondo della musica ha subito una crescita ramificata a chi prima non poteva giungere a scoprire certe produzioni musicali, e soprattutto a chi prima non poteva creare queste produzioni musicali. Quindi, veniamo ricondotti alla domanda che ci siamo posti all’inizio: la musica nuova è davvero peggiore di quella vecchia? Oppure quella vecchia è peggiore di quella nuova? Con certezza, o quasi, posso rispondere ad entrambe le domande con un secco NO.

 

La cosiddetta “musica da giovani” esiste solo in senso soggettivo, semplicemente perché un giovane potrebbe definire come “musica da giovani” un qualsivoglia artista trap, mentre la nonna ottantenne potrebbe definire come tale una band abbastanza datata come gli Smiths, questo per affermare il fatto che non si può racchiudere sotto questo appellativo un genere solo, ma anzi, praticamente ogni genere musicale, sempre tenendo conto in che anno viene usata questa categorizzazione. La musica mainstream, quindi quella più ascoltata dagli adolescenti (e non solo, ricordiamolo), è stata il blues, come lo è stato il rock, come lo è ora il pop e ogni genere derivato. Parlare di “musica da giovani” anche solo fra una ventina d’anni sarà un altro mondo, come d’altronde lo era vent’anni fa, quando l’RnB stava per prendere lo scettro della musica mondiale e quando i synth non avevano ancora strizzato l’occhiolino alle band rock, più tendenti al Nu Metal ed al Pop Punk ed al rap Old School. Perciò, l’oggetto della critica oggi, in futuro può diventare l’argomentazione i chi critica.

Quante volte ci si sente dire “Mmh, carina questa canzone, ma i *band storica conosciuta da tutti* erano un altro mondo” oppure “Eh, i *altra band storica conosciuta da tutti* sono i migliori. Nessuno sarà più come loro”. Io personalmente aborro queste considerazioni. Com’è possibile che tutti i geni musicali siano nati in un preciso momento storico? Quindi i fanciulli e le fanciulle d’oggi non sanno più comporre musica? Sarebbe una coincidenza parecchio strana. La musica si evolve, sia in senso positivo che in senso negativo, prendendo spunto dal passato ma creando qualcosa di nuovo. Non ci saranno altri The Wall o altri Abbey Road per il semplice fatto che non avrebbe lo stesso senso creare oggi album del genere, con quei suoni, con quelle tematiche o con quelle melodie, pur essendo album tremendamente attuali e moderni. Magari la qualità media è diminuita davvero, quasi sicuramente nel mercato più radiofonico che punta al successo immediato piuttosto che alla raffinatezza. Proprio per questo non si deve ridurre lo spettro musicale alla top 50 del mese, ma invece cercare, oggi che abbiamo più possibilità e strumenti che mai prima d’ora.

Ah, bei tempi quando l’ipod era appena uscito, la musica era mig… Aspetta, cosa mi sta succedendo?

Per concludere, la musica vecchia è migliore di quella nuova? No.

E invece, la musica nuova è migliore di quella vecchia? Nemmeno.

E se hai ancora dubbi, fidati, la musica è e sarà sempre un mondo magnifico, nel quale milioni di persone possono esprimere la propria arte, e chissà, magari trasmettere qualcosa di immenso proprio a te che leggi, che tu sia un pensionato o un adolescente, un uomo oppure una donna. La musica è per tutti, e chiunque può farne parte. E non importa se chi la fa abbia 80 o 15 anni, se essa è fatta con il cuore.

SI LO SO MI SONO LASCIATO PRENDERE LA MANO OKAY *asciuga la lacrimuccia dalla guancia*

E voi cosa ne pensate? Fate parte di uno dei due schieramenti o siete nel mezzo come me?