Chaos Angel Maya Hawke
6.5

Dopo l'esperimento di Blush, pensavamo che Maya Hawke non stesse facendo sul serio con la musica. Non tanto per la qualità delle canzoni - sempre di buon livello - quanto più perché, si sa, in piena pandemia abbiamo fatto progetti che ci tenevano occupati in maniere differenti dal normale, un po' anche per colmare dei vuoti. Da quell'agosto del 2020 in pochi si sarebbero aspettati che la Robin di Stranger Things potesse pubblicare altri due lavori: Moss (2022) e Chaos Angel, uscito lo scorso 31 maggio. Nel mentre, da quell'agosto che ha segnato il suo ingresso nel mondo della musica, c'è stato un cambio di produttore (Christian Lee Hutson, grande amico di Phoebe Bridgers) e l'inserimento graduale nel progetto del fratello minore Levon, con il quale ha co-scritto la prima traccia di questo nuovo lavoro.

Ed è proprio da Black Ice che facciamo partire il nostro viaggio.

maya hawke chaos angel recensione
Maya Hawke | Foto press

Se in Moss le atmosfere chitarra e voce rievocavano una Maya Hawke che cercava di fare il verso à la Taylor Swift di Folklore, in questo caso la maturazione sembra essere arrivata a compimento. Non si parla più dell'amore adolescenziale, o almeno, non è il concept primario del disco (che era invece l'ingrediente fondamentale nei due precedenti) e si analizza con più risolutezza la propria interiorità: le strofe raccontano di un sogno psicotico, il ritornello della difficoltà di essere umani. Questi due fattori decisivi rappresentano il paradigma del cambiamento, con delle sonorità che, questa volta, giocano tra un James Blake d'annata e Adrianne Lenker.

Anche la successiva Dark prosegue questo filone: dalla sensazione cupa del percepire di avere un qualche tipo di colpa nel lasciare la persona amata, al parlare di insonnia, di cui Hawke ha sofferto durante il periodo della pandemia. Stilisticamente non è al suo massimo, come anche Okay e Better, probabilmente le meno ispirate tra tutte. La prima è un esperimento inutilmente ripetitivo, la seconda anche... ma con l'autotune. Di buon gusto, invece, il singolo Missing Out - che si presenta come la nuova Thèrése di Moss: un pezzo sincero, che parla anche del difficoltoso rapporto di relazione con i media quando scopri che i tuoi genitori sono delle star, lasciandosi anche andare ad una azzeccata battuta sul suo stipendio dopo l'ingaggio di Netflix.
Wrong Again - e qui arriviamo al giro di boa - ha probabilmente la miglior coppia di versi scritti per Chaos Angel:

Falling is the fastest way
To make an old friend

Quante volte ci siamo cascati?

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Quando mancano quattro brani alla fine del disco ci sorge la curiosità di dove possa spingersi questo nuovo lavoro targato Mom + Pop (per capirsi, tra gli altri, l'etichetta ha sotto contratto Flume e Tash Sultana). Big Idea - oltre ad avere una posizione sull'IA rivedibile che farebbe drizzare i capelli non solo ad Elon Musk - fa capire i limiti della cantautrice newyorkese che però è anche un campanello positivo che dice anche fin dove può spingersi. Trovasse una certa continuità su questo filone sarebbe una vera rivelazione del country pop ma per farlo dovrebbe, probabilmente, dare meno spazio all'amore adolescenziale, che resta una costante

I feel your heart beating in your hair
Drinking fresh milk at the county fair

e preferire, invece, una testualità più adulta. Quella sarebbe la vera big idea.

Hang In There è il brano più impegnato tra tutti. Più che un grido di aiuto, una vera e propria scialuppa di salvataggio per un amico incastrato in una relazione tossica. Il brano è vero e... cavolo se si sente. Un perfetto miscuglio tra le sonorità dei due album precedenti. La difficoltà vera di Chaos Angel è il fatto che a volte purtroppo si perde per strada e cerca costantemente di rimettersi in carreggiata con buoni - in questo caso ottimi - pezzi. È un disco a suo modo adrenalinico, perché è una montagna russa con alti picchi, ma anche forti discese da alta quota.

Abbiamo parlato a sufficienza della componente testuale, ma, alla fine, come suona Chaos Angel?

Promise, il penultimo brano, può essere un buon esempio per parlarne: le chitarre sono fresche e la componente elettronica è di livello. Come già detto - tralasciando Better - la voce appare poco trattata, un deciso punto a favore rispetto al lavoro precedente. Hawke ha scoperto di avere una bella voce, motivo per cui è necessario farla risaltare. Talvolta si raggiungono veramente standard alti, al livello di Marika Hackman in Slime ma in generale l'album colpisce a intermittenza. Di certo parliamo di un passaggio più adulto rispetto a Moss. Può suonare come un paradosso, tuttavia, almeno dal punto di vista musicale, l'acerba Hawke in Blush sembra ancora essere la più vera e sincera rispetto alle versioni successive. L'ingresso della batteria a più di metà del pezzo è ormai un marchio di fabbrica, ma probabilmente qualche volta sarebbe bello anche variare, oramai arrivati al capolinea del terzo disco. Il finale in crescendo fa quasi dimenticare i giri a vuoto di alcune canzoni.

Ormai a 25 anni suonati, sembra che la strada per la figlia di Uma Thurman ed Ethan Hawke sia tracciata. La speranza è che si prenda tutto il tempo necessario per far sedimentare quanto fatto finora, per poi tornare con qualcosa di più innovativo e incisivo nel prossimo futuro.

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Maya Hawke | Credits: Trevor Tweeten