17 novembre 2023

Seduti al Biko di Milano ad ascoltare ipnotizzati Westerman

Il bello di vedere concerti in locali piccoli come il Biko di Milano è che non sai mai cosa puoi aspettarti. Può capitare di ritrovarsi ammassati l’uno sull’altro, inscatolati come delle sardine per una band che in quello stesso momento scopre che in futuro potrà ambire a location più ampie. Può anche succedere che ci si ritrovi improvvisamente immersi in un’atmosfera da club londinese di periferia. Oppure, al contrario, in un contesto distante e altro. Come è avvenuto ieri sera con Westerman.

Il cantautore inglese alla sua seconda data milanese, la prima era stata l’anno scorso come ha ricordato lui stesso dal palco, si presenta con una band e non più in versione acustica chitarra e voce. Tuttavia, il pubblico ha approcciato il concerto come se lo fosse. Gran parte degli spettatori era seduta sul pavimento a gambe incrociate, influenzata forse dall’apparente calma e dal carattere etereo dei brani di Westerman. Un’esperienza comunitaria che ricordava quella dei grandi festival folk con l’unica differenza che per terra non c’era un prato. Ma poco importa, perché c’era la musica.

Credits: Renato Anelli

Sia chiaro Westerman non ha realizzato un concerto folk, anche se il suo ultimo album An Inbuilt Fault – come ci aveva raccontato in un’intervista – è nato in un contesto geografico italo-greco che ha fortemente influenzato l’anima acustica dei nuovi brani. Proprio la presenza della band, un bassista, un tastierista e soprattutto una batterista dall’anima jazz impeccabile, ha conferito una nuova vita alle canzoni del suo secondo disco, oltre che a rendere giustizia a quelle del suo debut. La scaletta, in realtà, ha lasciato molto più campo ai pezzi di Your Hero Is Not Dead. Nel corso della serata si sono susseguiti classici come Confirmation, I Think I’ll Stay e l’immancabile Blue Comanche. C’è stato persino spazio per Roads, uno dei primissimi pezzi pubblicati da Westerman.

Come già accennato, sono però le canzoni di An Inbuilt Fault quelle che maggiormente risentono dell’ingresso della band. I, Catallus e CSI: Petralona esplodono con un arrangiamento molto più rock rispetto alla versione studio che le rende quasi dei brani inediti. Westerman, però, sa quando e quanto spingersi oltre. Se Take, con cui ha aperto il concerto, non aveva bisogno di troppe rivoluzioni - così come l’energica Pilot Was a Dancer - Idol; RE-run ha rappresentato il giusto compromesso tra versione originale e resa dal vivo. L’arpeggio di chitarra iniziale ha mantenuto l’animo intimo della canzone, rendendo ancora più efficace l’inedito crescendo strumentale del finale.

Credits: Renato Anelli

L’intensità, intesa come spessore del suono, della voce e delle emozioni trasmesse dai brani eseguiti, è l’elemento preponderante dell’intero concerto. Westerman si trasforma continuamente sul palco. tra una canzone e l’altra sembra muoversi in modo impacciato tra le diverse chitarre posizionate davanti a lui e pronte per l’utilizzo. Eppure, cambia del tutto quando inizia a suonare e cantare. Man mano che il concerto è andato avanti la sua performance è salita di livello in modo costante. Poco prima della fine è arrivato anche un regalo. Dopo aver rivelato di essere nella fase di scrittura di un nuovo album, Westerman ha eseguito l’inedito Nature of a Language, già portato dal vivo in qualche data del suo tour. Non possiamo essere certi della natura che avrà il brano registrato, ma la sua versione dal vivo è da pelle d’oca. Come dovrebbero essere tutte le sorprese, d’altronde, altrimenti che senso hanno?

 

Qui sotto trovate gli scatti della serata del nostro Renato Anelli.