Yesterday - Danny Boyle (2019)
Cosa succederebbe se eliminassimo dal corso degli eventi una delle band più influenti della storia musicale moderna? Se non ci fossero i Beatles non avrenno Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band, l'iconicità di John Lennon e le teorie complottiste, tra le migliaia di cose che hanno reso il quartetto di Liverpool un tassello fondamentale degli ultimi '60 anni di musica. Yesterday parte proprio da questo pressuposto, Danny Boyle (già registra di film culto come Trainspotting e The Millionaire) immagina uno scenario in cui, dopo un improvviso blackout mondiale, solo il protagonista, aspirante musicista non proprio baciato dalla fortuna, sia l'unico (o uno dei pochissimi fortunati) ad avere memoria di chi sono stati i Beatles e delle loro canzoni. E tu cosa faresti se fossi l'unico a sapere a memoria il loro catalogo?

Spike Island - Mat Whitecross (2015)
Manchester (o meglio Madchester), 1990, siamo alle soglie dell'esplosione del Britpop, ma Definitely Maybe degli Oasis sarebbe arrivato solo nel 1994 e i Blur all'epoca bazzicavano dalle parti Londra in attesa di pubblicare il loro debut, Leisure, l'anno successivo. A piantare i semi per questa nuova rigogliosa scena musicale brittannica si dice sia stato un quartetto capitanato da Ian Brown che è riuscito a coniugare i nuovi suoni ipnotici e lisergici dell'acid house che stava nascendo all'Hacienda a sonorità più classiche che prendevano a piene mani dai Beatles e dai Rolling Stone: signore e signori gli Stone Roses. Con un solo (e quasi unico) album, l'omonimo debut (chiunque vi dirà che il loro secondo disco del 1994 è irrilevante) hanno influenzato mezza scena inglese degli anni '90 e la loro importanza raggiunge il proprio culmine nel concerto del 27 maggio 1990 a Spike Island. Il film è il racconto di quella nottata folle, tra macchinamenti per entrare senza biglietto, love story, acidi e birre, che hanno segnato l'adolescenza di molti inglesi. Il tutto condito da un pesante accento di Manchester e dalle immancabili tute Adidas.

Rocketman - Dexter Fletcher (2019)
Rocketman è la storia della vita e degli esordi di Elton John, e del tragico dualismo che l'ha sempre contraddistinta. Quella che viene raccontata è infatti la contrapposizione tra Reginald Kenneth Dwight ed Elton Hercules John, tra una vita privata fatta di mancanze affettive, debolezze e delusioni e un’icona pop che fa dell'esagerazione sul palcoscenico il suo marchio di fabbrica. Il regista Dexter Fletcher sfrutta le regole del musical e il potere di evasione tipico di questo genere per costruire attorno alla vita della rockstar un vero e proprio show con tanto di fuochi d’artificio, stacchi musicali e coreografie, mettendo in scena un vero e proprio flusso di coscienza per immagini che restituisce visivamente il conflitto interiore che affligge il suo protagonista. L’unico modo per raccontare nel migliore dei modi la storia di Elton è immergersi infatti nella sua fantasia e lasciare che il confine tra realtà e immaginazione diventi sempre più labile, restituendo così un ritratto fedele dell'arte e dei tormenti del cantante inglese, interpretato magistralmente da Taaron Egerton, che sembra non essere solo nato per impersonare Elton John, ma anche per cantare i suoi brani.

Control - Anton Corbijin (2007)
Control racconta Ian Curtis, prediligendo l'Uomo alla Leggenda e mantenendo per tutta la durate della pellicola un approccio delicato e personale nel raccontare la vita e le sofferenze del leader dei Joy Divison. Il titolo infatti non è solo una citazione di una canzone del gruppo di Manchester, She’s Lost Control, ma anche e soprattutto un riferimento alla perdita di controllo da parte di Ian del proprio corpo, stanco dei sempre più frequenti attacchi epilettici, così come di quei sentimenti che fanno sempre più fatica a trovare un collocamento nel suo animo e lo portano a distruggere progressivamente il suo matrimonio, fino ad arrivare al totale abbandono alla depressione che lo porterà al suicidio. Tutto questo si traduce in un’approccio molto intimo della macchina da presa che per tutto il film fa risaltare le pause, i silenzi, i tempi morti. Il tutto in un meraviglioso bianco e nero che testimonia come il regista Anton Corbijn sia un vero e proprio fotografo prestato al mondo del cinema.

Greetings from Tim Buckley - Daniel Algrant (2012)
Nel 1991 Jeff Buckley, interpretato da Penn Badgley, viene invitato a partecipare al concerto-tributo organizzato nella chiesa sconsacrata di St. Ann per celebrare la musica di suo padre Tim a distanza di 16 anni dalla sua prematura morte per overdose. Questo è l’incipit di Greetings from Tim Buckley che alternerà nel corso della pellicola le vite di Tim e Jeff, legati nel profondo pur essendo sempre stati distanti, costretti a sopportare per tutta la loro breve esistenza il dolore per un rapporto mai nato. Le due dimensioni temporali riescono difatti a ricreare con la giusta drammaticità il legame emotivo e artistico che unisce padre e figlio, con quest’ultimo ancora lontano dal suo debutto discografico ma impegnato a prendere lentamente consapevolezza del suo infinito talento e ad affrontare il senso di abbandono, il dolore e la rabbia provate nei confronti di un genitore assente. Sia per Tim che per Jeff la musica sarà infatti un rifugio per l’anima, una preziosa alleata grazie alla quale alleviare i tormenti e i rimpianti di una vita e capace di riempire così le proprie solitudini.

Kill Your Friends - Owen Harris (2015)
Com'è lavorare nell'industria musicale? Chi ci lavora ti dirà che è il lavoro dei sogni, nonostante lo stress e i tempi serrati, vedere il proprio nome sul booklet di un disco o ottenere un disco d'oro ripaga tutti gli sforzi fatti per un'uscita. Spesso però la credenza popolare dipinge questo settore alla Vinyl, con strisce di coca nei bagni, con gli eccessi più disparati e una brutale spietatezza. Ecco questi sono gli ingredienti alla base di Kill Your Friends. Tratto dal libro di John Niven, la storia vede al proprio centro l'A&R Stelfox, qui intrepretato da Nicholas Hoult, alla ricerca della next big thing in quella che è considerata una delle ere d'oro della discografia mondiale: gli anni '90 in Inghilterra, il Britpop. Tra cassette e meeting d'ufficio, molto sangue, violenza e droghe per quello che è stato definitivo un contemporaneo American Psycho del mondo della musica.

Whiplash - Damien Chazelle (2014)
Whiplash è il secondo film di Damien Chazelle, il primo nel quale egli manifesta apertamente la propria passione per la musica. Il regista di origine franco-canadese prima di concentrarsi nel cinema sognava di diventare un batterista jazz, come il protagonista interpretato da un Miles Teller in rampa di lancio. La storia segue le peripezie del giovane studente costretto a fronteggiare tutte le fatiche derivanti dall’ambiente esclusivo nel quale tenta di entrare, il conservatorio Shaffer di Manhattan, su tutte il rapporto conflittuale col severissimo direttore Fletcher. Memorabile la scena carica di tensione nella quale J. K. Simmons lancia una sedia in direzione dei musicisti perché il protagonista non tiene il tempo. Whiplash è forse il migliore dei finora quattro film diretti da Chazelle, in parte superiore anche all’altrettanto bello e pluripremiato La La Land, soprattutto per quanto riguarda il montaggio sonoro: non è solamente un racconto ispirato ad un sogno autobiografico, ma una dichiarazione d’amore nei confronti della musica nonostante tutti i sacrifici che essa comporta, dal sudore fino alle vesciche che inevitabilmente compaiono sulle mani del protagonista a forza di provare e riprovare.
Chazelle è tornato a parlare di jazz, questa volta immergendosi nell’ambiente multietnico parigino, collaborando e dirigendo alcuni episodi della miniserie Netflix The Eddy usciti nel maggio del 2020. Un piccolo gioiello, sottovalutato e trascurato da gran parte della critica, che unisce l’amore per il genere musicale ad un’attenta analisi dei vari aspetti culturali, soprattutto religiosi, di una Parigi di periferia. Una miniserie d’autore imperdibile per tutti coloro a cui piace il jazz o hanno amato semplicemente Whiplash.

School of Rock - Richard Linklater (2003)
Se si dovesse stilare una classifica dei film cult sulla musica, School of Rock sarebbe sicuramente nella top 3, se si parla di rock allora il primo posto sarebbe quasi assicurato. Inutile dirlo, nei primi anni Duemila, tutti gli studenti, compreso il sottoscritto (Samuele ndr), sognavano di avere come insegnante di musica Jack Black. Il film racconta il riscatto di un musicista e anche quello del rock, un genere non più demonizzato ma che entra a far parte del mondo della scuola diventando il canale preferenziale del rapporto tra l’insegnante e i suoi alunni. School of Rock è una commedia raffinata, il regista è un “certo” Richard Linklater, nella quale la musica diventa il medium per l'accettazione di se stessi. La colonna sonora è da urlo (candidata ai Grammy Awards) e comprende brani di artisti storici, dagli Who ai Ramones, passando per gli Stooges, i Doors e David Bowie, fino ai Led Zeppelin che con Immigrant Song compaiono alla fine del film. Quest’ultima è una presenza non scontata data la tendenza della band di Plant e soci, spesso restia a concedere i diritti delle proprie canzoni. Film imperdibile.

Scott Pilgrim vs. the World - Edgar Wright (2010)
Tratto da un fumetto, questo film ormai di culto è un frenetico inno alla musica alternative, al mondo dei videogiochi ed allo stravolgimento dei cliché delle commedie romantiche. Il tutto farcito dalla colonna sonora composta da diversi autori, tra cui spiccano Nigel Godrich, Beck, Metric ed i Broken Social Scene. La vicenda ruota attorno al ventiduenne Scott (Michael Cera), bassista della band fittizia Sex Bo-Bomb, che si innamora della ammiratissima goth-girl Ramona Flowers (Mary Elizabeth Winstead). I due cominciano a frequentarsi, ma ecco il risvolto negativo: per poter intraprendere una "serena" relazione con Ramona, Scott dovrà sfidare i suoi 7 Malvagi Ex, che lo affronteranno col procedere del film come in un vero e proprio videogioco picchiaduro Arcade (Tekken e Street Fighter, anyone?). Tra battaglie delle band, superpoteri con suoni 8-bit e transizioni improvvise e fumettistiche, possiamo ammirare il genio del regista Edgar Wright sbrigliarsi, creando un'opera imprevedibile e destinata a diventare un punto di riferimento della pop culture.

Nowhere Boy – Sam Taylor-Johnson (2009)
La vita di un genio è sempre ammantata di mistero. Quella di John Lennon è stata raccontata pochissimo in prima persona. Hanno scritto per lui i compagni di scuola, l’amico Bill Harry, la prima moglie Cynthia, la sorella Julia Baird, il cui libro (Imagine: Growing Up with My Brother John Lennon) è la stata fonte del film di Sam Taylor-Johnson. La regista continua questa tradizione e fa parlare persone e cose che hanno segnato l’infanzia turbolenta del beatle. Ecco alternarsi la severa zia Mimi, l’odiatissima scuola d’arte, quello strano nuovo amico Paul, così diverso. Ma anche la madre, con il quale ha sempre avuto un rapporto burrascoso, una donna che diventerà sua musa ispiratrice.

I Wanna Hold your Hand – Robert Zemeckis (1978)
Robert Zemeckis racconta un suo tenero ricordo d’infanzia, la conquista degli Stati Uniti dei Beatles. Lo fa con l’esplosiva comicità di un gruppetto di teenager che, partiti dal New Jersey, riescono a imbattersi nei loro beniamini tramite incontri fortuiti e rocamboleschi. Lo scenario è noto: è il 7 febbraio del 1964, i Beatles arrivano a New York e vi stanziano per pochi giorni. Celebri la “sfilata” all’aeroporto John F. Kennedy e la successiva esilarante conferenza stampa, ma anche le foto a Central Park (senza George, ammalato) e la breve esibizione all’Ed Sullivan Show, a quel tempo il programma di varietà più popolare del Paese. Momenti di grande fermento e di euforia giovanile che ormai fanno parte della storia: è proprio in quei giorni che la musica pop inizierà a diventare patrimonio imprescindibile della cultura di massa dei Paesi di tutto il mondo.

The Blues Brothers – John Landis (1980)
Sono in «missione per conto di Dio» per salvare l’orfanotrofio dove sono cresciuti. Lui è basso e ingenuo, l’altro è alto e coscienzioso: sono i fratelli Jake e Elwood di Chicago. Nel sangue hanno la musica blues, che è diventata il loro stile di vita, tanto da diventare il loro cognome. Devono recuperare in modo onesto 5 mila dollari per saldare i debiti delle suore. Niente più furti, dunque – tra l’altro Jake è appena uscito dal carcere – solo opere a fin di bene. Ci provano con quello che hanno sempre saputo fare: la musica. E così i due partono a bordo di una vecchia auto della polizia (ribattezzata Bluesmobile) alla ricerca dei componenti della vecchia “banda” (il gioco di parole rende bene anche nella versione doppiata in italiano). Protagonisti di scene imbarazzanti, incappano nell’adirata moglie di un vecchio compagno (Aretha Fraklin) e ritrovano il loro esercente di fiducia (Ray Charles). Scorrazzano nei quartieri popolari di Chicago e respirano la musica che li ha fatti diventare adulti, sempre concedendosi una risata. Con un cast stellare, è il film che consacra il duo Belushi-Aykroyd, già consolidatosi nel programma comico di attualità Saturday Night Live. Film costosissimo, fu campione di incassi all’estero. Continua ad essere il musical più demenziale di tutti i tempi e il film più noto di John Landis.

Rock ‘n’ Roll High School – Allan Arkush (1979)
Paura e delirio in una scuola superiore statunitense: i dirigenti scolastici si licenziano per il troppo stress provocato dagli allievi, fan sfegatati del rock ‘n’ roll. Una di questi è Riff Randell, che per i Ramones farebbe di tutto, pure attendere in fila per tre giorni l’apertura di un botteghino per acquistare il biglietto di un loro concerto. Con grande gioia, riesce nell’impresa, ma la nuova preside lo trova e glielo distrugge. Incontrare i Ramones – in particolare Joey, a cui vorrebbe dare il testo di una canzone dal titolo Rock ‘n’ Roll High School – pare impossibile, ma ecco che la dea bendata viene in suo aiuto: vince in un concorso radiofonico due biglietti per il tanto atteso spettacolo. Ma questo non è altro che la quiete prima della tempesta: una volta incontrati dalla protagonista, i Ramones riusciranno ad aiutare lei e i compagni alla conquista della scuola, mettendola a ferro e a fuoco. La dittatura del rock ‘n’ roll avrà inizio. Un musical da ragazzacci.

Frank – Lenny Abrahamson (2014)
Di Frank avevamo già parlato a proposito delle band inventate per il cinema. L'iconico testone indossato per quasi tutto il film da Michael Fassbender è la firma visiva dei Soronprfbs, la band sperimentale protagonista della pellicola. Presentato in anteprima al Sundance Film Festival 2014 e diretto da Lenny Abrahamson, Frank è un film indiependente che narra le mirabolanti gesta di una band ancora più indiependente, capitanata da un geniale quanto mentalmente instabile musicista con la fobia di mostrare la propria faccia in pubblico, e un passato in un ospedale psichiatrico. Frank, appunto. La storia è raccontata dal punto di vista di Jon (Domhall Gleeson), giovane e ordinario aspirante musicista inglese che si imbatte casualmente nella stramba formazione e entra a farne parte come tastierista. Dal ritiro sulle rive di un lago nella pianura inglese per registrare l'album, alla trasferta americana per partecipare a un festival, Jon cerca di guadagnarsi il rispetto e la stima degli altri membri del gruppo e di realizzare i suoi sogni di gloria (con scarsi - se non disastrosi- risultati). Nel cast anche Maggie Gyllenhaal, nel ruolo di Clara, cinica e aggressiva musicista della band, perennemente vestita di nero, con occhiali scuri e sigaretta in mano. Le canzoni dei Soronprfbs sono composte dal regista Lenny Abrahamson e cantate dagli attori.

Belgica – Felix Van Groeningen (2016)
Premiato al Sundance Film Festival e diventato presto un cult, Belgica è un film belga del 2016, scritto e diretto da Felix Van Groeningen. È ambientato e girato Gent, racconta la storia di due fratelli che gestiscono un bar dove si esibiscono rock band e si ispira al pub esistente e tutt’ora in attività “Charlatan”. Tra risse, droghe e eccessi di ogni tipo, il bar diventa il punto di ritrovo di outsiders di tutti i generi. La notevole colonna sonora è della band di Gent, Soulwax, che ha composto brani di genere diverso per ognuna delle 16 fictional band che si esibiscono sul palco del “Belgica”.

Nick & Norah's Infinite Playlist – Peter Sollett (2008)
L’adolescente Nick (Michael Cera), ancora innamorato della sua ex, cerca di riconquistarla registrandole bellissime compilation indie rock che lei puntualmente cestina senza neanche ascoltarle. I cd vengono recuperati e apprezzati da Norah (Kat Dennings), i cui gusti musicali combaciano perfettamente con quelli di Nick. Come sottolinea il titolo italiano (“Nick e Norah - Tutto accadde in una notte”), l’azione si svolge tutta in una lunga folle notte, a New York, alla ricerca della location segreta dove suoneranno i Where's Fluffy? (fictional band che viene continuamente nominata ma non si vede né sente mai). Colonna sonora strepitosa con brani di The National, Band of Horses, Vampire Weekend, We Are Scientists, The Cure, Ratatat, Modest Mouse, Devendra Banhart (che appare anche in un piccolo cameo) e Bishop Allen (che si esibisono nello stesso locale in cui suona il gruppo di Nick).

Velvet Goldmine – Todd Haynes (1998)
Super cast, super citazioni e riferimenti musicali, super colonna sonora. Con Jonathan Rhys-Meyers, Ewan McGregor, Christian Bale, Toni Collette e Eddie Izzard. Premiato al Festival di Cannes per il miglior contributo artistico, il film omaggia la scena glam rock inglese, ispirandosi a David Bowie per il personaggio di Brian Slade, e a Lou Reed e Iggy Pop per quello di Curt Wild. La colonna sonora è composta da pezzoni degli anni ‘70 e ‘80 (di Roxy Music, Stooges, Brian Eno, Lou Reed), sia nelle versioni originali che in cover cantate dagli attori e dai gruppi fittizi Venus in Furs e Wylde Ratttz dietro cui si nascondono Thom Yorke e Jonny Greenwood (dei Radiohead), David Gray, Bernard Butler (dei Suede), Andy Mackay (dei Roxy Music), Ron Asheton (degli Stooges), Thurston Moore e Steve Shelley (dei Sonic Youth), Don Fleming (dei Gumball), Mike Watt (dei Minutemen) e Mark Arm (dei Mudhoney). Nel film appaiono anche i Placebo nei panni della fictional band Flaming Creatures, e suonano 20th Century Boy, brano di Marc Bolan dei T-Rex. Pulp, Shudder to Think e Grant Lee Buffalo hanno scritto musiche originali per il film. Abbastanza curiosamente la soundtrack non include nemmeno un brano di David Bowie.

Hedwig and the Angry Inch – John Cameron Mitchell (2001)
Come in Velvet Goldmine, l’epoca e l’atmosfera è quella degli anni ‘80 del glam rock. L’inusuale protagonista però è una cantante rock transessuale, nata Hansel a Berlino Est e diventata Hedwig in Kansas. Tra amori tormentati, esibizioni in squallidi localacci e il supporto della sua band glam-punk, Hedwig cerca la sua identità, come artista e come persona. Michael Pitt interpreta Tommy Gnosis, giovanissimo musicista di cui Hedwig si innamora e che raggiunge il successo rubandole le canzoni. Vincitore del Premio del Pubblico e Miglior Regia al Sundance Film Festival, il film in Italia è stato diffuso con il ridicolo titolo “Hedwig - la diva con qualcosa in più”. La diva in questione è interpretata dallo stesso regista, John Cameron Mitchell che ha anche firmato la sceneggiatura del film e del musical omonimo. Le canzoni della soundtrack sono state registrate da John Cameron Mitchell, Stephen Trask, Miriam Shor, Bob Mould (degli Hüsker Dü), Ted Liscinski, Perry L. James, Alexis Fleisig, e Eli Janney. Nel 2003 è stato pubblicato un album di cover di canzoni di Hedwig, Wig in a Box, interpretate da artisti quali Rufus Wainwright, They Might Be Giants, Cyndi Lauper, The Breeders, Yoko Ono e il comico statunitense Stephen Colbert.
Fun fact: Il film viene largamente citato nell'episodio 5 della prima stagione di Sex Education, nel quale Otis ed Eric si travestono da Hedwig.

Hustle & Flow – Craig Brewer (2005)
In Italia distribuito con il sottotitolo “Il colore della musica”, Hustle & Flow è un film ambientato a Memphis, che vede protagonista il pappone-spacciatore DJay e il suo tentativo di sfondare nel mondo del rap. Tra i suoi agganci c’è il rapper Skinny Black interpretato da Ludacris. La colonna sonora si destreggia sapientemente nell’equilibrio tra musica interna al film e commento sonoro. La pellicola ha vinto l’Oscar alla Miglior canzone originale per It's Hard out Here for a Pimp dei Three 6 Mafia (primo gruppo hip-hop ad aver vinto un Premio Oscar) e Terrence Howard (nel ruolo di DJay) ha ottenuto la nomination come Miglior Attore.

Backbeat - Iain Softley (1994)
Tradotto in italiano con il melenso sottotitolo "Tutti hanno bisogno di amore", che lo fa sembrare una commedia romantica, Backbeat è invece il primo lungometraggio del veterano dei videoclip musicali Iain Softley e, basato sul libro biografico The real life story behind backbeat Stuart Sutcliffe - The lost Beatles, racconta la storia vera del periodo che i Beatles trascorsero ad Amburgo prima di essere travolti dal successo planetario. Nel 1960 John Lennon e Stuart Sutcliffe erano due diciannovenni inglesi, migliori amici, dallo stile rockabilly (giacche di pelle e capelli impomatati), che insieme a Paul McCartney, George Harrison e Peter Best avevano una band, "Johnny and the Moondogs", che suonava classici rock 'n roll. Durante una trasferta in Germania per suonare in alcuni locali del quartiere St. Pauli, conoscono la fotografa Astrid Kirchherr, che diventa la fotografa ufficiale della band e di cui Stuart si innamora, decidendo di lasciare il gruppo e non tornare in Inghilterra. Colonna sonora di Thurston Moore dei Sonic Youth, Don Fleming dei Gamble, Mike Mills dei REM, Dave Grohl dei Nirvana, Dave Pirner dei Soul Asylum.
https://www.youtube.com/watch?time_continue=133&v=5hbfyo8alXg&feature=emb_title
The Commitments - Alan Parker (1991)
Divertente commedia tratta dal romanzo di Roddy Doyle del 1987, la pellicola di Parker (già regista di The Wall) narra le vicissitudini di un gruppo di amici che cerca di fondare una band soul nella periferia di Dublino. Un improvvisato manager figlio di un fanatico di Elvis, un cantante controllore d'autobus, tre coriste e sette musicisti. Tra concerti in oratorio, risse, rivalità in amore e spaccati di working class iralndese.

Bonus LOL
Tenacious D e il destino del rock – Liam Lynch (2006)
I Tenacious D sono un duo rock composto dagli attori e musicisti Jack Black e Kyle Gass, con 4 album all'attivo e una serie tv e un film dedicati. In questa commedia musicale demenziale la coppia si lancia nella mirabolante ricerca di un plettro magico forgiato con un dente del diavolo, per poter diventare la più grande rock band di tutti i tempi. C’è un cameo di Ronny James Dio nel ruolo di se stesso e uno di Dave Grohl come non lo avete mai visto: con corna ricurve e zampe di capra, nel ruolo di Satana.

This Is Spinal Tap – Rob Reiner (1984)
Divertente finto documentario su una finta band inglese, gli Spinal Tap, parodia della scena hard rock e heavy metal degli anni '80. Omaggi, citazioni e riferimenti continui a Scorpions, Led Zeppelin, AC/DC, The Rolling Stones, Queen, Aerosmith, KISS, Black Sabbath, Judas Priest, Motörhead.
Fun fact: Gli Spinal Tap appaiono in un cameo in versione cartoon nella puntata Lo Show di Otto dei Simpson (S3, E22): è il primo concerto rock per Bart e Milhouse.

Quel ragazzo della curva B – Romano Scandariato (1987)
Il Napoli sta salendo sempre più in alto nella classifica. Maradona pare benedetto da San Gennaro. Non c’è emozione più grande di vedere il Napoli vincere al San Paolo. Eppure, da qualche mese il calcio sta assumendo una piega violenta. Nino è un ragazzo normalissimo, con il suo gruppetto di amici che segue in religioso silenzio La domenica sportiva al bar, con il suo amore per la colta e bella Angela, che ama quanto il Napoli. È però il bersaglio prediletto di certi bulli che ultimamente si stanno avvicinando agli spacciatori e alla malavita locale. Gliela vogliono far pagare: ha avuto la brillante idea di fondare un fanclub dedito al fair play. Quel piccolo scugnizzo riuscirà a sconfiggerli e a vedere la sua squadra conquistare il suo primo scudetto. È un film che oggi potremmo definire trash, ma che contiene a sua volta a grandi linee due problemi giovanili allora molto ricorrenti: la violenza negli stadi e l’abuso di sostanze stupefacenti. Può piacere o no, Nino D’Angelo è un’icona pop. Infatti, ancora oggi è apprezzata la sua comica schiettezza tra i più giovani: lo dimostra il suo account su TikTok. La canzone che apre il film non è altro che uno degli inni del Napoli, se non il più famoso. Perfetto per chi è alla ricerca di guilty pleasure.

Articolo scritto a più mani da: Marzia Barbierato, Renato Anelli, Samuele Valori, Maria Vittoria Perin, Federica Di Gaetano , Silvia Rizzetto.