19 luglio 2022

Le personalità multiformi di Pietro: intervista a NIO

Intervistare e poter parlare con un artista agli esordi non è mai facile: timidezza, difficoltà a comprendere cosa realmente possano significare, prosaicamente, i pezzi e poterne discutere in modo puntuale. Ecco, tutto questo, pur essendo agli inizi, con NIO, non è capitato.
Un cantante che, nonostante l'età, è già sicuro di sé, sa cosa vuole e ci mette tutto se stesso per ottenerlo. Da poco entrato sotto l'ala protettrice di Asian Fake, ci abbiamo fatto quattro chiacchiere per parlare anche di Quattromura, il suo nuovo primo promettente EP, in un primo pomeriggio afoso di inizio estate, nonostante, ci ha confessato, ami particolarmente il freddo, l'inverno e la cioccolata calda.
Ora sta tutto nelle sue mani: va' e prendi il volo, come il calore della cioccolata calda che si innalza nella stanza senza evaporare.

Perché NIO e tre parole per definirlo.

Tre lettere all’interno delle quali sono contenute sia la parola “Noi” che “Io” e volevo raggruppare tutte le varie personalità e atteggiamenti che si assumono nel corso di tutta una vita. Volevo che suonasse come un carpe diem, una campanellina per ricordarmi di vivere il presente. Per i tre termini, invece, ti direi, in sequenza: vario, senza genere e… inverno. Invernale, perché sono da cioccolata calda e coperte!

Ho letto che sei nato a Cesena, vivi a Bellaria Igea Marina, ti sei spostato a Bologna e poi Milano. Cosa ti hanno dato rispettivamente queste città dal punto di vista musicale?

Il rapporto con queste città è stato molto particolare: arrivavo a Bologna dopo aver trascorso del tempo a Bellaria, in cui facevo musica nella mia cameretta e lo spazio era un po’ quello, domestico e familiare. Quindi mi sono trasferito a Bologna e fondamentalmente ho mantenuto lo stesso asset: mi sono trasferito per poter studiare comunicazione in triennale. Quindi la sera uscivo con amici e magari, durante le pause dallo studio, mi ritagliavo quei momenti in cui facevo musica nella mia “stanzetta” e lì nasceva tutto col mio computer, portando avanti pezzi.
Il bisogno comunque è sempre quello di restare un po’ isolato quando faccio musica, lasciare adito a pensieri e flussi di coscienza.
A Milano, invece, sono rimasto un attimo scoperchiato e ho deciso di dovermi ricalibrare. Il riuscire a pensare in silenzio ha lasciato il posto alla collaborazione con varie persone, ragionare a più menti sullo stesso pezzo. Questo scardina totalmente tutti i loop mentali che ti faresti da solo…

Com’è nato il tuo rapporto con Asian Fake?

È nato grazie a Nerone e Thomas (il mio manager), che mi hanno "sgamato" con un video che postai su Instagram. Poi mi ha ascoltato anche Frenetik e da lì in poi è andata.

Il potere dei social oserei dire…

Ah assolutamente, l’ho provato sulla mia pelle in tutto e per tutto.

Nonostante Brame sia comunque recente, ho notato molta differenza con Insomnia, il singolo seguente. Come giustifichi questo cambio?

Per quanto riguarda le sonorità si sentirà sempre un cambio, perché non sentirai mai da me due pezzi “uguali”, nel senso proprio strettamente di sound. Mi piace sempre innovarmi e sperimentare in continuazione, fare cose che non ho mai fatto. Insomnia e Brame le racchiudo nella stessa fase a livello di scrittura, uscivo dalla scrittura del razionale in cui mi facevo una domanda e i brani giravano attorno alla questione introspettiva del brano. Con Twin Peaks, invece, volevo soltanto scoprire una parte di me nuova, nata così, in un parcheggio, quello che è arrivato è arrivato. Ho capito il suo senso soltanto dopo che ho finito di scriverla.

Siccome i tuoi brani finora usciti appartengono a categorie musicali molto differenti, volevo chiederti quale fosse il genere che hai più ascoltato nella tua infanzia…

Ti direi non un genere, ma una singola persona: Jimi Hendrix. Nato e cresciuto. Mio padre con Angel e Little Wing mi ci addormentava e tutt’oggi sono il mio calmante nei momenti difficili.

Parliamo dell'EP uscito da poco: perché Quattromura?

Quattromura perché semplicemente tutte le canzoni che sono contenute all'interno di questo EP sono state scritte all'interno della stessa stanza e, per quanto possa sembrare semplice come concetto, per me è importantissimo perché si tratta di una stanza con la quale ho costruito un rapporto molto molto intimo e all'interno della quale ho passato e superato molte fasi della mia vita.

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Mi interessava capire come fosse nato il featuring con Axos...

Andrea è venuto a sentirmi al mio primo live a Milano (all’Apollo a dicembre) quando stava per uscire Brame. Lì ci siamo incontrati per la prima volta, si è subito creato un legame artistico fenomenale. Quando gli ho girato Segni mi ha detto subito: “Ci sono!” e per me non poteva esserci una collaborazione più simbolica di questa, perché Axos è un artista che ho ascoltato allo sfinimento e la sua penna è stata un grosso punto di riferimento all'interno della mia crescita artistica. Questa collaborazione con lui è stata fantastica proprio perché spontanea, ci siamo subito trovati.

Il 22 giugno ti sei esibito live per presentare l'EP: che impressione ti ha fatto e qual è stata la reazione del pubblico?

Suonare il 22 giugno da Germi a Milano è stato bellissimo, c’era un clima mega familiare. È un locale relativamente piccolo, come piacciono a me, dove si riesce a palpare l'energia di chi ti sta ascoltando, di chi è sotto al palco. C'erano molti miei conoscenti, che magari conoscevano già anche le mie canzoni, e questa cosa l’ho percepita, ma c'erano anche persone sconosciute - e che probabilmente non avevano mai sentito nemmeno la mia musica - che ho visto gasarsi durante il concerto, e per me è stato un piacere vedere che alla fine siamo riusciti a unire tutti quanti i presenti. Sono gasato a palla e non vedo l'ora di fare nuovi live.

 

Ho visto che hai collaborato ad XXS con Memento: com’è stato?

Fantastico. Io e lui ci siamo conosciuti al mio primo live all’Apollo e sin da subito c’è stato gran feeling. Poi quando mi hanno girato XXS, inizialmente doveva essere una traccia in cui venivano raggruppati più ragazzi di Asian Fake, ma alla fine ci siamo ritrovati in due e non potevo che essere felice. 

Ho visto che hai realizzato due live session: dove vi trovavate e com’è nata l’idea?

Fondamentalmente tutti i brani nascono da una live session, perché il più delle volte nasce tutto con un piano e voce. Volevamo semplicemente partire dall’origine dei brani e appartenere a quella fase lì.

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Quindi anche Twin Peaks, pur essendo così carica di sonorità, nasce da un piano e voce?

Allora no, lei è un eccezione. Perché nasce da un beat che avevo trovato online, di cui poi ho recuperato gli accordi e lo tirata giù nuovamente al pianoforte. Poi siamo andati a chiuderci quattro giorni in Toscana, nel mio casolare, ed è uscita così.

Senti, domanda di chiusura: siccome abbiamo citato un mostro sacro delle serie tv come Twin Peaks, secondo te, quale potrebbe essere la serie che potrebbe descrivere il progetto NIO in tutte le sue sfaccettature?

Qui mi spiazzi tantissimo, perché sono mega appassionato! Ti dico Electric Dreams: meravigliosa. Non saprei come altro descriverla.