21 luglio 2025

Con la finestra aperta e il cuore in studio: intervista a Tutto Piange

C'è un libro di Paolo Maurensig che si chiama Il guardiano dei sogni. In breve - e, soprattutto, senza spoilerare nulla della trama - un giornalista si ritrova come vicino di letto d'ospedale un nobiluomo polacco che pare leggergli la mente quando sogna. In cinque pezzi, che compongono Dei giorni passati a guardare, l'EP d'esordio di Virginia Tepatti, in arte Tutto Piange, ci sono, incastonati tra musica e parole, cinque piccoli sogni nei quali si è opportunamente accompagnati dall'autrice a scoprirli fino in fondo. Se un pezzo d'apertura come Non è divertente riflette su i pensieri che avvengono dopo una relazione buttata alle ortiche, Garageband, il singolo di punta, cita proprio il sogno all'inizio della prima strofa. Ma il sogno non è soltanto una proiezione di ciò che si è vissuto ma può essere anche inteso come aspirazione, quella che ha mosso sin da principio Virginia, che con un messaggio su Instagram per cercare della strumentazione si è aperta una piccola porta, forse segreta, nel mare magnum del mondo musicale. Lo sta facendo in punta di piedi, che è poi quello che consigliano a tutti ma che difficilmente qualcuno persegue. Da questa suggestione, è nata la nostra chiacchierata.

Primo piano di Virginia Tepatti, in arte Tutto Piange
Tutto Piange | Foto press

L'EP è prodotto interamente da Adele Altro (Any Other, ndr), come l'hai conosciuta e quali prospettive nuove ti ha dato?

Le ho risposto ad una storia su Instagram dove stava vendendo dei microfoni del suo studio perché c'era un mio amico a Roma che, parallelamente, stava cercando della strumentazione. 
Le avevo chiesto info, scrivendole anche che fossi una sua grande fan e che sarebbe stato figo farle ascoltare qualche pezzo. Era il 2021, quindi era la seconda fase della pandemia. Dovevamo riavviarci tutti, era ancora un momento difficile. Comunque, con questi pezzi non avevo fatto nulla se non suonarli in giro l'anno prima a Roma e allora le ho inviato i provini via mail e
dopo un giorno mi ha risposto dicendo che le erano piaciuti molto e che magari ci potevamo conoscere. Le prime due volte ci siamo conosciute via Zoom, perché, appunto, era dovuto dalla circostanza del momento. E poi, piano piano, per i successivi due anni abbiamo lavorato all'EP con una cadenza più o meno mensile. Io sono di Roma, nei weekend andavo a Milano e iniziavamo session musicali o di scrittura. Per me è stata una grande possibilità ed è tutt'ora una grande opportunità che mi ha sicuramente aperto uno spazio che penso sia difficile avere a disposizione.

Si può dire quindi che si sono allineati i pianeti?

Anch'io ho avuto questa sensazione. Credo sia anche il motivo per cui poi di fatto l'EP sia anche venuto fuori così naturalmente. Più che altro lo vedo spontaneo: l'aiuto da parte di esperti del settore che inizia con una solida conoscenza personale ma diventa poi proprio amicizia è stata una manna.

Mentre l'approdo a 42 Records quando arriva?

Diciamo che è arrivato in una seconda fase, quando gran parte del lavoro era già stato fatto. Non c'era una finalità di firmare per quella casa discografica lì, ma più che altro un'esigenza puramente artistica.

Scendiamo un po' più nei dettagli dei pezzi: mesi fa avevi postato nelle storie il testo scritto a mano di Garageband. Nel titolo eri indecisa se chiamare il brano Preghiera

Sì! Erano le tre di notte, non riuscivo a dormire. Siccome il brano è molto circolare, che sembra si ripeta questa sorta di mantra, mi ha dato l'idea di una preghiera ed ecco perché a mano ho appuntato quella parola affianco al titolo definitivo. Sarebbe stato "preghiera" semplicemente per via della posizione dei verbi, di alcune immagini ma soprattutto la funzione che quel brano mi aveva riservato.

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Rimanendo su questa canzone, con che tecnica avete girato il video e cosa rappresenta la clip alla fine?

Inizialmente, l'idea era quella di realizzare un visual solo con quel video lì. È una clip di cinque minuti di un evento che aveva presentato mia madre negli anni Ottanta. Una sorta di giornata con gruppi di giovani che ballavano e questo fatto che mia madre fosse la presentatrice mi aveva incuriosito molto. Questo, in un modo o nell'altro, raccontava anche qualcosa della me di oggi e, non so come, ma si legava bene al messaggio del pezzo. È stato il mio primo videoclip poi.

Beh non è stato facile, soprattutto perché si tratta di un piano sequenza.

Ballare e cantare insieme senza avere la minima possibilità di errore. Che panico!

Questo EP l'ho visto pieno di tinte. Quale colore gli assoceresti e perché?

Secondo te?

Per una volta si sono ribaltati i ruoli. Ti direi violetto.

Secondo me ci sta, al pari del verde che è stato un colore guida. Però guarda che anch'io ci vedo tinte un po' più scure.

Virginia Tepatti, Tutto Piange
Tutto Piange | Foto Press

Mentre la canzone più complicata da registrare? Ti anticipo la risposta: per complessità anche melodica personalmente avrei detto Bagno.

È vero, ha tante particelle melodiche e sonore diverse, però ti dico la verità: da registrare in realtà è stata quasi più complessa Garageband, soprattutto nel momento in cui abbiamo dovuto registrare le voci. Adele ha fatto questo lavoro incredibile, di dosare i vari strati vocali al punto giusto. Farli parlare, soltanto quando era giusto. In Bagno, invece, volevo ridare all'ascoltatore questo senso di subacqueo e trovare l'equilibrio giusto all'interno di quel pezzo lì è stato effettivamente il lavoro più complesso. Ci ha portato via molto tempo.

Quindi il lavoro con Adele è stato frutto di un paio d'anni?

Un anno e mezzo nei quali nel weekend andavo a Milano e tornavo a Roma il lunedì. È stato un bel parkour!

Guardando alla tua esperienza nel panorama musicale, quali sono state le principali difficoltà che hai incontrato? Ritieni che essere donna possa ancora influenzare le opportunità e la visibilità nel settore?

Penso che soprattutto all'inizio, quando comunque ti muovi da solo e si organizzano serate di cantautrici o cantautori in giro per Roma, lì non ci sia un grande ostacolo dal punto di vista del genere. In quei contesti lì è faticoso allo stesso modo per tutti, a prescindere. Oggi, pur ancora sentendomi ovviamente in una fase comunque iniziale di questo posizionamento, non sto avendo delle brutte sensazioni in questo senso. Percepisco che ci sono a volte delle sensazioni o suggestioni che vogliano che tu rispecchi un determinato tipo di immagine. Non ti parlo ovviamente di chi lavora con me, ma credo ci sia una questione estetica molto forte. Fin da subito un essere più attenti a quella condizione lì. Mi sento di essere abbastanza sensibile in merito e sto cercando di non farmi condizionare. L'obiettivo è continuare a vivere la mia estetica, il mio modo di essere. Ciò che mi fa sentire bene dal punto di vista professionale. Poi, che nel mondo musicale ci sia un problema di spazio femminile è chiaro. C'è sempre ancora questo tema che leviamo spazio agli altri. In quanto artista donna c'è sempre l'idea che se tu crei, sei vista diversamente rispetto a chi lo fa da uomo. Non sono né scoraggiata né arrabbiata, cerco di vivermi questo in modo molto pacifico, perché di base so che poi farò il mio a prescindere da tutto.

Tutto Piange, intervista a Virginia Tepatti
Tutto Piange | Foto press

Ogni intervista si conclude con una quota ironica, perciò, alla fine, citandoti, è peggio lasciare la finestra aperta o buttare qualcosa per terra?

Sicuramente buttare qualcosa per terra!

Però se lasci la finestra aperta d'inverno sai che gelo.

Però sono troppo legata al mondo ambientale per cambiare risposta, scusami.

È un attimo poi che l'AMA di Roma la possa adottare come inno nazionale dello smaltimento ecosostenibile.

Sai che effettivamente passo accanto a questa discarica gigante ogni volta che vado a lavoro... che mi abbia ispirato?

Tornando a noi, l'EP sarà il preludio di un progetto più grande al quale stai già lavorando oppure conti di portarlo in giro per un po' e poi tornerai in studio?

Quando ho aperto i Porridge Radio al Monk ho fatto ascoltare anche un pezzo inedito, motivo per il quale è già da un annetto a questa parte che mi sono rimessa in modalità scrittura.

Nonostante appartengano al passato recente, questi pezzi li senti ancora come tuoi?

Forse sono un po' fragili dal punto di vista emotivo, però, insomma, appartengono anche ad un altro momento, ma gli voglio comunque molto bene. Non ho ancora un chiaro tempismo. Sto scrivendo, sono contenta di sapere che funziona ancora e che non era una sensazione momentanea. Quindi spero di fare un disco e di non innamorarmi troppo dei pezzi che ci saranno dentro, così da avere sempre più voglia di scrivere altro per il futuro.

Un primo piano di Tutto Piange mentre suona la chitarra
Tutto Piange live al Monk, Roma, 2025 | Credits: Liliana Ricci