Nella storia della musica italiana ci sono pochi, tra artisti e band, che possono davvero essere annoverate nella lista di coloro in grado di indossare i panni dei pionieri in determinati generi musicali. In questa lista però, ci sarebbero sicuramente i Casino Royale, il collettivo in grado di portare in Italia con grande attitudine e fedeltà rispetto al movimento originale, lo ska, il trip-hop e la bass music. Grandi collaborazioni internazionali, successi, dischi che sono pietre miliari, pause di riflessione e progetti mai banali. E non poteva essere così anche nel caso di FUMO, il nuovo disco in uscita il 23 maggio.
Vista l'introduzione (almeno sulla carta) di tantissime novità stilistiche, di immagine e di collaborazione, abbiamo interpellato il leader Alioscia Bisceglia per farci raccontare cosa ha generato FUMO e come il disco stesso va inquadrato nella scena musicale italiana odierna.

Vorrei partire forte, puntando alla sostanza del vostro nuovo disco: cos'è il FUMO di cui scrivi?
(Sorride, ndr) Il fumo è chiaramente un'immagine simbolica, un fumo virtuale. È il clima composito di elementi fuorvianti, di distrazione, che il sistema ci propina: dal punto di vista della narrazione, della comunicazione, dei bisogni indotti, noi siamo immersi in una coltre dove ci ritroviamo sempre più polarizzati, vittime di un sistema dualistico che ci vuole gli uni contro gli altri. Siamo offuscati da input aspirazionali che ci portano a essere sempre più individui singoli timorosi dell'altro e dietro questo fumo c’è il vero nemico: non dico ci sia la Spectre, però sicuramente ci sono più e più gruppi di interesse che traggono giovamento dal fatto di avere delle comunità, delle popolazioni, o più semplicemente delle “moltitudini di esseri umani” distratte, impaurite, intente a litigare in una dimensione molto competitiva che si esprime al suo massimo anche sotto forma di guerre, traumi e tragedie apocalittiche come quelle che stiamo vivendo.
Il momento politico e sociale in cui stiamo vivendo è probabilmente il più delicato da anni. Quindi FUMO è il vostro punto di vista sul mondo?
C’è sempre qualcuno che ha un tornaconto e molto spesso le paure sono indotte da fallimenti di sistemi. La situazione di tensione e difficoltà che c’è in America ora si concretizza nel “Make America Great Again”: è palesemente dovuto al fatto che il sogno americano è andato a fanculo. Quindi la gente si trova persa e vuole rincorrere la speranza di tornare grandi e quindi il problema diventano, ad esempio, gli immigrati che arrivano e rubano il lavoro. Un disco come FUMO è il nostro tentativo, con la massima onestà intellettuale, di cercare di comunicare, tramite musica e immagini suggerite dalla parola, scenari che possano farci sentire un po’ meno soli. Una condivisione di tensioni, emozioni e stati d’animo comuni e una presa di coscienza delle dinamiche malate che stanno facendo andare a rotoli tutto il sistema attuale. Mettere sul piatto la preoccupazione di credere senza se e senza ma nella tecnologia, come nel caso dell’intelligenza artificiale per cui se sei contro appari come un primitivista: e poi via con il dibattito secondo cui senza la tecnologia chissà dove saremmo. Il punto è sempre di chi ha in mano questa tecnologia e come la usa. Mi sembra abbastanza palese che se il mondo è ridotto com'è ridotto oggi, è perché chi ha il potere lo utilizza solo per incrementare il profitto. Non sono complottista ma non credo nella buona fede di chi sta nei ruoli decisionali, e penso che sia abbastanza palese: Donald Trump ha gettato la maschera e fa gli interessi della fetta di americani che l'hanno sostenuto, Elon Musk arriva e tende il braccio. Probabilmente le dinamiche a cui stiamo assistendo sono le stesse che c'erano prima della prima guerra mondiale: sei a favore per il riarmo? Solo per difenderti?

Quindi, tornando al significato del fumo, come ne troviamo riscontro in questa disamina?
Il fumo è quello che ci rende ciechi davanti a certe verità. Viviamo in un mondo che vuole tutto tranne che l'approfondimento, vuole che decidiamo tutto in pochi secondi mettendo un like o premendo un tasto, sei pro o sei contro: non c'è mai una vera e propria analisi della complessità. In questo stato confusionale si finisce per normalizzare un reazionario per poi demonizzare chi accusa e punta il dito sullo sterminio di un popolo attualmente in corso, nonostante Hamas non sia composto di stinchi di santo. Il fumo è anche tutto questo caos in cui è difficile orientarsi, delle difficoltà di fare i conti con il privilegio di essere nati dalla parte fortunata, per adesso, del globo, di una ricerca di empatia con l'altro. Nel contempo parla anche della difficoltà di dover convivere con situazioni estreme: il "vorrei amarti ma non disturbarmi" è il fatto che questi squilibri generano tensione, le tensioni creano rabbia.
Un'altra parte importante del disco è quella che ha a che fare con la relazione con le nuove generazioni, che in questo caso sono i ventenni, quelli che potrebbero essere miei figli dato che ho una figlia di 25 anni. Il featuring con ALDA è da vedere in quest'ottica, con cui c'è stato un bellissimo scambio e confronto: penso che sia importante per cercare di ricostruire un senso del 'noi' e una complicità tra una parte di questa società e generazioni che si sono molto allontanate da quelle precedenti. Io ho notato che tra me e i miei genitori c'è molta differenza di vita vissuta, mentre se devo rapportarmi alle esperienze di mia figlia vedo le cose molto più simili e allineate. Dal punto di vista genitoriale non siamo forse stati bravissimi perché siamo cresciuti poco, però d'altra parte abbiamo molte cose in comune: per questo dico che un riavvicinamento potrebbe fare bene a tutte le parti, facilitando ad esempio il loro percorso permettendogli di saltare delle tappe su cui noi abbiamo toppato. Ne parliamo in Sola e Odio e Oro, i pezzi in cui compare proprio ALDA.
Mi sembra, in questo senso, che "i giovani" siano molto al centro del discorso.
Sì e tutto il percorso creativo i realizzazione del disco è stato molto figo proprio perché abbiamo lavorato con gente molto giovane. FUMO è davvero il frutto di questo incontro generazionale. Io ho scritto il testo del brano un po' più dub proprio dopo essermi confrontato con ALDA. Il cammino, il percorso, è l'importante: poi adesso esce il disco, faremo i concerti e sono contento. Ma io sto già raccogliendo i frutti di questo processo.
Questo avvicinamento generazionale a cui miri vi ha spinto a modificare ed evolvere il vostro suono verso altri generi?
Per chi conosce la storia dei Casino Royale e da dove arriva, questo è senza dubbio è un disco molto Casino Royale. Un disco piano di dub, molto UK, molto bass music e jungle. C'è molto di Londra e ci siamo noi. Per assurdo questo è un momento in cui tutti quei generi che negli anni '90 stavano vivendo il loro momento più florido di sperimentazione ed espansione, stanno attirando nuovamente attenzione e interesse. Per cui dopo un giro lungo e largo, molte cose si sono riallineate e infatti è un disco che piace anche agli sbarbati. Proprio perché c'è in corso una sorta di revival stilistico e probabilmente in questo momento c'era bisogno di un disco con un certo tono e focus su determinate tematiche, un po' immersivo e con sonorità che possano piacere convincere vecchi e più giovani. Non mi immagino che riempiremo gli stadi, ma non me ne frega nemmeno un cazzo. Mi interessa avere dei feedback buoni.

I riferimenti musicali che vi hanno portato a questo nuovo disco quindi sono gli stessi che vi hanno accompagnato sin dagli esordi?
Lo descriverei semplicemente come un disco bass music, molto UK in termini di sonorità. Dentro c'è la dub, la jungle, sicuramente trip-hop, nel suo convenzionale dire tutto e niente visto che racchiude una contaminazione hip-hop. Un disco molto cinematico, molto colonna sonora, con tanto field recording: bambini che ridono, l'acqua, ecc. Era già tutto nel nostro DNA: tutte influenze che arrivano dal reggae. Contaminazioni retro-futuribili, le definirei. E guarda caso adesso i ragazzini tornano ad andare al centro sociale Leoncavallo alle serate drum and bass di LOBO (un collettivo di DJ e produttori, ndr), vanno alle serate dub. Questo disco è molto più Casino Royale di altre cose che abbiamo fatto.
Mi interessava molto la matrice stilistica del disco perché, come hai sottolineato, sempre più spesso adesso ci si spinge ad esplorare l'elettronica, sia in Italia che fuori. Per fare un nome, l'ultimo disco dei bdrmm ha secondo me molti punti di contatto con FUMO.
C'è poco da dire infatti: questo è un disco UK. Se vogliamo rendere tutto più semplice per tutti quanti, potrei dire che si può parlare di un disco alla Gorillaz, ma noi quelle robe le facevamo già prima dei Gorillaz. Con tutto il rispetto per Damon Albarn e al suo spessore come musicista, però quando noi facevamo questa roba lui faceva indie.
Il disco è pensato per essere ascoltato tutto di un fiato, con ogni canzone che sfocia nella successiva in modo sequenziale. È un modo per ricordarci di rallentare in questo mondo che va così forte e per recuperare i nostri spazi e tempi in una scena musicale fatta di hit e playlist?
Diciamo che è uscito in questa forma un po' per nostro gusto, principalmente. Era il tipo di narrazione che volevamo portare sul tavolo. Poi effettivamente è anche una sorta di dichiarazione che ci porta a dissociarci da un certo tipo di fruizione della musica attuale. Mi sta bene che vada raccontato e sia in linea con una sana e auspicabile decrescita: quando infatti ci siamo ritrovati a valutare pezzi che sembravano formare una traccia unica, ci siamo resi conto quanto fosse una presa di forza e di posizione nella comunicazione. Non mi importa di farti sentire una canzone, voglio raccontarti una storia e farlo attraverso la musica: ci trovi dentro delle canzoni? Bene, ma non è la mia priorità. Dischi con 12, 13 o 14 brani e sono tutte hit, a me annoiano e adesso sono tutte così. Una guest nel brano, la tipa che ti parla d'amore, il cantato, il lamento, immagini carine in cui uno si sente coinvolto: non c'è niente di male, ma non è la mia esigenza adesso. Mamakass, produttore dei Coma_Cose tra gli altri, ha sentito il disco e lo ha definito come un prodotto "immaginifico". Input di parole con momenti musicali sospesi in cui l'ascoltatore può fare le sue riflessioni, pensare ad altro, perdersi. Una fruizione immersiva che va a frapporsi a quella isterica e veloce del mercato attuale. Non abbiamo deciso a tavolino di fare un manifesto contro un certo tipo di musica, ma nei fatti lo è.

FUMO è anche un disco che mi sembra molto più "partecipato" dei vostri lavori precedenti, tornando alle varie collaborazioni: Marta Del Grandi, ALDA, Alina B...
Alina B. è ovviamente uno scherzo (ride, ndr), è mia figlia! Eravamo in salotto che avevamo scritto la linea vocale di Odio e Oro e ad un certo punto ha iniziato a canticchiare un motivetto "tocca a me riprendermi tutto" e io ho voluto registrarlo immediatamente. Non è una vera e propria guest, è una roba in famiglia. Più che altro è un disco partecipato nell'essere confezionato. Tutta la grafica è stata curata dal team di Asian Fake, composta da 3-4 ragazzi molto giovani che hanno lavorato con Dee Mo, c'è Clap! Clap!, e se ascolti i suoi lavori capisci il boost che ha dato al disco. La vedo opera abbastanza collettiva nonostante il concept sia di Casino Royale, quindi mio. Però è assolutamente un disco allineato al modo in cui cerchiamo di lavorare adesso, ovvero coinvolgendo gente e farla sentire a bordo e partecipe di una riflessione collettiva. Anche Polaris si era sviluppato in maniera simile, con tante persone al lavoro sulla grafica, alla costruzione dei live e delle performance, c'era stato Giorgio Mirto (direttore dell’Orchestra Alta Felicità, ndr) con gli archi. Il 3 giugno presentiamo al Milano Film Festival il film di Polaris, chiudendo questa pagina e partendo con FUMO. Che per il momento è fatto di asset musicali, ma vai te a capire cosa diventerà: magari diventerà altro, e me lo auguro. Per me la musica è l'inizio per arrivare ad altri output.
Com'è stato lavorare con Clap! Clap! alla produzione?
Bellissimo, perché è un genio e una persona estremamente creativa, forse con problemi di eccesso di creatività. Quando gli abbiamo dato il primo quarto d'ora del disco, era un mercoledì, lui ci ha restituito il lunedì successivo tre versioni della stessa demo, una più strong dell'altra. Abbiamo scelto quella più strong perché era quella più interessante, abbiamo aggiunto un altro paio di pezzi, e lui di nuovo ci ha restituito tre versioni di nuovo sempre più strong. A quel punto abbiamo fermato perché avremmo rischiato di non capirci più nulla: 6 versioni ognuna più pazza dell'altra (sorride, ndr). Però è stato molto rispettoso dei nostri brani e quando ha fatto cose ex-novo erano esattamente in linea con quanto ci aspettavamo. Ma ripeto, se si ascoltano un po' i suoi lavori, si capisce esattamente il suo contributo al lavoro: un boost di groove e di potenza di suono tipicamente suoi, in quelle parti di percussioni, quei tratti quasi tribali del disco e quei suoni da sound system. Il suono così UK c'è grazie a lui sicuramente.
