Se c'è una cosa che è rimasta dal concerto di ieri sera di Tom Meighan a Milano è la consapevolezza che sarà sempre lui l'anima dei Kasabian. Per quanto Sergio Pizzorno abbia tentato in questi anni di cucirsi addosso il titolo di leader e unico frontman della band inglese, la realtà dice altro. E dice che Meighan ha pagato e (come sottolinea una Santeria Toscana tutt'altro che piena) sta continuando a pagare per il gravissimo gesto di cui è stato responsabile nel 2020 verso l'allora compagna e oggi moglie.

Tom si presenta con un turnista alla chitarra, e anche se questo tour è interamente acustico, si muove sul palco come se stesse suonando con la sua vecchia band davanti a migliaia e migliaia di persone. La sua bravura e il suo talento in questi anni sono rimasti inalterati.
La scaletta è corta, 13 pezzi, di cui solo tre (Don't Give In, Movin' On e Rise) tratti dai due suoi recenti album da solista; mentre il resto, ça va sans dire, sono tutti i grandi classici dei Kasabian, da Club Foot che apre il concerto, alle immancabili Underdog, L.S.F., Empire fino ad arrivare a Fire che chiude la serata, mentre nel parterre volano birre a causa del pogo.
I presenti impazziscono per ogni canzone, si fa fatica a trovare una singola persona che non sappia ogni testo a memoria. C'è chi indossa una maglia del Leicester e gliela lancia sul palco per fargliela sbandierare e c'è anche una tenerissima bimba di cinque anni seduta a bordo palco. Lui la nota, chiede il permesso ai genitori di prenderla in braccio, scherza sul fatto che forse la piccola pensa che sia Harry Styles.

Il botta e risposta con il pubblico è costante, Meighan parla molto fra un pezzo e l'altro. È un fiume in piena, non fa che ringraziare di continuo tutti e portarsi le mani al cuore in senso di riconoscenza. Ha perennemente gli occhi lucidi, come se alla fine di ogni canzone, dopo lo scroscio degli applausi, facesse davvero fatica a non trattenere le lacrime, commosso dal fatto di avere ancora dei fan per cui la sua musica significa così tanto. Durante il concerto dichiara il suo amore per la moglie, presente in sala, quasi a voler dare una prova del fatto di essere stato perdonato ed aver espiato le proprie colpe.
In un certo senso l'effetto di Tom Meighan dal vivo in una venue così piccola rispetto a quello a cui era abituato con la sua band è come vedere un uccellino con le ali tarpate, o in una gabbia troppo piccola. È un concerto che sa di redenzione, con la consapevolezza di aver fatto una cosa gravissima e ingiustificabile, ma anche la determinazione di voler dimostrare al mondo di essersi impegnato a fondo per cambiare ed esserci riuscito.
Ricorda quasi il personaggio interpretato da Mickey Rourke in The Wrestler, una figura pubblica che ha sofferto molto a causa dei propri errori, è caduto in disgrazia, ma lotta con tutto se stesso per riconquistarsi quello che aveva. Perché una cosa è certa: i Kasabian senza Tom Meighan non esistono e Tom Meighan senza i Kasabian rimane confinato in una dimensione che è troppo piccola per il suo talento.
Qui sotto trovate le foto del concerto a cura della nostra Maria Laura Arturi: