Double Infinity Big Thief
7.5

Prima arriva un flusso incontrollato di emozioni, poi la delicata sperimentazione sonora che lo accompagna: come sempre quando si parla di Big Thief è un’emotività inspiegabile a trainare il carro, catturando la nostra attenzione. Double Infinity, il nuovo album fuori dallo scorso 5 settembre, nel suo essere una grande jam session, non esce da questo paradigma.

È il sesto album per i Big Thief, il primo senza il bassista Max Oleartchik, membro storico che li ha lasciati a luglio dello scorso anno, ma anche il primo a nascere sotto la stella positiva dell’algoritmo e delle playlist di Spotify, in grado di masticare, risputare e cambiare le linee temporali nei modi più inaspettati e che, negli ultimi anni, ha spinto soprattutto il loro debut album Masterpiece (2016), facendolo riscoprire a molti (di questo meccanismo distorsivo parla molto bene Liz Pelly nel suo saggio Mood Machine, fyi).

Big Thief fotografati da Daniel Arnold
Big Thief | (c) Daniel Arnold

Rimasti in tre, Adrianne Lenker, Buck Meek e James Krivchenia convocano 10 musicisti scelti agli studi di registrazione sulla 53esima strada di Manhattan, presso quelli che ufficialmente si chiamano Avatar Studios, ma che tutti conoscono come Manhattan Power Station in riferimento alla funzione storica dell’edificio. Con una passato di reticenza verso featuring e collaborazioni, Krivchenia spiega così il desiderio di apertura a nuovi input dei Big Thief:

“Noi tre suoniamo insieme da così tanto tempo che penso che le energie fossero un po’ bloccate. Sai, ti abitui talmente tanto al modo in cui suonano gli altri. (…) Ma stare in un gruppo più grande ti scuote da tutto questo, perché all’improvviso non stai più suonando solo con i tuoi amici più stretti. Con quegli amici puoi essere super intimo e aperto, ma puoi anche permetterti di essere un po’ stronzo.” - da Pitchfork

Schiacciando play alle nove tracce sotto il Limone Verde – che purtroppo gioca in un campionato a parte per le copertine più brutte del 2025 – la dimensione corale di Double Infinity si sente. In Words, nel cui video, a metà tra il kitch e l’onirico, Adrianne Lenker indossa un cappello degno di Boy George in Karma Chamaleon, l’effetto è quello di una voce solitaria che si apparta a cantare la propria melodia mentre il resto della banda continua a provare restandole indifferente. No Fear, pezzo noise prettamente strumentale da 6 minuti e mezzo, fa da manifesto di questa fase di apertura: forse, la mancanza di paura ha proprio a che vedere con il provare cose nuove, buttarsi nella mischia di sconosciuti, proprio come spiegava James Krivchenia.

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Anche se il lato groovy e country-folk del precedente Dragon New Warm Mountain I Believe In You (2022) sono ridotti all’osso, non mancano comunque pezzi più Big Thieffiani, su tutti Los Angeles e la title track Double Infinity.

Nella prima la voce nasale di Lenker si riprende il suo ruolo da regina e guida un accompagnamento musicale piuttosto minimale, in una ballad su un amore sgangherato, realistico, pieno di dettagli, esattamente come ci hanno abituato. La seconda, invece, con il suo ritmo sincopato e il finale tronco apre a un altro grande tema del disco: quello del tempo che passa, delle sfide inaspettate che la vita ci pone, della voglia di scappare, vivere a modo nostro e dello sguardo della società sulle nostre scelte. Il titolo dell’album indica proprio gli infiniti interiori di due individui che si stanno di fronte e sono ognuno, contemporaneamente, un infinito a parte.

I Big Thief fotografati da Alexa Viscius
Big Thief | (c) Alexa Viscius

Incomprehensible, “lasciatemi essere incomprensibile”, il primo brano dell’album con il suo andamento funk, è una richiesta di libertà dai canoni sociali, di “indossare calzini e scarpe spaiate” e di invecchiare senza vergogna:

"'I'm afraid of getting older', that's what I've learned to say

Society has given me the words to think that way

The message spirals, 'Don't get saggy, don't get grey'

But the soft and lovely silvers are now fallin' on my shoulder"

Qualche volta la vecchiaia viene esplorata anche come simbolo di saggezza, come avviene in Grandmother, sottile dialogo immaginario tra un’anziana che racconta alla nipote scenari del passato che sembrano una favola e viene a suo volta rincuorata per tutto ciò che rimpiange.

Big Thief, foto di Genesis Baez
Big Thief | (c) Genesis Baez

Double Infinity, con la sua coralità improvvisata e inaspettata e il suo assetto musicale volutamente disordinato, può considerarsi un lavoro di passaggio per i Big Thief, forse ancora in fase di riassestamento dopo l'uscita di Oleartchik; tuttavia la sua uscita sul mercato è un ottimo friendly reminder dell'esistenza dei Big Thief nella scena alt-rock, ma soprattutto un'ottima e apprezzata scusa per indire un tour europeo che è già stato annunciato.