19 luglio 2016

The Last Shadow Puppets @Ferrara Sotto Le Stelle, Ferrara | 5/07/16

Vi stancano le code interminabili e il dover disarmare le vostre bottigliette (togliendo il tappo) prima di un concerto? Il Ferrara Sotto Le Stelle è riuscito a trovare una soluzione brillante. Ce ne siamo accorti noi di NoisyRoad avvicinandoci alla splendida venue di Piazza Castello, per il primo concerto in Italia dei Last Shadow Puppets del 5 luglio scorso a Ferrara, data del tour per promuovere Everything You’ve Come To Expect (Domino, 2016).

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Ad accogliere i concert-goers fuori dall’entrata principale, infatti, c’era Girolamo Savonarola. Si tratta di una statua, è chiaro, ma è bene specificarlo, non si sa mai. Savonarola a parte, Piazza Castello è probabilmente uno dei posti più suggestivi in Italia per assistere ad un concerto. Con il castello che si erige imponente sulla piazza lo scenario è incantevole e romantico.

Decisamente meno incantevoli e romantici, ma anzi, ai limiti della decenza e dell’”ignoranza”, sono Alex Turner e Miles Kane, i Last Shadow Puppets. Lo spettacolo che hanno offerto al pubblico di Ferrara non è diverso da quello che circola in rete negli ultimi mesi, per quel che riguarda i video dei singoli e i live: #lovewins. Turner e Kane sono in perfetta simbiosi, si completano l’uno con l’altro, hanno trasceso la dimensione del “bromance” e l’hanno portata ad un nuovo livello. È amore.

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Ma oltre a scambiarsi sguardi, a tentare di cantare attaccati alle impalcature ed a condividere il microfono à la Beatles (con motivazioni diverse evidentemente), i Last Shadow Puppets hanno pure suonato. Inutile lamentarsi: un concerto dei Puppets non può durare più di un’ora e mezza al massimo. La durata di entrambi gli album supera a stento l’ora, per cui anche se li eseguissero tutti e due per intero non impiegherebbero più di due ore. Motivo, questo, per cui oltre ad un mix tra pezzi di The Age Of The Understatement e di Everything You’ve Come To Expect, Turner e Kane hanno inserito in scaletta due cover: Totally Wired (The Fall) e Moonage Daydream (David Bowie). Tributo a Bowie naturalmente d’obbligo, per loro e per tutti, anche se quest’anno per i tributi c’è l’imbarazzo della scelta.

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E tra qualche nota di un assolo presa meno bene su Used To Be My Girl, un verso sbagliato in Standing Next To Me e Calm Like You che diventa esplicitamente autoreferenziale, i Last Shadow Puppets – finché restiamo nel ristretto campo della musica – lasceranno un bel ricordo di questo live, se non altro per l’attesa eterna di un seguito a The Age Of The Understatement, nonché l’attesa di ascoltare live proprio quel disco. Tuttavia, parlandoci chiaro, se i Puppets avessero pubblicato un secondo disco dopo due o anche tre anni in Italia non sarebbero arrivati. Di mezzo ci sono decine di riflessioni sull’era AM e tutto ciò che ne conviene, ma è una storia vecchia e la conosciamo tutti.

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Dal 2008 ad oggi, però, molte cose sono rimaste esattamente le stesse, nonostante l’incremento vertiginoso del disagio manifestato da Turner e Kane, vedi, o meglio, ascolta quel «biting butter and crumbs» pronunciato da Miles in Separate And Ever Deadly: la stessa gioia per le orecchie sia su disco sia a Ferrara. Kane perfetto anche nell’energica Bad Habits, tanto criticata, ma che dal vivo rende alla grande. E con gli archi, fondamentali per l’esistenza stessa dei Puppets in quanto entità separata dagli Arctic Monkeys, a fare il lavoro sporco perfettamente, sia live, sia su entrambi i dischi. Per chiudere in bellezza il set, i Last Shadow Puppets ce l’hanno messa tutta e – bisogna ammetterlo – ce l’hanno fatta: Everything You’ve Come To Expect, Standing Next To Me e, soprattutto, In My Room.

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Con qualche variazione nella scaletta, Kane e Turner si sono esibiti anche il giorno dopo a Milano all’Alcatraz, dove un impianto che probabilmente consuma più in un concerto del Lussemburgo in un anno permette di assistere ad un concerto al chiuso anche in estate. Tra il pubblico, però, a differenza di Ferrara c’erano molti più genitori: chissà.