Non sono i gabbiani con cui spesso vengono confusi (“seagulls”), né le ragazze di città a cui si ispira per assonanza il loro nome (ossia le “city girls” citate in Water’s Edge da Nick Cave), i componenti dei Sea Girls, scesi nella capitale dalle Midlands inglesi, sono quattro ragazzi che hanno trovato la loro missione, e fortuna, nella capacità di soddisfare quella fame insaziabile per britpop & derivati che ancora dilaga a largo della Manica e che, seppur a distanza dai suoi anni d’oro, non sembra voler smettere di generare solisti e band impazienti di soddisfarla, con esiti, a dirla tutta, di qualità abbastanza altalenante.
Tra i tanti aspiranti però, pare che i Sea Girls si stiano dimostrando tra gli eredi più capaci di guadagnarsi i favori del pubblico di questa corrente musicale tipicamente british. Usciti lo scorso 14 giugno con il loro terzo album in studio, Midnight Butterflies, si sono ripresentati con 12 tracce che riprendono, senza eccessive divagazioni, uno stile ormai consolidato nei due album precedenti - Open Up Your Head (2020) e Homesick (2022) - fatto di schitarrate upbeat e testi che scavano nel profondo delle relazioni e della società, sconfinando in una sensibilità al limite dell’emo.

Dall’esordio nel 2018 con il fortunato singolo All I Want To Hear You Say - una storia di perdita del partner ma anche di estrema ambizione, in cui lei lo lascia perché diventa famosa e lui vorrebbe diventarlo ancora di più per riguadagnare posizioni – i Sea Girls si sono mossi nell’universo del rock-pop alternativo senza disdegnare collaborazioni estremamente più mainstream, quali, ad esempio, l’essere opening act nel tour dell'ex One Direction Louis Tomilson, o il contributo autoriale con Kid Harpoon, che mette regolarmente mano nei pezzi di Harry Styles, Miley Cyrus e compagnia.
L'occhiolino al mondo mainstream non viene a mancare nemmeno nel terzo capitolo discografico della band, tanto che è proprio in occasione del sopra citato tour che nei primi mesi del 2024 i Sea Girls hanno avuto occasione di presentare live i tre singoli di lancio di Midnight Butterflies: I Want You To Know Me, Young Strangers e Weekends And Workdays.
Si tratta di tre estratti già in grado di anticipare l’atmosfera che i Sea Girls avevano intenzione di riversare in Midnight Butterflies, in cui si spazia dal classico britpop a sonorità più secche, tendenti al punk, e in cui le relazioni umane di ogni tipo sono perturbate da un contesto veloce, industrializzato che turba la psiche dei partecipanti. I Want You To Know Me è stata presentata dal frontman Henry Camamile come sequel del singolo di esordio, rivolto alla stessa interlocutrice, stavolta con ambizioni ancora più chiare e la richiesta di essere (ri)conosciuti urlata a squarciagola nel ritornello. In Young Strangers, pezzo di indole più punk realizzato con l’incursione di Harpoon, ritorna il tema centrale delle aspirazioni come collante nelle per nuove amicizie o semplici relazioni che ti permettono di sopravvivere in un mondo complicato (“Everybody knows England's collapsing”).
In Weekends and Workdays l’interazione umana in tempi difficili diventa cura dell’altro, con un ritornello fatto di sobbalzi che sembrano palpitazioni d’ansia, e in cui una voce amica elargisce consigli sull’affrontare frenesia e stress da interconnessione.
I piedi impantanati in un fango sociale e un cauto ottimismo relazionale devono dunque farci da linee guida per addentrarci nel vivo di Midnight Butterflies, la cui tracklist completa non fa altro che scavare più a fondo. Sul fronte della critica sociale, particolarmente interessante è Horror Movies dai toni che sconfinano verso il funky e che espone senza mezzi termini gli elementi horror del presente
"And now it's all about markets / And what does money do? /Does it buy you happiness?/ Well it certainly doesn't buy you"
Sul tema si accoda anche l’ottava traccia, Superman, più decadente e martellante: allude alla scena di un’overdose. In Does Only God Know We That We Are Lonely? il testo raggiunge il picco di disperazione suggerito dal titolo, ma la vera chicca di questa traccia è decisamente il raro momento di sperimentazione elettronica che i Sea Girls si concedono nella base musicale.
La title track, Midnight Butterflies, posizionata in apertura, si fa invece rappresentante del lato più solare dell’album, ma sembra anche voler reclamare quella certa posizione nella scena musicale inglese, con un ritornello che ricorda pericolosamente lo scandirsi di un brano, seppur non proprio autoctono, impregnato nell’immaginario musicale britannico: Mr. Brightside dei Killers.
Si accodano un paio di tracce musicalmente piuttosto simili (Come Back To Me, First On My List) sulle sfaccettature più basic dell’amore, dotate di attacchi pop e luminosi, ma che allo stesso tempo fanno emergere il vero punto di debolezza di questo terzo album, una eccessiva omogeneità, che diventa vera e proprio asfissia se si ragiona in un’ottica di discografia complessiva dei Sea Girls.

Se per un progetto musicale il primo album è una stretta di mano con il potenziale pubblico, un affaccio sul mondo, e il secondo una conferma che il successo del proprio esordio non è stato un caso fortuito, il numero tre dovrebbe (?) aprire nuovi orizzonti, proiettare verso un’evoluzione che, volenti o nolenti, prima o poi sarà necessaria. Ciò che però si intuisce da Midnight Butterflies è che la band non sente ancora questo tipo di esigenza, forse perché ancora troppo acerba per percepire a tutto tondo quali potrebbero esseri i rischi del fossilizzarsi su un pubblico che da un lato li supporta, ma che difficilmente accoglierà con entusiasmo lo stesso prodotto moltiplicato all’infinito.
Una via di sviluppo potrebbe essere quella di rimpolpare il numero di tracce più melodiche ed acustiche, presenti già dal disco di esordio nel repertorio dei Sea Girls, ma sempre centellinate (si veda You Over Anyone da Open Up Your Head). In quest’ultimo disco fanno capo a questa categoria Scream and Shout e After Hours. La prima è l’unica vera, struggente, ballad: retta interamente dal pianoforte e posizionata a metà dell’album, durante un ascolto integrale fornisce una boccata d’aria dal ritmo martellante in cui confluiscono bene o male 10 tracce su 12. La seconda è la canzone di chiusura, che si apre acustica con una chitarra folk e non esplode mai nei sussulti del loro tipico britpop, limitandosi a sfiorarlo. Uno stile che potrebbe rappresentare un buon compromesso tra la comfort zone dei Sea Girls e una necessaria variazione sul tema.

Infine, rimane Polly, un pop-punk assolutamente orecchiabile con un che titolo fa quasi pensare a un rito di passaggio: se avessimo un euro per ogni giovane Polly disfuzionale a cui è dedicata una canzone saremmo ricchi, ma evidentemente si tratta di un nome che scelto per la propria musa maledetta porta bene.
A conti fatti Midnight Butterflies è un album perfettamente, e forse troppo, in linea con i lavori passati dei Sea Girls, che da un lato consolida ancora di più la loro posizione di ‘band da tenere d’occhio’ per i fanatici di ciò che resta del britpop, ma dall’altro li lascia incastrati in un recinto rassicurante dal quale non sappiamo ancora quanto sarebbero in grado di uscire qualora diventasse necessario farlo. Per ora non lo è stato.
Rimane comunque la capacità acuta di intercettare e raccontare i disagi che affronta un giovane adulto in epoca contemporanea, senza scadere in narrazioni stereotipate: sicuramente un punto di forza e di partenza per il loro futuro creativo a prescindere dal coraggio e la voglia che avranno di sperimentare.