26 aprile 2022

La pacatezza del cantautore: intervista a Nuvolari

Immaginate di miscelare assieme l'istinto di Dalla, il romanticismo di Cremonini e la profondità di Guccini. Poi immaginate che questo personaggio abbia sempre con sé una chitarra acustica e che per un'ora e mezza vi intrattenga con i suoi brani. Questo è un po' Nuvolari, all'anagrafe Matteo Pisotti, classe '96, piacentino. Capace di condensare poetica, bellezza e innovazione, alternando ritmi lenti ad altri più celeri e creare un mix perfetto, tanto che Bomba Dischi lo ha subito messo sotto la sua ala protettiva.
Un animo e un aspetto buono, presente anche nella sua ultima uscita, un singolo: Farabutto. Definita come appendice di un percorso (quello del primo album, Lentamente), un cerchio che si chiude prima di ricominciare a ritirarsi in studio e immaginare un potenziale secondo album.
Lo abbiamo raggiunto telefonicamente, in una di quelle chiacchierate calme, pacate e che hanno la peculiarità di avere veramente tanto da dire.

 

Se dovessi darne una definizione, sapresti dire chi è Nuvolari? 

Penso sia un ragazzo che da ormai 5-6 anni scrive canzoni e che continua a farlo, cercando sempre di farlo con semplicità senza troppe sovrastrutture e si diverte nel farlo.

È cambiata l’interpretazione, il modo di agire, o meglio, il lavoro e la cura che ci metti per realizzare un testo?

Sì, assolutamente. Oggi ho 25 anni e ho iniziato a scrivere che ne avevo 17-18, quindi avevo un approccio molto più amatoriale, ingenuo. Molto meno razionale, ma col tempo ho imparato a pensare quello che volevo scrivere e comunicare.

Per l’uscita del tuo ultimo singolo, Farabutto, hai collaborato con Iacopo Sinigaglia: era la prima volta che produceva un tuo brano? Com’è stato lavorarci assieme?

Iacopo ha prodotto tutto il mio disco: Lentamente. Tra questi brani c’era anche Farabutto, ma che per varie ragioni abbiamo escluso dall’album e abbiamo fatto uscire soltanto ora. Era la prima volta che lavoravo con lui: è stato molto formativo. Ha una maturità più alta rispetto alla mia (che era la prima volta che mi approcciavo al mondo della produzione e della registrazione in studio). Lui è stato anche una sorta di guida per me, molto stimolante.

Però ora sono curioso: come mai avete deciso di escluderla?

Inizialmente è stata esclusa perché selezionata per Sanremo Giovani, quindi aveva partecipato alle selezioni e dato che l’uscita del disco e le selezioni erano contemporanee, per forza di cose era stata esclusa. 

Quindi era la primissima volta che registravi in studio?

No, avevo già fatto qualcosa in studio. Però erano più esperienze in presa diretta e non una vera e propria produzione. In passato sia la registrazione sia gli arrangiamenti erano diretti molto da me , mentre qui con Iacopo era la prima volta che avevo sia un produttore materiale che artistico e diceva la sua sulla realizzazione delle canzoni. Diciamo che Lentamente è stato il primo lavoro con dietro una produzione artistica.

Non tanto tempo fa avevi avviato una carriera col tuo nome e cognome poi poi farla confluire con Nuvolari: mi puoi spiegare il perché di questa esigenza?

A 17-18 uscivo con nome e cognome e avevo pubblicato un EP. Poi quando ho incontrato Bomba Dischi ho deciso di cancellare il materiale che avevo prima, appunto perché lo trovavo un po’ acerbo. Al massimo erano comunque 5-6 canzoni. Diciamo che l’approccio non è mutato, nemmeno a livello artistico di progetto, ma semplicemente è cambiato il nome ed è tutto un po’ in continuità.

 

Apprezzo moltissimo le copertine dei tuoi singoli (nonché dell’album uscito): il processo creativo della copertina è strettamente legato al testo del brano, oppure è un mondo a parte?

Le copertine le ha illustrate tutte Antonio Pronostico, con il quale abbiamo fatto anche tutte le copertine dei singoli dell’album Lentamente. È tutto lasciato a lui da un punto di vista creativo, ma quando c’è da fare un’illustrazione ci sentiamo sempre e scambiamo le nostre idee. Partivamo dal testo della canzone e le idee che circolavano erano di entrambi, magari vari spunti o immagini mentali. Poi, lui andava a finalizzare però diciamo che le storie dietro le copertine le creava lui.

Arriviamo all’uscita più recente: come nasce Farabutto

Tra i pezzi scritti che ci sono nel disco, è addirittura uno dei primi che ho scritto. È stato uno dei pezzi che personalmente mi ha dato quel cambio di passo nella scrittura. È stata una di quelle canzoni che mi ha permesso di scrivere in modo un po’ diverso…

Farabutto ha precise influenze non musicali?

No, non precisamente. Sicuramente tutto influisce, però non c’è un riferimento chiaro. Di certo in quel periodo penso stessi leggendo Marquez, però non c’era un riferimento e un'influenza diretta: ma per come vivo io queste cose è un po’ come avessi un grande calderone da cui attingere quello delle influenze musicali e non.

Non so se puoi dirmi qualcosa in merito: mi hai accennato che Farabutto è un po’ un’appendice a Lentamente. In ogni caso ti chiedo se potrebbe essere anche parte di un progetto più sostanzioso che potrebbe uscire nel corso dell’anno…

È un singolo che va a concludere il percorso avviato col primo disco. Sicuramente adesso sto riordinando le idee, Farabutto va a chiudere il cerchio e spero di portarlo in giro a suonare quest’estate. Non fa parte di un progetto, né è un’anticipazione futura di qualcosa che verrà. Deve ancora prendere forma un secondo disco, proprio nei miei pensieri.

Il 3 aprile molto probabilmente ci vediamo all’Alcazar per Spaghetti Unplugged: è il tuo primo concerto post pandemia? 

No, perché per fortuna lo scorso autunno-inverno abbiamo suonato in qualche piccolo club. Però è il primo concerto dell’anno, questo sì.

Cosa significa per te?

Per me è molto liberatorio. C’è una situazione diversa, non solo per chi suona ma anche per chi va a sentire i concerti. Si respira forse un po’ più di leggerezza dal punto di vista anche delle restrizioni. Io spero che questa sia una vera e propria ripartenza, anche per quanto concerne il mondo dello spettacolo in generale e più specificatamente per la musica che è forse uno dei settori che ha sofferto di più.
Incrociamo le dita e speriamo bene!