Notes on a Conditional Form The 1975 22 maggio 2020
8.0

Prima di Notes On A Conditional Form a me dei 1975 non è mai importato granché. Fino a A Brief Inquiry into Online Relationships (2018), devo dire la verità, li avevo anche un po’ snobbati, mentre con il loro terzo lavoro erano riusciti ad incuriosirmi, ma nulla di più. Poi, come un fulmine a ciel sereno, qualche mese fa è scattata una scintilla di nome Me & You Together Song. Nonostante si tratti di un brano estremamente catchy e senza pretese, mi ha parlato forte e chiaro. Potrà sembrare sciocco, ma a novembre 2019 sono stata a Londra a trovare una delle mie più care amiche che si trovava lì in Erasmus. Siamo state al Winter Wonderland proprio il giorno di apertura, abbiamo camminato tra la ressa di turisti e ci siamo ubriacate con il mulled wine più costoso della storia. Lo ricordo come uno dei giorni più felici e spensierati del mio ultimo anno.

Proprio per questo, quando ho sentito per la prima volta Matty Healy cantare «we went to Winter Wonderland and it was shit but we were happy» ho capito perché questa band che fino a quel momento non avevo capito, è così tanto amata. I 1975 sanno cantare la nostra generazione, quella fatta di ansia, incertezza economica, partner di una sera conosciuti su Tinder, confusione sessuale, genitori boomer e chi più ne ha più ne metta, come pochi artisti sanno fare. E questa è una dote non da poco.

Notes on A Conditional Form è il quarto album in studio della band inglese capitanata da Matty Healy, pubblicato il 22 maggio 2020 per Dirty Hit e Polydor Records dopo essere stato più volte posticipato e dopo aver pubblicato di ben 8 singoli nell'arco di 10 mesi. Premessa: in questo disco è presente una così grande varietà di generi e influenze musicali che non trovare nemmeno un brano che sposi il vostro gusto è quasi impossibile. Praticamente non esiste canzone che sia uguale a quella precedente o che suoni come quella successiva.

Il disco si apre con la più curiosa e attuale delle collaborazioni: The 1975 è un monologo di 5 minuti in cui una traccia di piano minimalista fa da sottofondo alla voce decisa di Greta Thunberg, la giovanissima attivista svedese che negli ultimi anni è stata eletta volto simbolo della lotta contro il cambiamento climatico.

I’m grateful to get the opportunity to get my message out to a broad new audience in a new way. I think it’s great that the 1975 is so strongly engaged in the climate crisis. We quickly need to get people in all branches of society to get involved. And this collaboration I think is something new

Il brano rafforza l'inutilità di nascondersi dietro un dito o pensare che l'argomento sia al di sopra della nostra portata. La crisi climatica ed ecologica che stiamo vivendo attualmente rischia di devastare il nostro pianeta e dobbiamo iniziare a trattarla per ciò che è: una vera e propria emergenza.

We are right now in the beginning of a climate and ecological crisis
And  we need to call it what it isAn emergencyWe must acknowledge that we do not have the situation under control
And  that we don't have all the solutions yet
Unless those solutions mean that we simply stop doing certain things

Nonostante non abbiamo ancora trovato una soluzione, ora più che mai è necessario fare sentire la nostra voce ed entrare nell'ottica che nessuno di noi è troppo piccolo per fare la differenza («All the big changes in society have been started by people at the grassroots level, people like you and me»).
Jamie Osborne, manager della band e fondatore dell'etichetta Dirty Hit, ha affermato che sia il gruppo che l'etichetta si stanno impegnando per ridurre al minimo il loro impatto ambientale. L'ufficio della label ha deciso di eliminare gradualmente tutta la plastica monouso, non produrrà più prodotti in plastica, comprese le custodie dei CD e sta anche lavorando per ridurre al minimo l'impatto della produzione dei vinili.

Si passa poi a People, ovvero la canzone più folle non solo di questo disco, ma dell'intera carriera dei 1975. Uno di quei brani che al primo ascolto ti fanno pensare solo una cosa: «ma che cazzo?». Un vero e proprio pezzo punk, metallico, potente e, soprattutto, molto incazzato. In soli 2 minuti e mezzo è in grado di trasmettere tutta la rabbia, l'ansia e la frustrazione provata da una generazione intera («My generation wanna fuck Barack Obama»), quella che si trova a vivere in un mondo che i propri genitori hanno spremuto fino all'osso e che hanno poi lasciato a brandelli («It's Monday morning and we've only got a thousand of them left»).
I giovani sono stufi e Matt Healy ve lo grida in faccia con un urlo finale liberatorio dai contorni quasi esasperati, utilizzando una sfilza di power chord post punk ripetuti meccanicamente, grezzi e rudi. La canzone dopo un paio di ascolti diventa quasi alienante, ti ingurgita in una spirale ipnotica dove agglomerare tutta l'ira repressa per la situazione politica/economica/ambientale attuale.

I wrote ‘People’ on a bus in Texas the day the abortion bill was circulating in Alabama. After playing our show there, we were advised to leave due to Alabama being an open-carry state. We did and we soon stopped in a truck stop in Texas. I bought some Cheetos that were next to a collection of knives for incels and various bumper stickers encouraging women to give oral sex to truck drivers as some kind of trade for the privilege of being in the truck and elegant presence of such a great man. I was pretty pissed off. I am pretty fucking pissed off. God bless.

Il video, diretto dallo stesso Matty insieme Warren Fu e Ben Ditto, mostra il frontman con un look a metà tra Marilyn Manson e il Gerard Way dei tempi d'oro, una pistola che spara banconote da un dollaro puntata alla nuca, mentre insieme alla band si esibisce in una stanza illuminata da luci stroboscopiche e immagini scintillanti che mescolano meme a notizie catastrofiche.

Lo stesso sentimento di incertezza e di timore nei confronti del futuro è presente nella pop ballad acustica Playing On My Mind, che pare la controparte personale e delicata di People. Qui non ci sono urla, ma quasi dei sussurri e il focus si stringe da una generazione intera alla vita di Matty. Il frontman qui si pone infatti una serie di domande che riguardano non solo il suo futuro come artista («Will I live and die in a band?»), ma anche come uomo («Will I get divorced when I'm old?»).

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Vi siete mai chiesti se è possibile ballare su una canzone che parla di salute mentale? Beh, la risposta è sì. Su un tappeto di synth e distorsioni arriva Frail State Of Mind, una descrizione tanto personale quanto realistica dell'ansia sociale e di come essa paralizzi chi ne soffre, andando a influire non solo sulle relazioni con gli altri, ma anche sulle più banali attività della vita quotidiana. In questo brano ci si focalizza sull'aver così tanto timore di pesare sugli altri da arrivare a scegliere di auto-isolarsi. Una condizione diffusa, che molte persone vivono in prima persona, pensando di essere un peso, di minare il tempo degli altri con i loro problemi («Don't wanna bore you with my frail state of mind»).

Purtroppo quello della salute mentale è considerato ancora troppo spesso un tabù, un argomento spaventoso e per questo evitato o, talvolta, persino stigmatizzato o minimizzato («Nah, I'm alright. Nah, trust I'm fine»). Molte volte i segnali di un malessere interno vengono sottovalutati sia da chi lo prova che da chi ci sta intorno e anche l'idea di chiedere aiuto, specialmente a uno specialista, può causare dubbi, incertezze o addirittura vergogna. Proprio per questo è particolarmente importante che un personaggio che gode di una tale notorietà non abbia paura di mettere ciò che prova nero su bianco e di far vedere pubblicamente che un uomo ha tutto il diritto di mostrarsi fragile e vulnerabile.

"Oh, boy, don't cry"I'm sorry, but II always get this way sometimes 

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Inserti glitch si ritrovano anche in altre canzoni come Yeah I know, probabilmente la traccia più elettronica del disco («Live on Mars, fuck it up»), mentre la tematica della salute mentale ritorna in I Think There’s Something You Should Know. Lo stesso Matty ha dichiarato che la canzone riguarda sindrome dell'impostore, depressione, senso di isolamento e, specialmente, la mancanza di voglia di parlare di queste cose, poiché tirare fuori dalla propria testa certi pensieri ed esprimerli ad alta voce davanti agli altri può rivelarsi estremamente complicato e stancante.

Feeling like someone, like somebody else, who don’t feel themself
Paying for their wealth with their mental health

Then Because She Goes è una delle tracce più brevi del disco. Su una pioggia di chitarre Matty canta della tristezza che scaturisce quando bisogna separarsi da qualcuno che si ama, anche se non in modo permanente («When you leave, I cry on the inside»). Roadkill, invece, è un brano dalle sonorità alt-country, divertente e nostalgico, che parla dell’essere in tour in America e di una serie di esperienze vissute lungo la strada e di aneddoti che si sono tramandati:

I pissed myself on a Texan intersectionWith George spilling things all over his bag

Sono passati sette anni dall'uscita del singolo Sex, che si apriva con il verso «And this is how it starts, you take your shoes off in the back of my van». Beh, in Nothing Revealed / Everything Denied il buon Matty ci rivela che in realtà non ha mai fatto sesso in un automobile («I never fucked in a car, I was lying, I do it on my bed, lying down, not trying»). Insomma, abbiamo vissuto nella menzogna. A parte gli scherzi, si tratta di una traccia hip hop piuttosto lo-fi, con delle punte gospel, nata da un'improvvisazione al piano del batterista George Daniel, mentre il testo è un'auto riflessione sul ruolo dell'artista. C'è spazio persino per un breve sfogo anticapitalistico in cui Matty si scaglia contro tutti quegli artisti che lucrano sui propri fan mettendo in vendita meet&greet a cifre esorbitanti («You don't fuck with your poor fans, you need the rich ones to expand your floor plans»).

Prossimi concerti dei 1975

Tonight (I Wish I Was Your Boy) è un'ode agli anni '90, mischia atmosfere r’n’b, vibes giamaicane e dettagli hip hop («Tonight, I think I fucked it royally»), mentre Shiny Collarbone è un brano house a cui ha prestato la voce l'artista giamaicano Cutty Ranks. Matty ha dichiarato che nella sua melodia si racchiude tutto ciò che, per lui, è la città di Manchester: sognante, profonda, lenta e che si muove al ritmo di musica house («Killing resulting in microphone culture»). E l'house music ritorna anche in Bagsy Not In NetSeeing you here is the moment it's clear 'cause I'm crying»e What Should I Say, dove la voce distorta e sintetica del frontman intraprende una danza allucinogena con quella fatata di FKA Twig Tell 'em that Ambien makes me crazy»).

The Birthday Party è uno dei brani più forti del disco. Si tratta di una ballad folk-country fatta di banjo, batteria e sassofono. Tramite un flusso di coscienza che si sviluppa nella cornice di una nebulosa e alticcia festa di compleanno, vengono fatti coesistere argomenti decisamente lontani fra loro. Nel primo verso, per esempio, si trova una battuta tagliente che fa riferimento agli episodi di molestie e abusi sessuali nell'industria musicale. Nello specifico, viene citata la band statunitense Pinegrove, il cui frontman Evan Stephens Hall nel 2017 è stato accusato di coercizione sessuale («They were gonna go to the Pinegrove show, they didn't know about all the weird stuff»). Si passa poi alle dinamiche spesso ridicole che si instaurano all'interno di una relazione, come ad esempio aprire il rubinetto mentre si è in bagno affinché il proprio partner non possa sentirci urinare, nonostante ci si frequenti da quattro anni («You put the tap on to cover up the sound of your piss. After four years, don't you think I'm over all this?»).

Si arriva infine all'esperienza di Matty con la tossicodipendenza, di cui il frontman non ha mai fatto mistero. Nonostante ora si sia disintossicato («Now I'm clean, It would seem») solo un paio di anni fa ha rischiato di toccare il fondo. Poche ore prima di salire sul palco del Latitude Festival per il loro show da headliner, il batterista della band George, nonché suo più caro amico ha scoperto che il frontman aveva ripreso a farsi di eroina. Dopo una lite, lo stesso Matty ha raccontato di essersi svegliato mortificato e di essersi reso conto che le persone avevano iniziato a perdere rispetto per lui. A questo punto è sceso di sotto e ha confessato a George di avere bisogno di aiuto.Successivamente ha trascorso sette settimane in una clinica di riabilitazione alle Barbados ed è pulito da allora.
Proprio per questo motivo, l'outro di The Birthday Party risulta così intimo, sincero e potente da far venire un nodo allo stomaco.

I depend
On my friends
To stay clean

Realizzato in collaborazione con il regista Ben Ditto e il digital artist Jon Emmony, il video ufficiale vede come protagonista un avatar con le fattezze di Matty che inizia un percorso di disintossicazione digitale all'interno di un centro di riabilitazione chiamato Mindshower Retreat. Una volta lasciato il suo cellulare, viene trasportato in una realtà parallela dove si ritrova in compagnia di una serie di famosissimi meme. Il viaggio di Matty in questo universo virtuale e psichedelico si conclude con il frontman che bacia sulla bocca la sua stessa immagina.

We just started thinking of, where would a meme go? What would be soothing for the digital? These are very broad because we have no idea. I like the idea of me kind of being at one with all of the other memes and us all being part of the same kind of coding because sometimes I don't feel like there's much difference especially for someone like me. I am a meme for a lot of my fans so there’s not much difference between me and like the stonks guy or like the clown frog.

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Jesus Christ 2005 God Bless America, cantata in coppia con Phoebe Bridgers, è una traccia acustica e minimal ed è, quanto meno per me, la canzone migliore del 2020. Le loro voci si sposano alla perfezione e suonano limpide e soavi (d'altronde, Phoebe sarebbe probabilmente in grado di far risultare cristallino anche l'elenco telefonico). E' un brano viscerale, dolce e dalle tinte quasi oniriche, ma che al contempo riesce a mantenere una nota cruda e ironica mentre tratta di identità, fede e amori queer.

Nel primo verso Matty parla con tono sarcastico di religione e veste i panni di un ragazzo che cerca di provare a sé stesso il proprio immenso amore per Gesù Cristo («I'm in love with Jesus Christ, he's so nice»al fine di mascherare l'attrazione verso un altro uomo («I'm in love with a boy I know, but that's a feeling I can never show»). Nella seconda parte del brano, invece, abbiamo il punto di vista di Phoebe, la quale ammette di masturbarsi pensando alla propria vicina di casa.

I'm in love with the girl next door
Her name's Claire
Nice when she comes 'round to call
Then masturbate the second she's not there

Me & You Together Song è la canzone perfetta da ascoltare in macchina al tramonto e cantare a squarciagola con la propria migliore amica. È un brano che starebbe a pennello nella colonna sonora di un teen movie ambientato negli anni ‘90, tutto jeans a vita alta e poster alle pareti. Qui Matty canta della propria infatuazione per un’amica che però non lo ricambia («I've been in love with her for ages») e si prende gioco con una buona dose di autoironia delle speculazioni che si rincorrono da anni riguardo la sua sessualità.

I'm sorry that I'm kinda queer
It's not as weird as it appears
It's 'cause my body doesn't stop me (Stop me)
Oh, it's okay, lots of people think I'm gay

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La melodiosa e sensuale voce di FKA Twigs, che suona come il canto lontano di una sirena, introduce il pop di If You're Too Shy (Let Me Know), che ci trasporta direttamente negli anni '80, più precisamente su un dance floor, circondati da corpi sudati e abbagliati dalle luci stroboscopie (nonostante il contrasto con un video musicale statico e in bianco e nero). Qui Matty torna a cantare delle relazioni ai tempi dei social network e delle app di incontri, del sesso fatto davanti a uno schermo, da soli davanti a una cam girl o a un video porno oppure su FaceTime.

I've been wearing nothing every time I call you
And I'm starting to feel weird about it
Sometimes, it's better if you think about
This time, I think I'm gonna drink through it
Then I see her online, and I don't think that I should be calling
All the time, I just wanted a happy ending
And I pretend that I don't care about her stare
While she's giving me a tough time

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La penultima traccia, Don't Worry, è particolarmente personale. Si tratta infatti di una tenera ballad piano e voce, originariamente intitolato You, che Tim Healy, il padre di Matty, ha scritto per lui quando aveva 2 anni e che gli ha suonato per la prima volta quando ne aveva circa 11 e che qui i due cantano insieme dando vita a uno dei momenti più toccanti dell'album («Don't worry, darling, 'cause I'm here with you»).

Guys è il brano perfetto per chiudere un disco. Si tratta di una dedica che Matty ha scritto per i propri compagni di band Adam Hann, George Daniel e Ross MacDonald («The moment that we started a band was the best thing that ever happened»); in una manciata di minuti e nella sua semplicità riesce a trasmettere il bene immenso che il frontman prova nei confronti dei tre ragazzi con cui condivide la vita e il palco da quasi vent'anni. Parla di amicizia, eppure è una delle canzoni d'amore più dolci, sincere e vere che ascolterete in questo periodo. Il verso finale è «You guys are the best thing that ever happened to me». Vi sfido a non commuovervi.

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L'unica pecca dell'album potrebbe essere la scelta della lunghezza eccessiva che lascia un po’ perplessi. Nel 2020, in un’epoca in cui la soglia dell’attenzione è scesa precipitosamente e ogni settimana siamo letteralmente sommersi da centinaia di nuove uscite, tanto che spesso si viene colti dall'ansia di non riuscire a stare al passo con tutte le novità, la domanda che è inevitabile farsi è: quante saranno le persone che si dedicheranno all’ascolto di un disco di 22 tracce (in cui sono comprese anche tre strumentali, The End (Music For Cars), Streaming e Having No Head), per una durata complessiva di un’ora e venti, dall’inizio alla fine, per più di una volta? Purtroppo, temo poche. Ed è anche inevitabile constatare che un lavoro di scrematura e limatura forse avrebbe giovato al risultato complessivo, considerando che con 4/5 canzoni in meno l'ascolto sarebbe stato ugualmente piacevole, ma certamente più fluido.

Nonostante sia quasi impossibile negare l’evidenza, credo che Matty e soci non ne soffriranno particolarmente. Sono piuttosto sicura che mentre erano in studio non abbiano pensato nemmeno per un momento di fare un disco che lasciasse tutti a bocca aperta. Si tratta di una band arrivata a quel punto della propria carriera in cui si può permettere di avere la testa un po' meno pesante e non pensare troppo al responso della critica o quanti fan si riuscirà a conquistare. Notes On A Conditional Form è un disco in cui si sente molto cuore e un grande desiderio di mettersi in gioco e sperimentare ma, soprattutto, una voglia immensa di divertirsi e di riscoprire il piacere di fare musica insieme a persone con cui si ha condiviso un pezzo importante di vita e cui si vuole un bene dell’anima. E se questo significa buttare fuori un disco in cui si passa dal punk al reggae come fosse la cosa più naturale del mondo va benissimo così.
Una cosa è certa: i 1975 sono entrati a gamba tesa nell'elenco delle band più iconiche della nostra generazione e hanno tutta l'intenzione di rimanerci.