Quando vai a un live di Oliver Tree, sai già che non assisterai a un concerto tradizionale. Ieri sera al Fabrique di Milano non c'è stata eccezione. E non lo era stata nemmeno ai Magazzini Generali quando eravamo andati sentirlo un anno fa.
La venue milanese per l’occasione è a capacità ridotta. Fin da subito la folla si prende bene sia con l’opening Tommy Cash (rapper estone salito sul palco in accappatoio e mutande), che con i successivi Super Computer, due dj che fanno EDM indossando in testa dei computer giganti.
L’inizio del live di Oliver Tree è folgorante. È come essere catapultati all’interno di un episodio dei Griffin, con l’artista che seduto su un divano, dando le spalle al parterre guarda i video trasmessi sul megaschermo che sta dietro al palco. Esattamente come la sua musica, anche i suoi concerti sono dei meta-live: c’è tanto surrealismo, dadaismo e demenzialità nei vari video di finti adv trasmessi, tutti interpretata da lui. Il risultato centra in pieno l'obbiettivo: ti ritrovi a pensare nella tua testa “WTF” tutto il tempo. Finita questa prima fase, si alza dal divano e finalmente inizia a cantare, appoggiato a una live band di suoi sosia.

Lo show (perchè alla fine di questo si tratta, ancora più che un concerto) è diviso in tre atti, ciascuno dedicato a uno degli album della sua discografia, dal più recente Alone In A Crowd al più vecchio Ugly Is Beautiful.
Oliver è uno showman nato, un catalizzatore di caciara, ironia e umorismo, che quasi per caso si ritrova anche a cantare. La sua musica ascoltata senza contesto (e quindi senza l’appoggio di videoclip o meme da internet) non avrebbe la sua stessa forza. D'altronde è esploso grazie ai social: Vine prima e TikTok poi.
E lo show ne è un prova. I primi 50 minuti volano che sono una meraviglia: si viene catapultati in questo meta mondo surreale, e si ride veramente tanto. Dopo un po’ però la formula risulta ripetitiva: i cambi palco sono veramente troppo lunghi (fra un “atto” e l’altro Oliver deve fare il cambio di costume e parrucca, e al suo posto sale su un palco travestito da alieno che canta in playback).

Nonostante questi cali di tensione, la gente continua a ballare e a saltare. "È fantastico chiudere il mio tour nella mia città, Milano!" urla con il suo classico umorismo demenziale. Alla fine Oliver Tree è questo: prendere o lasciare. Sai che non è un cantante "tradizionale" nel vero senso della parola e di conseguenza, il fatto che probabilmente faccia uso di tracce vocali raddoppiate per mascherare le sue stecche, passa in secondo piano. D'altronde è una di quelle cose che l'ascoltatore medio neanche nota dal vivo.
Il set si chiude con le note della hit Life Goes On: e per l'ennesima volta il parterre è un oceano di braccia al cielo che si muovono a ritmo.
Tornato sul palco per l'encore, salgono sul palco con lui ad aizzare la folla Tony Stark e Doctor Strange (ovviamente non erano Downey Jr. e Cumberbutch, ma è anche inutile puntualizzarlo). Il tutto completamente a caso, in pure stile Oliver Tree. Dopo di che si lascia andare a una serie di ringraziamenti serio-ironici infiniti, tanto che diverse persone iniziano ad avviarsi verso l'uscita in anticipo. La vera pecca dello show infatti è proprio lo sbilanciamento fra canzoni effettivamente cantante e cazzeggio sul palco/proiezioni di video e quant'altro.
Se al prossimo tour riuscirà a limare questi aspetti, l'impressione è che niente riuscirà a fermarlo.
Qui sotto trovate gli scatti dello show della nostra Maria Laura Arturi: