Ai tempi del liceo i Kooks non mi stavano particolarmente simpatici, anzi quasi mi irritavano. Non per questioni strettamente musicali, ma per via dell'immagine che trasmettevano di bravi ragazzi. Specialmente il frontman Luke Pritchard. Mi dava l'impressione che la sua fosse un'immagine falsa e ipocrita. E quindi quando uscivano notizie come quelle che vedevano uno sbarbatello Alex Turner staccare l'amplificatore durante un live del rivale per dargli fastidio, non potevo che trovarlo estremamente divertente. Pregiudizi, che ci volete fare.
Ma perchè tutto questo pippone di cui non ve ne frega giustamente nulla? Semplice, perchè ieri, in un Fabrique sold-out di Milano sono dovuto ricredermi: Luke Pritchard è oggettivamente un tenerone. D'altronde come fai a non provare empatia per un cantante famoso che si scusa per essere salito sul palco con soli 15 minuti di ritardo? E poi sorrisi ininterrotti, parole di ringraziamento e occhi che esprimevano un'infinita felicità nell'essere riuscito a tornare in tour con la sua band dopo il Covid.
Il live è stato un tuffo nostalgico per tutti i presenti, che sono cresciuti con la band di Brighton come sottofondo adolescenziale. Il concerto si è aperto con la chitarra e voce di Seaside, mentre il resto della band è entrato in scena solamente durante la successiva See The World. Il palco era veramente minimal: giusto qualche led a incorniciare la pedana dove era poggiata la batteria, gli amplificatori e i sintetizzatori, nessuno schermo o telo con il nome della band.
Per il resto una setlist dedicata al quindicesimo anniversario di Inside In/Inside Out (ben 12 brani su 14 del disco in scaletta). Mentre del nuovo album 10 Tracks to Echo in the Dark di cui ci aveva parlato il chitarrista Hugh Harris (qui trovate l'intervista), giusto un assaggino con Closer, Cold Heart e Connection. Il pubblico intanto è preso bene, anche se si anima veramente solamente durante le hit che conoscono anche i profani: She Moves in Her Own Way, Always Where I Need to Be e Junk of the Heart (Happy).
Sento un tizio di fianco a me addirittura urlare "Dai oh, suonate Naïve che così ce ne andiamo a casa!". Ed effettivamente è un pezzo che non può mancare per concludere la serata.
E anche se siamo nel 2023, per una sera siamo tutti tornati indietro di qualche anno.