Nel regno della fantasia 2.0: gli M83 al Circolo Magnolia di Milano ci hanno ripagato di un'attesa lunga e sofferta. Tra dream pop e Tumblr, siamo entrati in un universo dove le canzoni sono le colonne sonore dei nostri sogni.
Ve lo avevamo annunciato già da tempo, questo concerto era uno dei più attesi del mese di giugno. Infatti, non siamo riusciti a chiedere di meglio, perché tra alti e bassi il duo targato Gonzalez e Fromageau ha portato uno show che racchiude tutto il meglio della band di questi ultimi decenni.
Con un palco semplice, sia dal punto di vista di luci e scenografie, gli M83 sono riusciti in un'impresa veramente epocale. Quella di non farci addormentare all'ennesima canzone solo strumentale. La scaletta vagava dagli esordi fino al nuovo album, Fantasy, in un tour dal sapore dream pop e tumbleriano. Ad aggiungere quel tocco di magia, un'ensemble di musicisti ben coesi tra di loro e super cazzuti nel loro compito. Il batterista su tutti.
Il set comincia con Water Deep proprio dall'ultimo disco, seguito a ruota dalla bellissima Oceans Niagara. Sicuramente i nuovi pezzi funzionano, ma meno delle loro versioni studio. Complice l'acustica particolare della venue: dove ti spostavi il suono arrivava in maniera diversa. Questo non è un male, certe cose funzionano e altre meno. Sicuramente i pezzi più vecchi, e anche famosi, hanno avuto il loro successo dal vivo.
Sì perché bisogna dirlo, molti erano venuti solo per quelle. Parlo di Wait, Midnight City o Outro. Tre canzoni, di un repertorio vastissimo, che hanno segnato intere generazioni grazie all'atmosfera cinematografica ed esistenzialista delle musiche. Ma la forza di questo gruppo di musicisti stava anche nella loro abilità a trasformare nell'arrangiamento i propri pezzi. Come per esempio il dittico di Sunny Boy, un'epopea di quasi nove minuti, dove la grazia e la dolcezza dell'anima dei ragazzi si è fusa con i synth anni '80.
Tra tutti i momenti, l'encore è stato sicuramente quello più scatenato. Grazie a Mirror, il pubblico si è liberato per la prima volta, veramente, in una grande danza corale durata più di quanto duri la canzone stessa. Come se fossimo usciti tutto dallo stato di trance e magia in cui ci eravamo catapultati. Per più di cinque minuti la tribalità del pezzo ci ha destati da un sogno meraviglioso, non quanto la realtà che stavamo vivendo.
A fine concerto ti chiedi generalmente cosa ti è piaciuto. In questo caso, tutto. Le imperfezioni sono all'ordine del giorno e niente può rovinare l'esperienza generale se non il proprio giudizio troppo selettivo. Questa è una band che deve essere vista dal vivo, punto e basta. Perché in quasi due ore, il pubblico è stato veramente teletrasportato nel regno della fantasia 2.0: gli M83 ci hanno regalato un grande concerto al Circolo Magnolia di Milano.