Dopo anni e anni di attesa, i Blur stanno finalmente per tornare a suonare in Italia. Damon Albarn e soci faranno tappa al Lucca Summer Festival per il loro unico concerto nel Belpaese. Quale occasione migliore per ripassare insieme le loro canzoni migliori in vista del loro concerto? Ne abbiamo selezionate 10 per voi: poche, troppo poche per una discografia come la loro, ma sicuramente un modo rapido e conciso per entrare nel mood in attesa di sentirli domani.
There's No Other Way (Leisure, 1991)
Il 15 Aprile del 1991 viene pubblicato There's No Other Way, secondo singolo che anticipa l'album d'esordio della band, Leisure. Il brano, in perfetto stile britpop/baggy, riesce a catapultare i Blur nella top 10 della classifica UK. Il ritmo incalzante, il riff iconico di Graham Coxon e il testo, molto basic ma al tempo stesso catchy e mirato, rendono il pezzo una hit a tutti gli effetti. Per cercare di capire il significato di questa canzone ci viene in aiuto il video che ha accompagnato la sua uscita: uno spaesato e allucinato Damon Albarn fissa la telecamera mentre intorno a lui una tipica famiglia benestante si ritrova a tavola sorridente, nel più classico dei pranzi domenicali. Il protagonista si trova così a dover fare i conti con la vita vera e le convenzioni sociali, dall'insegnante che ti dice che non combinerai nulla nella vita, alla nonna che a tavola reclama una fidanzata e un nipote. Del resto "There's no other way / All that you can do is watch them play". - Gianmarco Carosi

Country House (The Great Escape, 1995)
Spesso annovveriamo un brano tra i nostri preferiti per ragioni personali, ci leghiamo un momento, un sentimento, una sensazione ben precisa. Questo non è il mio caso. Country House è in questa lista perchè ha un ritortello assolutamente perfetto: corto, incisivo, che gioca su rime e assonanze come se fosse una filastrocca, e capace di rimanerti in testa per giorni senza che te ne accorga. A chi mi conosce sarà capitato di sentirmi canticchiare quel "He lives in a house / A very big house in the country" totalmente a caso. Il singolo, uscito nel 1995, grande protagonista e vincitore del famosa Battle of Britpop tra Blur e Oasis, è apparentemente il perfetto inno di quegli anni: euforico, spieserato e scanzonato, sintesi di quella Cool Brittania di cui Albarn e soci sono stati tra i massimi esponenti. Dico apparente perchè se si va oltre la melodia orecchiabile e che ancora ci ronza per la testa, ci si rende conto che il testo è una critica ai "successful fellas" della City di Londra, stanchi di rincorrere i soldi e di inventarsi nuovi modi di spenderli e perciò speranzosi di ritirarsi ad una vita più tranquilla in campagna. Non a caso questo pezzo al Primavera Sound di quest'anno è stato introdotto da un discorso sugli enormi e "ingiusti" yatch parcheggiati di fronte all'albergo della band. Piccola chicca inaspettata: il videoclip di Country House è stato girato da niente meno che Damien Hirst. Devo però aggiungere anche una menzione speciale per Girls & Boys, mio altro grandissimo tormentone (per tutte le stagione), nonchè la Mon amour ante litteram. - Maria Vittoria Perin

Charmless Man (The Great Escape, 1995)
Quando ascoltai questo pezzo per la prima volta, la me appena adolescente non riusciva a pensare che un personaggio come quello descritto nella canzone potesse davvero esistere e non fosse solo una caricatura esagerata di uno squallido yuppie da film. Con il passare del tempo, mi sono invece resa conto di quanto veritiera fosse questa narrazione e di quanto attuale resti anche dopo quasi trent'anni dalla sua presentazione –avvenuta proprio sul palco del Teatro Ariston di Sanremo. Quello che ai miei occhi la rende così affascinante è la prospettiva del narratore, che descrive il nostro "eroe" dall'alto, in modo tagliente ma comunque educato: non serve sprecarsi troppo in giudizi, i fatti parlano da soli. Mi diverte ancora di più pensare che il Charmless Man di Albarn sia in realtà lo stesso personaggio decantato da Morissey in This Charming Man, solo inquadrato da due punti di vista molto differenti. Charmless Man è dunque una storia universalmente vera, vecchia quanto il mondo e destinata inevitabilmente a ripetersi nel tempo, rendendo il pezzo un brano immortale. - Claudia Crivellenti

The Universal (The Great Escape, 1995)
Un po' di Damon Albarn, ed un po' di Stanley Kubrick. Un po' il wall of sound di archi nel ritornello e un po' l'atmosfera che ondeggia costantemente tra una malinconia paradisiaca e uno straniamento surreale, tra impennate epiche e tonalità minori, con violini e trombe al servizio del climax emotivo della canzone. Sono tanti i motivi che rendono unico The Universal. Con il bellissimo video musicale il parallelismo con le opere di Kubrick è evidente, in quella che a detta dello stesso Damon Albarn è una canzone che parla di "una droga come il Prozac" che in un futuro oscuro ha preso il sopravvento sulla vita delle persone. Così, il tema della perdita del libero arbitrio in Arancia Meccanica, combinato con lo stile futuristico di 2001: Odissea nello Spazio, conferisce al videoclip del brano l'ambientazione perfetta per creare un potente ritratto di un futuro distopico e del ruolo della droga, capace di controllare e intorpidire la mente delle persone. Ebbene sì, molti anni prima che Mattew Bellamy iniziasse ad abbracciare teorie complottistiche in grado di contraddistinguere l'intera produzione musicale dei Muse, ci pensava proprio Damon Albarn a creare una versione musicale di 1984 di Orwell, con temi apocalittici ancora attuali, nonostante i quasi 30 anni trascorsi. Dopotutto "This is the next century...". - Renato Anelli

Beetlebum (Blur, 1997)
Di canzoni sulle droghe e sull'eroina ci si potrebbe scrivere un'enclopedia. Beetlebum è sicuramente una delle migliori. È il 1997, Damon Albarn viene da un periodo in cui si sta facendo di qualsiasi cosa con la sua fidanzata dell'epoca (Justin Frischmann degli Elastica). È caduto nella spirale dell'eroina e uscirne è dannattamente difficile. Il titolo del brano si riferisce infatti all'espressione inglese chasing the beetle (letteralmente "dare la caccia allo scarabeo"), con cui si intende l'atto dell'inalazione del fumo sprigionato dall'eroina riscaldata su un pezzo di stagnola. Il riff di Coxon con cui si apre il brano è ben presto diventato un classico, così come l'assolo che porta alla conclusione del climax su cui è costruito l'intero pezzo. "And when she lets me slip away / She turns me on and all my violence gone / Nothing is wrong" canta Albarn nel ritornello. Sono versi che racchiudono con una semplicità disarmante quello che prova una persona che lotta con i propri demoni, in questo caso, la dipendenza dall'eroina. - Andrea De Sanctis

Tender (13, 1999)
Un riff di chitarra dolce e malinconico, un ritmo che ti porta ad ondeggiare piano, un coro gospel a dare carattere al ritornello: non di certo gli ingredienti base per un singolo dei Blur, eppure Tender è proprio uno dei brani di maggiore successo della band. Prima traccia e primo singolo estratto di 13, Tender anticipa all'ascoltatore l'evoluzione di stile nonché il periodo di crisi attraversato dagli autori. L'ironia tipica del periodo Britpop viene accantonata in favore di frasi semplici e rassicuranti, fra cui quelle più ottimiste cantate da Damon Albarn e dal London Community Gospel Choir, in netto contrasto con la parte vocale lamentosa con cui contribuisce Graham Coxon "Oh, my baby / Oh, my baby / Oh, why? / Oh, my", considerata un fan-favorite durante i concerti. Una versione simpatica fatta live da recuperare è quella in cui Jimmy Fallon suona e canta assieme ai Blur, stretto su un divano fra Damon Albarn e Alex James. Quest'ultimo, con particolare nonchalance, tiene i piedi poggiati sulla batteria di Dave Rowntree, mentre Graham Coxon si lascia sfuggire numerosi sorrisi. - Martina Pagliara

Coffee and TV (13, 1999)
Pare che 13, il sesto album della band, pubblicato nel 1999, sia stato quasi interamente ispirato dalla rottura di Damon Albarn con la già citata Justin Frischmann degli Elastica. Nel disco però si sente in più occasioni anche il contributo di Graham Coxon, che all'epoca stava affrontando problemi di alcolismo. Proprio di questo infatti parla la malinconica Coffee and TV, scritta e cantata da lui, nella quale desidera semplicemente una tazza di caffè davanti alla TV, per evadere dal senso di solitudine e sopraffazione che lo attanaglia, invece di rifugiarsi nell'alcol. La canzone, uscita come secondo singolo dell'album, e già bellissima di per sé con quel ritmo monotono, contemporaneamente mesto e vivace, con le chitarre distorte e quel finale incongruente con l'organo Hammond, è diventata celebre soprattutto grazie all'iconico video. Il videoclip, vincitore di svariati premi e realizzato dal duo di videomaker Hammer & Tongs, vede protagonista il tenerissimo cartone del latte antropomorfo, Milky, che vive mille rocambolesche avventure alla ricerca proprio di Graham Coxon. Chicca correlata: il chitarrista ha realizzato anche la copertina dell'album, si tratta infatti di un suo dipinto a olio del 1996 intitolato Apprentice. - Marzia Barbierato

Trimm Trabb (13, 1999)
I've got no style, I'll take my time. Su Reddit ci si chiede quale sia il significato dietro alla canzone Trimm Trabb, undicesima traccia dell'album 13. Tra le varie teorie complottistiche, il filo comune collega il nome della canzone ad un tipo di scarpe prodotto ai tempi da Adidas e che in questo caso preciso vuole significare la società consumistica e capitalistica in cui ci troviamo. A questo, in un'atmosfera più dark del solito, Damon Albarn ci racconta di episodi di droga che portano inevitabilmente all'isolamento fisico, psicologico ma soprattutto sociale. Dal punto di vista musicale, tutto viene tradotto anche nella linea strumentale: la canzone inizia dolcemente, con una voce quasi sommessa e accompagnata da un'acustica, per poi esplodere in una sorta di catarsi o di liberazione grazie alle potenti chitarre di Coxon. Il numero che si sente all'inizio, con tanto di indirizzo? L'hotel dove alloggiavano i Blur mentre erano in tour, nella profonda, calda e drogata California di fine anni novanta. - Lucagian

Out of Time, (Think Tank, 2003)
Nel novembre del 2003, circa sei mesi dopo la pubblicazione dell'album Think Tank e del singolo in questione, viene lanciato MySpace e con esso nasce una rete sociale globale: gente da ogni parte del mondo inizia a condividere musica, video e storie, rifugiandosi dalla realtà e illudendosi di sentirsi meno sola. La guerra in Iraq ispira Damon Albarn e soci - tutti tranne Graham Coxon, in quel periodo alle prese con dei problemi di alcolismo - e diventa il punto di partenza per dipingere un triste ritratto della società dei primi Duemila. Out of Time è una ballad non convenzionale registrata in Marocco, costruita su basso e chitarra acustica, accompagnata da un'orchestra di Marrakech, da strumenti a corda andalusiani e da un tamburello. Tutto avviene fuori dal tempo e dallo spazio - emblematico l'urlo iniziale tratto da Doctor Who - e il brano stesso è un non-luogo che li comprende tutti. Il futuro anticipato in The Universal è arrivato. Nessuno è più solo, si può essere tutti connessi, anche in cameretta. Illuminati dalla luce solare di uno schermo, diretti verso lo spazio: uno space virtuale, anziché interstellare, che ha la forma di una barra spaziatrice e che, a dispetto del nome, è sempre meno My. - Samuele Valori

Jets (Think Tank, 2003)
Ci troviamo in una zona non ben precisata del Marocco, quando Albarn, James, Rowntree e Smith prendono la decisione di collaborare per creare la melodia di Jets. Iconica è dire poco. Il testo, essenziale, ripete all'infinito come fosse un mantra "Jets are like comets at sunset" e segna una volta per tutte il distacco dal britpop dei primi album. È il pezzo spartiacque tra il rock lo-fi e i campionamenti, i loop, la musica elettronica, l'elettro trip/hip-hop, entrambi attributi che contraddistinguono da sempre i Blur. È uno tra i "prima e dopo" di una band più violenti mai ascoltati. Sei minuti e ventisei secondi di pura sperimentazione. La cifra che conferisce, inoltre, a questo pezzo una sensazione di trovarsi ancora di più su un pianeta parallelo mentre lo si ascolta è il fatto che non abbiamo registrazioni live di Jets. Albarn e soci, infatti, non l'hanno mai suonata dal vivo se non in una sola occasione, l'11 dicembre 2003 a Brighton, proprio durante il Think Tank Tour, album di cui Jets fa parte.
Un brano per capire la transizione dei Blur verso nuovi e inesplorati orizzonti, quanto mai attuale in vista dell'uscita di The Ballad of Darren. - Giovanni Maria Zinno
