19 aprile 2020

"Ecco com'è nata Pincio": intervista a Margherita Vicario

Ormai non c’è dubbio: Margherita Vicario è l’astro nascente dell’ItPop. Dopo essere entrata nel roster di INRI (etichetta che ha lanciato gente come Levante ed Ex-Otago, per intenderci), da qualche mese ha firmato per una major (Island/Universal) ed è finalmente pronta per il grande passo. Dopo gli inizi nel mondo del cinema (probabilmente alcuni di voi se la ricorderanno ne I Cesaroni), da diversi anni ormai ha deciso di dedicarsi alla musica, pubblicando singoli di successo come ABAUÉ (Morte di un Trap  Boy) e Giubbottino e partecipando ad un album-tributo a Francesco Guccini, assieme ad artisti come Brunori Sas, Nina Zilli, Manuel Agnelli e Carmen Consoli. Il 17 aprile è uscito il suo nuovo singolo Pincio, una ninna nanna elettronica, dedicata a una cugina a cui è molto legata e che, lavorando come ostetrica in ospedale, sta passando un momento difficile dovuto ovviamente all’emergenza COVID-19.

Sento Margherita per telefono, per farmi raccontare com’è nato questo brano e quali sono i suoi prossimi progetti.

Comincio con quella che ormai è una domanda di rito: come stai passando la quarantena? Come ti senti? Qual è la tua routine?
Bene dai. Già da un paio di settimane ho preso l’abbrivio: mi sono messa al passo, nel senso che ho uno studiolo casalingo e mi sono presa un microfono. Era un po’ che lavoravo facendo sempre la sponda fra Torino e Milano, e quindi diciamo che all'inizio della quarantena mi sono sentita un po' spaesata. Però dopo poco mi sono ripresa e ora stiamo lavorando tanto con il produttore su a Torino.

Parlaci un po’ del tuo nuovissimo singolo Pincio. Ci puoi raccontare com’è nato, sia il testo che la produzione di Dade?
Pincio è un brano che avevo già da un po’. L'avevo portato a Dade in versione piano e voce: la cosa curiosa è che in realtà era nato come un valzerino, un pezzo in tre quarti. Però Dade, da cui ultimamente mi lascio consigliare molto perché è parte integrante del progetto, mi ha detto: «No, secondo me bisogna farla in quattro quarti, girarla, è una canzone molto dolce, magari cambiarla un po' nell’andamento». Quindi mi ha convinto e abbiamo deciso di fare un ragionamento che andasse anche un po' in contrasto con il brano. Alla fine è diventata questa specie di canzone cantautorale su una base praticamente elettronica-soft. L’ho scritta tempo fa per mia cugina e ci tenevo a dedicarla a lei perché è un personaggio importante nella mia vita e abbiamo un rapporto molto bello. Ho deciso di farla uscire proprio in questi giorni perché volevo mandarle un messaggio di positività, visto che lavora in ospedale come ostetrica. Quindi per l’occasione volevo mandare questo messaggio positivo sia a lei e un po’ di riflesso agli altri: a quelli che stanno chiusi in casa come noi e soprattutto a quelli che fanno un lavoro come il suo.

Quindi non ti sei fatta problemi di natura commerciale: hai deciso di pubblicare un singolo in questo periodo anche se la maggior parte degli artisti sta facendo slittare le release.
Guarda, il fatto è che in realtà io mi stavo preparando per l’estate. Avrei fatto un tour bello sostanzioso: avevo a disposizione brani magari anche più in linea con gli ultimi singoli, energici, divertenti e da ballare. Poi però c’era anche Pincio, un pezzo che avevo pronto e a cui tenevo. Ho detto «Forse il momento giusto è questo». Secondo me è importante che la musica sia un po' contestualizzata, quindi forse molti artisti hanno spostato le loro uscite perché magari in questo momento non hanno canzoni che secondo loro adesso servono a qualcosa. Invece Pincio per puro caso torna, coincide con il periodo.

Parlaci del video, che racconta la situazione attuale.
Il video per me è un elemento importantissimo, perché serve proprio a veicolare il messaggio. Ovviamente in questo caso mi sono ancora una volta affidata all'idea di Francesco Coppola [videomaker di diversi successi ItPop, nonché suo fidanzato, ndr] che ha diretto anche gli altri videoclip. Abbiamo fatto un video semplice coinvolgendo altri autori, una fotografa e altri due registi. Abbiamo cercato di spiare e rubare immagini dei tetti e dei balconi, perché invece di guardarci dentro casa abbiamo preferito guardare fuori dalla finestra. In tutto ciò io canto questa canzone a questa mia cugina che non vedo da tre mesi e che mi manca molto. Il risultato ottenuto con questo video è in linea con il pezzo.

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Ho visto fra l’altro che la policy ipocrita di Instagram ti ha costretto a cambiare l'artwork in corsa . Va detto che sotto al post ti sei ritrovata commenti del tipo “Finalmente ti ho visto le tette!”. In un tuo sfogo sui social dici giustamente che queste battutine sono come “dei granellini di sabbia del deserto che creano le più giganti tempeste di montagne di merda”. Vorresti aggiungere qualcosa?
Mi sono arrabbiata con la policy di Instagram perché bannava una foto di due ragazzine innocenti. Poi, però, ho notato che forse c’era una correlazione fra quella foto innocente e alcuni commenti stupidi. A me ha stupito, appunto perché era una foto di due ragazzine che non ce le hanno, le tette. Ed è vero che minuscoli commenti creano montagne di merda. È un problema di tutti i social. E ho voluto un po' sottolinearlo. Ho pure risposto a uno dei tipi, che poi mi ha scritto “Ti sei offesa perché sei un’ipocrita”. Io gli ho risposto “Senti, non è che siamo come nei giornali di Harry Potter dove ci sono le foto animate. Non è che quando tu dici una cosa io vedo i tuoi occhi, il tuo tono e il tuo sguardo. Tu stai solo scrivendo ‘ti ho visto le tette’”. Poi è ovvio che uno dice le cose in leggerezza, per ridere, però in realtà purtroppo se ne frega: sono cose che non si devono neanche pensare. E purtroppo i social non ci permettono di esprimere la parte umana, che è ovviamente il sottotesto, eccetera, eccetera. Purtroppo il pensiero è fatto dalle nostre parole, quindi alle parole bisogna farci attenzione.

Sempre a proposito di questioni sociali, nel video di Giubbottino hai mostrato alcuni dei tabù della nostra società. Fosse stato il contrario, ossia con degli uomini che guardano delle ragazze sfilare, probabilmente i commenti sotto al video sarebbero stati del genere “visto che fighe?”.
Sì, assolutamente, il senso era quello di ribaltare lo stereotipo e mettere delle donne in una situazione di potere. E far vedere che  nonostante queste qui abbiano potere, alla fine hanno un amplesso che è comunque fine a se stesso. Che sia delle donne o degli uomini, in generale secondo me in un rapporto alla pari c’è più eccitamento, c’è una goduria più sincera.

Qualche tempo fa, avevi dichiarato in un’intervista che se dovessi scegliere tre canzoni per riassumere la tua carriera sarebbero: Per un Bacio, ABAUÉ (Morte di un Trap  Boy) e Giubbottino. Questa dichiarazione è ancora valida o sostituiresti una di queste con Pincio?
Secondo me vanno ancora bene. Pincio è come se fosse una frangia a cui appartiene Castagne: sono delle canzoni un po' più delicate, un po’ più intime. Invece Per un Bacio, ABAUÉ e Giubbottino sono stati dei piccoli scalini. Invece Pincio fa parte di un percorso che ho già espresso in una canzone che si chiama Castagne. Quindi sì, lascerei quelle tre.

Ci racconti com’è nata la tua partecipazione al disco-tributo a Guccini? Quell'album vede la presenza di mostri sacri della musica italiana.
È stato un grande onore. Ho lavorato con Mauro Pagani, ho registrato nel suo studio storico a Milano, le Officine Meccaniche. Poi diciamo che Mauro Pagani si è messo alla pari con me, anche se così ovviamente non è, visto che è un vecchio grande ingegnere della musica. È stata un’esperienza molto gratificante. Guccini è stato soddisfatto della versione uscita del brano e per noi è stato molto emozionante.

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Tre album che ti hanno cambiato la vita e ispirato la tua carriera?
Sicuramente, nella mia giovinezza, Amore e Non Amore di Lucio Battisti, che è un disco pazzesco. Poi come album più recente metterei Gemini di Macklemore. E non possiamo non metterci Lemonade di Beyoncé. Perché chi sono io per non citare Beyoncé?

Tu hai iniziato la tua carriera nel cinema. Ci sono film che hanno influenzato profondamente la tua musica?
Assolutamente sì, perché io sono un'esperta appassionata di film musicali. Sono cresciuta con i musical e me li vedo sempre anche adesso tutte le volte che escono. Capisaldi come Hair, Fame, Jesus Christ Superstar mi hanno molto influenzata. Poi c'è Michel Gondry che è un regista che amo molto, ha diretto anche diversi video musicali. Mi piace l'opera prima di John Turturro che è un misto, un film musicale però particolare. Mi piace quando nel cinema si incrociano i linguaggi.

Essere figlia d’arte ti ha reso vittima di pregiudizi nell’industria musicale?
No, in quella musicale non credo. Nei miei primi lavori di attrice un po’ sì, perché comunque mio padre sono ormai trent'anni che lavora e fa televisione e quindi un un po’ di pregiudizi su di me ci sono stati. Ma non da parte degli addetti ai lavori, semmai dalle persone esterne, che non ne sanno molto e che pensano che il mondo funzioni per raccomandazioni e basta.

Progetti per il futuro, una volta finita la pandemia?
È tutto abbastanza relativo, perché non sapendo quando si risolverà veramente questa situazione non so ancora. Cioè, nel momento in cui so cosa il mondo fuori ci permetterà di fare, allora mi adeguerò. Però ho diversi progetti in piedi, nel senso che ho i brani, ho l’idea del disco, avevo molti concerti in programma. Per il momento aspettiamo e navighiamo a vista come tutti.

Ci puoi anticipare qualcosa del prossimo album?
Guarda, ormai ci lavoro già da un bel po’, però non so bene cosa anticiparti perché ora bisogna occuparsi un attimo del mondo là fuori e di quello che sta succedendo a tutti gli altri. Comunque vedrete che qualcosa succederà. Mi farò trovare pronta, questo è sicuro.

Foto di Alessandro Treves