07 novembre 2022

Un manifesto di ricerca della serenità: intervista a SPZ

Ci sono artisti poliedrici e artisti eterogenei. SPZ è un ibrido talmente speciale, non catalogabile, sia come artista che come persona e, probabilmente, è lì che risiede la sua capacità di fare musica. Ci siamo trovati un lunedì qualsiasi a Trastevere, nel cuore di Roma, in un centro giovani e tra una cedrata e l'altra, una media chiara e un'altra ancora, abbiamo chiacchierato. Assieme a lui anche il suo amico di una vita, Lorenzo Anzuini, che ha prodotto con lui il primo/secondo album GO!, dalle tinte più determinanti e psichedeliche rispetto all'esordio datato 2021 con NOI/GLI ALTRI. Il suo obiettivo era quello di "mantenere il flow" nel mentre che Andrea registrava e possiamo dire che questo obiettivo sia stato raggiunto.
L'intervista, che è, in estrema sintesi, una chiacchierata doppia, ci ha permesso di parlare di vita vera (e non è cosa scontata), di cosa voglia significare emergere come artisti negli anni '20 di questo secolo e se il termine concept (per un disco che parla di viaggio interiore) possa essere una parola adatta. Di certo, concettuale è la maniera di scrivere di Andrea. Attento, puntuale e capace. Anche solamente un anno di distanza tra un album e l'altro può fare la differenza: la sua musica ha spiccato il volo e attraversato luoghi che fino ad ora erano rimasti inesplorati, celati, racchiusi soltanto nella sua mente.

Qual è il rapporto che intercorre tra NOI/GLI ALTRI e GO!? Ossia, c'è un filone narrativo/continuativo che li lega o volevi dare un taglio netto?

SPZ: La continuità c'è: ossia, la base è quella. Nel primo mi sono "trattenuto", lavorando anche con altre persone ma non è totalmente mia come è invece questa esperienza. Pur mantenendo una mia eterogeneità, c'è un'idea di sound e concetto e questa idea ha guidato un po' tutto, mentre NOI/GLI ALTRI era una sorta di raccolta di canzoni.

Questa domanda, invece, la rivolgo a Lorenzo: tu come hai preso l'idea di lavorare e collaborare con Andrea quasi in simbiosi, cosa che invece non era accaduta con il primo EP?

Lorenzo: Molto bene. Sono stato molto felice. Nel primo disco ho partecipato di meno anche perché proprio non ero fisicamente in Italia. Io e Andrea abbiamo cominciato a suonare assieme da quando abbiamo 14 anni ed è molto facile capirsi e intendersi quando si ha un vissuto quotidiano e musicale che abbiamo condiviso praticamente da sempre. Abbiamo un linguaggio nostro, che abbiamo applicato ai brani.

Ti è venuta in mente una bella ambientazione (magari cinematografica) entro la quale calare questo disco?

Sicuramente una grande città. I presupposti ci sono tutti: la perdita, l'alienazione, il viaggio. La quotidianità prende un altro significato. La strada è proprio lo scenario che ci immaginavamo.

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Tra i nuovi brani mi ha colpito molto Dentro la mia pelle e volevo chiederti come fosse nata...

È la prima di questo disco. Nata nel momento più basso che ho vissuto: post-Covid, con relazioni personali disastrate. Dentro la mia pelle è stato un grande sfogo, l'ho scritta a Milano. Non parlavo con nessuno e l'ho composta all'interno di questo appartamento dove vivevo con altre otto persone, in Via Tucidide. Lo sfogo è anche bambinesco, so che "non è tutto una merda" anche quando lo canto, però mi ha dato il la per comporre anche le altre. Già nelle prime prove e demo, la forma-canzone era ben strutturata, con strofe e ritornello già scritti. Mi sono lasciato ispirare e influenzare anche dal libro di Byrne "Come funziona la musica", una grande ispirazione a priori che mi ha posto molte domande, anche sulla fruizione del pubblico sulla musica che compongo.

GO! è nato cronologicamente dopo NOI/GLI ALTRI, ma anche i brani che lo compongono? Ossia, avevi dei brani già pronti da tempo che poi sono finiti nel tuo ultimo lavoro?

No, soltanto Mousse. Non in questa versione, ma il ritornello era nella mia testa da quando avevo 19 anni. Non trovavo il giusto vestito e l'ho approcciata in modo funky.

Il concept del primo album mi dicevi fosse il fatto che l'identità di ognuno di noi sia mediata dal rapporto che abbiamo con gli altri. Per GO! è un po’ una presa di posizione più netta di questo concetto: ossia essere più decisi in ogni ambito, aspetto e situazione della vita?

Sì... è più trovare un proprio posto nel mondo, perché ancora non riesco a collocarmi bene. In Quando non sei qua, quando dico: "È in te che scappo da tutto ciò che mi pesa, da tutto quello che non faccio: perché sono un codardo, perché sono un bugiardo" secondo me è un ottimo esempio di come il disco sia pensato e ragionato: c'è l'amore romantico, ma in generale è più una ricerca di serenità che fatico a trovare. Non parlo mai di felicità se ci fai caso, la reputo un'emozione troppo grande che finisce per confondersi con le altre, molto generali, mentre la serenità ha uno scopo ben più preciso. GO! è uno sfogo di tutto ciò, oltre alla tematica del viaggio, convive questo aspetto di ricerca anche di maturità che tutt'oggi ricerco.

Ph. Federico Trivella / Strastudio

Per te, Lorenzo, invece, cosa rappresenta?

Sicuramente la cosa di cui sono più soddisfatto nel disco è che inizia con GO!, un'esplosione di consapevolezza di cosa voglia significare essere qui, presenti sulla Terra a noi stessi. Ma, man mano che si va avanti con il disco, si comprende come tale consapevolezza non sia una "banderuola" da mostrare, bensì frutto di un percorso, anche lungo se vuoi, ma spesso bello. Il percorso è una conoscenza di sé: un "salto caso poi ripeto" per citare un altro brano.

Il viaggio di cui mi parlavate, allora, è definibile come un "viaggio di vita, di trascorsi personali"?

Certo. Come detto, abbiamo inizialmente pensato ad un personaggio che poi, man mano, ha sempre più preso la fisionomia di un Andrea. La mia interpretazione della realtà non è magari l'evento in sé, ma ho cercato di essere più comunicativo possibile rendendomi, di conseguenza, più vulnerabile. Leggimi, sono un libro aperto e ho cercato e provato a perseguire questo schema di "più apertura" verso l'esterno.

NOI/GLI ALTRI aveva come ispirazione non musicale Siddharta di Hesse. E di GO! che mi dici?

SuperMario 64 perché ci giocavamo lì in studio. Il tema "videogiocoso" è avvenuto assieme alla stesura del disco. Avevo in testa quelle immagini da retrogaming, città futuristiche anni '80. Anche gli strumenti che abbiamo usato appartengono a quell'epoca lì (soprattutto i synth) e ci dicevamo: "Cavolo questo è Donkey Kong!". L'idea era quella di voler far ballare la gente, trattare la voce in modo particolare come fosse il manifesto del disco. Erano dei "vorrei" sulla musica con un immaginario extra-musicale e penso di esserci riuscito.

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Quale potrebbe essere un elemento che, secondo te, ancora non abbiamo citato e tirato in ballo, ma che è fondamentale per fruire di GO!?

È un disco stratificato. Non nel senso del numero di tracce, ma più per il numero di suoni sovrapposti ad esso. Ho voluto cercare di rubare da un puzzle (che è il mondo del pop) con breakbeat risuonati da un batterista e, al contempo, ri-campionati nuovamente. Un lavoro di post-produzione della traccia immenso, credimi. Alcuni brani addirittura hanno tempi in levare, come la drill (che poi nemmeno mi ascolto!), ma tutto fa parte di un immaginario a maglie connesse, a patchwork, che ho voluto creare. Sperimentando escono molte cose che leghi a molti mondi differenti.

Curiosità finale: ci sono state volte in cui avete registrato di notte? Perché alcune tinte di questo disco sono molto "notturne".

Sicuramente è capitato, anche perché avevamo a disposizione lo studio di registrazione entro un tempo limitato e quindi bisognava concentrare il tutto e dare il meglio di noi in quei giorni. C'è tutto il lavoro di amalgama nella post-produzione, in cui far collidere tutto. Il disco, comunque, era pronto da gennaio quindi ne stavamo aspettando l'uscita da lungo tempo.

Ultimo paio di domande e poi vi libero: ad Andrea chiedo se ha trovato una tua dimensione musicale più netta rispetto a NOI/GLI ALTRI.

Ti rispondo sinceramente: prima avevo questa idea del "mi devo tenere", trattenere dal fare magari suoni un po' più particolari, se vuoi strani, di sperimentare esageratamente. Tutto ciò prima, in NOI/GLI ALTRI non accadeva, forse perché anche con Undamento adesso ho un rapporto di amicizia che anche giusto un anno fa, in piena pandemia, io a Roma e loro a Milano non potevamo avere e allacciare. Il disco è più libero ed è il primo (ed ecco per cui lo reputo veramente il primo in assoluto) con cui ho messo tutto me stesso per la prima volta e fatto all-in.

A te, Lorenzo, invece chiedo tre aggettivi per presentare GO! a chi volesse ascoltarlo per la prima volta

Denso, amato, nel senso che lo abbiamo amato tanto nel mentre che lo facevamo e vero. Sincero... ma anche bello, dai! (ridono, ndr.)