Se ad Atene, in Sogno di una notte di mezza estate, fervono i preparativi del matrimonio tra Teseo e Ippolita, a Roma Alex Kapranos e soci, per tutti i Franz Ferdinand, chiudono i concerti di agosto dell'estate romana come meglio non si poteva fare. Su di un palco che ricorda quello di una commedia teatrale del Seicento, le quinte sono organizzate con un lungo arco prospettico che occupa tutto lo stage ai cui estremi c'è la batteria di Audrey Tait (il nuovo innesto del gruppo dal 2021) e, dall'altra parte, una piccola piramide di scalini.

L'ingresso dei Franz Ferdinand non è né monumentale né tantomeno epico: Alex, Dino, Julian, Bob e Audrey entrano sul palco come degli amici pronti a farti divertire e non deludono le aspettative. A guidare il gruppo c'è ovviamente Kapranos: non sta fermo un minuto, continua, instancabile, con i suoi jumping jack nel mentre che inizia assoli alla chitarra, stringe qualche mano dal pubblico ed è chiaro come sia più che contento di essere tornato nella Capitale. Per i Franz Ferdinand si trattava della seconda volta alla Cavea, dopo l'esordio nel 2018 per presentare Always Ascending. Adesso, pur se la formazione è in parte cambiata, l'energia è rimasta veramente la stessa. In loro supporto, anche l'ottima intro tratta da Una pallottola spuntata, che ha permesso loro di essere introdotti al pubblico senza eccessive pomposità.

I Franz Ferdinand sono lì per suonare e, senza troppi preamboli, in un'ora e mezzo di live suonano venti pezzi, di cui quattro al bis. Il trittico di brani che funziona meglio, uno dopo l'altro, è anche quello dove il concerto raggiunge il proprio apice ed è composto da Do You Want To, Evil Eye e Build It Up, portando il pubblico ad esaltarsi, in un parterre pieno zeppo di fan della prima ora. L'elemento che più colpisce è il fatto che, nel percorso fatto per arrivare alla venue, erano tantissimi i britannici arrivati per il concerto. Complice anche il sabato e un momento di fine estate ottimo per farsi un weekend romano, la minoranza rumorosissima brit si è fatta sentire eccome, trasformando il parterre in una vera bolgia quando sono risuonate per tutto l'Auditorium le prime note di Take Me Out.

Una menzione speciale anche per Black Eyelashes, tratta dall'ultimo album The Human Fear. Alex lascia per un attimo la sua fida chitarra con battipenna leopardato, per imbracciare un bouzouki, il mandolino greco. Sembra proprio che l'amore per l'arte classica non manchi: oltre alla scenografia, agli strumenti tipici greci, è proprio un pezzo come Ulysses ad essere la perfetta conclusione del concerto. Poi arrivano i bis: Hooked dal vivo dà una scossa incredibile e appare ormai chiaro come la direzione intrapresa dai nuovi lavori dei Franz Ferdinand sia diversa rispetto alle hit chitarrose del passato ma comunque in sintonia rispetto alle fatiche precedenti. In effetti, il timore pre-live era probabilmente quello che i nuovi brani (vedi anche gli stessi innesti di nuovi strumenti e un apparato elettronico più pesante rispetto al passato) potessero essere troppo discordanti nell'economia di un intero live, ma questo non è accaduto, affatto. Le greatest hits ci sono ma quando mancano, a supporto, ci sono dei nuovi pezzi pronti a non alterare il livello qualitativo del concerto. Che cosa vi aspettavate? Sono pur sempre i cari vecchi Franz Ferdinand.