Quando si scopre qualcosa di nuovo ci colpisce subito perché, in mezzo a tutto quel piattume ormai saturo, spicca come una giraffa al Polo Nord. Ed è anche per questo che in quel fatidico 2013 i Disclosure si sono guadagnati l'attenzione da parte dell'intero panorama musicale e radiofonico mondiale. Così, raggiungendo un primo posto di qua, prendendo un disco di platino di là e rendendo famosi anche oltre oceano artisti come Sam Smith, hanno rinnovato la musica EDM a livello globale. Sui beat della musica house riescono ad instillare piccole gocce di tanti stili diversi producendo brani ad hoc per gli ospiti che li interpreteranno vocalmente. Rendendo così, ogni canzone, unica a modo loro.
I due fratelli del Sud di Londra, Guy e Howard Lawrence, all'epoca avevano dalla loro parte la giovinezza e la freschezza nelle idee. E sono riusciti con Seetle nel 2013 ad aggiornare la musica "da discoteca" per farla approdare finalmente nel XXI secolo modernizzandola con delle spruzzate di UK garage e R&B a volontà. L'ascesa è stata rapida e forti anche del Grammy per Caracal (2015) hanno dimostrato nuovamente di poter rinnovare e rinnovarsi trovando la loro maturità musicale.
I successi firmati insieme ad artisti come Lorde (Magnets), lo stesso Sam Smith (Latch e Omen) e The Weeknd (Nocturnal) li hanno portati ancora più su, più in alto verso vette dalle quali o si cade rovinosamente oppure si noleggia un jet per arrivare nello spazio, ancora più su. Oppure si noleggia preventivamente un materasso gonfiabile per attutire la caduta. Di sicuro le loro non sono hit e/o brani ballabili effettivamente nelle discoteche – anche perché, ora come ora, non avremmo nemmeno questa soddisfazione. Sigh –. Però conquistano le classifiche e le nostre giornate continuando a rimanerci in testa.

Questo è successo a me (anche se non penso di essere l'unica) non appena i primi brani sono usciti allo scoperto. Grazie ad alcuni EP, infatti, brani come ENERGY, My High e Douha (Mali Mali) sono stati rilasciati prima della pubblicazione dell'album ENERGY il 28 agosto per la Island Records. Questi sono i tre singoli che hanno dalla loro parte artisti di grande calibro che impreziosiscono i prodotti del duo. L'album vanta un numero elevatissimo di ospiti, featuring e collaborazioni che esaltano alcuni dei brani prodotti e che sono - come detto sopra - molto probabilmente il materasso gonfiabile di salvataggio. ENERGY non è un disco da 10 e lode e non spicca fra i loro pluri premiati successi ma grazie ai rapper, musicisti e cantanti di sicuro riesce a farci riascoltare più di qualche volta slowthai che rappa.
La canzone omonima dell'album vede come voce quella di Eric Thomas, oratore motivazionale già pluri-osannato per la sua comparsa in When A Fire Starts To Burn nel primo lavoro dei fratelli Lawrence. ENERGY cattura l'attenzione ed è effettivamente una scarica di pura energia. E, ancora una volta, Thomas aiuta a catalizzare l'ascolto non solo nei consistenti ritmi tribali del pezzo ma anche nelle parole. «If you are alive / I know you ain’t reach your best yet / You got more, you could do more / You could see more, you could be more, alright? / Right now, you should feel invincible / Powerful, strong, look». Sono parole che dopo aver passato un periodo così sembrano volerci spronare a tornare i combattenti di un tempo.

L'afro-beat è presente massicciamente in questo disco e, a quanto pare, i Disclosure lo sanno modellare a proprio piacimento. Infatti Douha (Mali Mali) è uno dei singoli di punta di questo album che, grazie a Fatoumata Diwara, ci regalano anche un bel video suggestivo per un brano French Touch dalle contaminazioni lontane. Anche Lavender, in collaborazione con Channel Tres, dona agli ascoltatori un altro momento dell'elettronica francese che i ragazzi dosano sapientemente riuscendo a sedurre in un ambiente come quello di una discoteca sussurrando «Get closer baby».
Un altro tema trattato in questo album possiamo sentirlo nel primo brano Watch Your Step e in Birthday: quella R&B americana dai colori vivaci e così pop da non poter star fermi. Kelis nella prima e Kehlani e Syd nell'ultima, insieme a tutti gli artisti presenti in questo album, potete scovarli nella "mappa" - illustrazione della copertina del disco – nella home page del sito del duo inglese. A tutti ovviamente è stata donata la "faccia" dei Disclosure. Who Knew? vede invece la collaborazione con Mick Jenkins la cui voce viene alterata e stratificata contrastandola al tranquillo paesaggio sonoro.
Ce N'est Pas viene arricchita dalla voce suadente dal sapore soul di Blik Bassey, cantante camerunense, che sottovoce enuncia le lyrics in lingua francese circondato da un basso fatto di puro groove. In Reverie, un sogno ad occhi aperti, Common ci parla di una visione migliore di se stessi in un mondo fantastico. Il brano è incalzante grazie al rapper mentre la melodia cerca di trasportarci placidamente verso dimensioni lontane. Ma il perno di questo terzo lavoro dei Disclosure è sicuramente My High. Appena ho notato la collaborazione con slowthai mi sono detta "ok, sarà una bomba". Il rapper riesce a trasformare tutto quello che tocca in f*****o oro – parafrasando le sue tipiche lyrics -. slowhtai insieme ad Aminé portano ad un altro livello la definizione di hit da canzone pop a ritmo intrigante con un rap coinvolgente.

Però, se devo essere sincera, i brani degni di nota, sfortunatamente sono classificati come "interludi". Fractal e Thinking 'Bout You spiccano tra tutte le hit e le collaborazioni di quest'album. I Disclosure sono talmente bravi da renderli fuggevoli eppure così degni di attenzione da doverli riascoltare ancora, ancora e ancora. La musica disco anni '80 e quei cori alla Earth, Wind & Fire sono compressi in poco più di due minuti in Thinking 'Bout You. Troppo poco per idee del genere che avrei avuto il piacere di sentire sviluppate molto di più. I bassi pieni di groove, i riff di chitarra prettamente funk presenti in questo "interludio" regalano anche ad alcune canzoni di questo album una nota di riguardo. Mentre per Fractal la chill wave la fa da padrona insieme a delle batterie così belle - parlando di suoni effettivi - che è un peccato potersi godere per soli due minuti.
Le influenze sono tante e le idee ancor di più e questo ritorno dopo cinque anni ci porta a pensare che i fratelli Lawrence non vogliano conformarsi. Ma in ENERGY sembra non abbiano trovato la formula del successo dei precedenti lavori. Inoltre non possono nemmeno contare sul fatto di portare la loro musica nei club affollati, afosi e pieni di fan ballerini. Tanto che i media pensano possano essere tra gli artisti ingaggiati per quei lussosi e dispendiosi illegal rave che si stanno tenendo in tutta Europa riuscendo così a portare il loro nuovo album su dei palchi. Ma noi non ci occupiamo di questo, bensì solo di capire quando potremo vederli nuovamente live, magari proprio in suolo italiano.