Sono abbastanza convinta che se The O.C. fosse ambientato nel 2025 e Seth Cohen fosse un pischello della Gen Z, alternativo e dagli ottimi gusti musicali, la colonna sonora conterrebbe almeno un singolo dei Royel Otis.
Il duo australiano composto da Royel Maddell e Otis Pavlovic richiama molto quelle sonorità scanzonate delle band che hanno costellato la celebre serie TV dell'adolescenza dei millenial, dai Rooney ai Thrills: canzoni abbastanza basilari, veloci e tremendamente orecchiabili, ma che hanno saputo riadattare e rendere contemporanee.
Dopo il debutto avvenuto in Santeria Toscana l'anno scorso, mercoledì sera hanno portato le loro chitarre elettriche e le loro atmosfere spensierate al Fabrique di Milano per l’unica data del loro meet me in the car tour.

La ribalta che ha colpito la band negli ultimi mesi è ben visibile: siamo passati da 500 persone a 2000 e tra il pubblico si sentono numerose conversazioni in inglese, segno che qualcuno è arrivato anche da oltre confine per ascoltarli. Anche la produzione ha subito un miglioramento: quando entrano in scena alle spalle della band si accende un grande ledwall su cui per tutta la serata passeranno scene iper estetiche dai loro videoclip e grandi scritte, tutte rigorosamente in minuscolo come vuole il nuovo album hickey, sui toni del rosa fluorescente, che rendono il concerto particolarmente instagrammabile.
Questo avviene sopprattutto nei momenti in cui le scritte, che per ogni brano hanno un riferimento a ciò che viene cantato, si adattano alla città, come durante Heading For The Door su cui campeggia meet me in milan, o al pubblico di cui Sofa King ne è il perfetto esempio: per tutta la durata del pezzo si alternano vari nomi di persona in italiano a cui fa seguito You're so fucking gorgeous, cantato ovviamente all'unisono.
Questo non è l'unico singolo per cui il pubblico va in visibilio, sfoderando tutta la voce che ha nei polmoni e muovendosi a ritmo. Per lo più i presenti si animano sui brani più recenti, come il primo pezzo inserito in scaletta, i hate this tune, ma anche moody, car e say something, segno inequivocabile che TikTok anche questa volta ha fatto il suo lavoro.

L'atmosfera che si respira è quella di una generale presa bene, è impossibile non scuotere la testa e battere a tempo piedi e mani quando partono Kool Aid e Fried Rice. I pezzi incalzano uno dopo l'altro, le pause sono molto poche, per uno show dalla durata totale di un'ora e venti.
I Royel Otis ancora una volta suonano freschi, leggeri e allegri, non smetterò mai di ripeterlo ma per la sottoscritta sono una versione 2.0 dei The Drums, e con una manciata di riff riescono contemporaneamente a farmi agognare l'estate e rimpiangere i bei tempi di Tumblr.
Ovviamente nel live non potevano non mancare le due cover che li hanno resi virali: Linger dei Cranberries, eseguita in una formazione intima composta da una chitarra acustica e un tamburello che permettono di far emergere la voce pulita e cristallina di Royel, e Murder on the Dancefloor di Sophie Ellis-Bextor, che ha trasformato il parterre del locale in una pista da ballo e arrivata poco prima del gran finale su Oysters in My Pocket.

Nonostante il live risulti un po' dispersivo a causa delle dimensioni della venue (in Santeria l'atmosfera era sicuramente più intima), la prima parola che mi viene in mente alla fine del concerto è "carino": sarà il rosa che campeggia davanti ai nostri occhi per tutta la serata, oppure quelle melodie sempre festose e frizzanti, sarà che Royel Maddell, con quella faccia acqua e sapone e i suoi outfit un po' baggy e y2k, è il perfetto emblema del moderno ragazzo della porta accanto. I Royel Otis sono la prova che anche nel 2025 l'indie rock scanzonato può arrivare al grande pubblico e le chitarre elettriche possono essere una valida alternativa al classico pop mainstream.
Fotogallery di Maria Laura Arturi.