Se dovessi paragonare la musica di Tutti Fenomeni ad un oggetto, esso sarebbe sicuramente il caleidoscopio. Questo particolare strumento ottico si serve di specchi e frammenti di vetro o plastica colorati per creare una molteplicità di strutture simmetriche. Appoggiando l'occhio ad un'estremità (come si fa quando si guarda dentro un cannocchiale) e ruotando la parte terminale mobile, è possibile vedere delle figure geometriche simmetriche colorate, generatesi dall'unione dell'immagine diretta dei frammenti e di quelle create dalle riflessioni negli specchi. Inoltre, continuando a ruotare il caleidoscopio stesso, le figure mutano, cambiano colore e forma, senza mai ripetersi. La musica di Tutti Fenomeni (come anche il tour che sta portando avanti) è, in questo specifico senso, caleidoscopica: nel suo repertorio, il cantautore romano vanta canzoni molto differenti tra di loro e nessuna data del Sopralluogo Tour è uguale all'altra: accadono, in fieri, situazioni ed eventi sempre differenti, sensazioni provate dall'artista e dal pubblico che potremmo definire un vero e proprio caleidoscopio di emozioni.
Perché Tutti Fenomeni ha la capacità di essere artista vero, non omologato, di quelli che si distinguono dal resto e, proprio per questo motivo, è uno dei pochi che si è guadagnato con ottimo merito tale appellativo. Dopo la pubblicazione del suo primo album Merce Funebre a gennaio 2020, la produzione di Giorgio si è arricchita con altri tre singoli e l'uscita su SoundCloud di due volumi di un progetto parallelo chiamato Radio Guarascio (solo per veri intenditori; ci tiene a sottolinearlo). Finché riusciremo a ruotare il caleidoscopio e guardare un'altra forma mai vista prima, la musica di Tutti Fenomeni sarà destinata a durare, perché la vera forza di Giorgio è la continua destrutturazione del genere (se di qualche genere specifico si può parlare), fino a metterlo a dura prova. Questa è la forza dei grandi e Tutti Fenomeni, forse, arrivato a questo punto, un po' se ne sta rendendo conto.
Sei quasi al termine del tuo Sopralluogo Tour: com’è stato suonare per la prima volta dal vivo Merce Funebre?
È stato diesel, siccome ci abbiamo messo tanto a concretizzarlo veramente. È ingranato tutto piano piano e dalla prima data in poi è andato in crescendo, sia come importanza che come feeling sul palco. In generale mi trovo molto bene, suono con delle persone esperte che ormai sono diventati dei miei amici. In più è bello vedere che le persone partecipano molto, anche se sto portando in giro un disco non più nuovo di zecca.
Raccontaci una curiosità o un dietro le quinte divertente accaduto in tour.
Posso parlarti della data di Conegliano d'Otranto vicino Lecce, in cui sono venuti per la prima volta mio padre e mia madre. Poco prima del concerto, mio padre (con il quale ho un ottimo rapporto ma non è solito farmi sorprese), è arrivato poche ore prima dell'ingresso e mi ha detto che aveva con sé una tunica marocchina viola: "O te la metti tu, o la indosso io", ha detto. Io, alla fine, me la sono messa e per tutti coloro che quella sera mi hanno ascoltato dal vivo è stato il mio miglior concerto. Ormai questa tunica è un portafortuna, un talismano e l'ho rimessa anche a Torino e per la seconda parte del concerto anche a Roma.
Un progetto parallelo che porti avanti è Radio Guarascio: le canzoni contenute nei due volumi sono delle b-side di Merce Funebre che hai scritto durante il periodo di stesura dell’album oppure li definiresti più come degli esercizi di stile?
Diciamola così: è come se con Radio Guarascio ti dessi una lente d'ingrandimento per guardare dentro il mio processo creativo a-temporale. È una vera condivisione della mia passione, del mio approccio alla musica, senza per forza legarlo ad un "avanti" o "dopo" Merce Funebre. C'è tanto di me nonostante sia un progetto parallelo, ma siccome mi sta piacendo molto magari potrebbe, in futuro, venire istituzionalizzata in qualche modo.

Dopo Merce Funebre sono usciti altri tre singoli: dobbiamo aspettarci a breve un nuovo album?
Dovete aspettarvi a breve... che aspetterete, ma ci sarà qualcosa. Ci sto lavorando, non mi va di dire molto altro, ma, come molti, l'unica cosa che si poteva fare durante la pandemia era concentrarsi sul lato creativo da casa e di sicuro non ho disatteso le mie aspettative.
Come nasce Marinai e qual è il significato che dai al ritornello?
Nasce in quarantena, lavorando a distanza con Niccolò Contessa. La prima e la seconda strofa hanno delle frasi che sono nate durante delle discussioni in famiglia: rispettivamente una con mio padre e una con mio zio un paio d'estati fa. Con mio padre abbiamo fatto tutto un discorso sulla battaglia di Lepanto, queste galeazze che erano paragonabili alle portaerei americane e di quanto l'Italia fosse un super armatore delle più grandi navi al mondo, di quanto Venezia, al tempo, dominasse i mari. Invece mio zio è quello che ha detto la frase: "Che le sentenze della Cassazione le mettessero su un rotolo di carta igienica così mi ci pulisco il...". Insomma, sono due persone molto simpatiche e a cui devo molto.
Con il ritornello, invece, di facciata, dico qualcosa che per chi ha orecchie da intendere è una critica (non per forza dispregiativa). Voglio dire, di base, che l'amore è un cinepanettone... però la cosa bella è che, citando Adorno e la sua estetica letteraria, a volte, la forma è contenuto inespresso e, perciò, poi, ascoltando la forma-canzone a me fa venire gioia. Ha un bel messaggio, nonostante ci sia al suo interno una critica. Il testo, in altre parole, vuol dire una cosa, però ti arriva mediante la musica e, siccome è la nostra indole che fa rendere cult i film di Vanzina, dà una bella visione dell'Italia.
Il 17 di questo mese uscirà TauroTape3: com’è stato collaborare nuovamente con i Tauro Boys e cosa dobbiamo aspettarci da Where are you from e Roma Suono Dimensione?
Sono davvero tra i miei più cari amici, perciò collaborarci è sempre facile, mai complicato. Nasce tutto da un'amicizia, da pomeriggi in cui ci si diverte: le canzoni sono interessanti e possono piacere: gli auguro veramente che il disco vada molto bene.
In che periodo è nata Parlami di Dio e, secondo te, in che modo si potrebbe parlare di Dio in modo efficace ai giovani d’oggi che spesso vedono la fede come un qualcosa di troppo astratto e lontano da loro?
La canzone nasce durante la quarantena, anche perché il testo è esplicitamente dedicato a quei momenti passati tra le mura di casa. Non mi sento di catechizzare nessuno, né mi va di intraprendere discorsi mistici o spirituali: diciamo che sono molto interessato alla storia, alla storia delle religioni. I simbolismi, i temi, le frasi che si possono ritrovare nella Torah, nella Bibbia o nel Corano mi interessano e ho anche parecchio interesse filologico-artistico a riguardo. Perciò, non mi sento di dire che le persone debbano credere in Dio: credono a quello che vogliono, però spero che studino la storia, che leggano i testi sacri, i quali contengono la nostra eredità più grande.
Hai una grandissima passione per il calcio e tifi Lazio: ti chiedo, facendo tutti gli scongiuri del caso, di dirci quale sarà, secondo te, la classifica finale a fine anno del campionato appena cominciato
Allora, quando la Juventus non ammazza il campionato io mi cago sempre sotto... che i cugini possano riuscire in qualcosa, ecco. Guarda, io non mi sbilancio, però secondo me: Inter, Milan, Napoli, Atalanta, Roma, Lazio, Juventus.
In particolare, mi auguro che la Lazio vada in Champions League!