Ogni anno, per migliaia di appassionati, il Primavera Sound non è soltanto un festival musicale: è un rito. Una liturgia che inizia molti mesi prima del primo beat risuonato nel Parc del Fòrum, molto prima dei palchi, degli horarios, e anche della lineup. Il Primavera è attesa, è fede cieca, è la speranza che ogni volta si rinnova. E questa edizione non fa eccezione.
Fase 1: Il Biglietto
Il primo passo del rituale è sempre lo stesso: comprare il biglietto senza sapere nulla. Nessun nome, nessuna promessa, se non qualche mirato spoiler. Solo la fiducia assoluta in un festival che ha saputo costruirsi una reputazione da tastemaker globale. È un atto di fede, certo, ma anche una scommessa che raramente delude. Chi frequenta il Primavera lo sa: il biglietto si compra ad occhi chiusi, perché si va per l’esperienza, per Barcellona, per il Parc del Fòrum al tramonto e per la musica fino all’alba. E poi, qualche mese dopo…

Fase 2: La rivelazione della lineup
L’annuncio della lineup è come un Natale musicale. I feed esplodono, i gruppi WhatsApp impazziscono. Da qualche anno, però, qualcosa è cambiato: la direzione artistica ha virato verso il pop. La presenza di artisti come Charli XCX, Sabrina Carpenter e Chappell Roan, le “superchicche” della musica contemporanea, ha fatto discutere i puristi ma ha anche aperto le porte a un pubblico nuovo e variegato. Ovviamente le chitarre non sono state affatto abbandonate, anzi, semplicemente vengono messe in disparte quando c'è da fare polemica sulla musica mainstream. Anche quest'anno saranno presenti gli IDLES, ormai abitué del festival, i Fontaines D.C. che continuano a promuovere il loro ultimo lavoro Romance. Mentre tra le band che hanno un album in uscita o pubblicato da poco abbiamo: i Wolf Alice, gli Squid, i Black Country, New Road, i Parcels, mentre le Wet Leg ci faranno ascoltare come suonano dal vivo i due singoli catch these fists e CPR.
Quest’anno ci si aspetta la consacrazione definitiva di questa svolta: headliner internazionali, molte voci femminili e un’apertura sempre più chiara verso il mainstream. Ma attenzione: chi conosce davvero il festival sa che sotto la superficie patinata si nasconde l’anima indie che non è mai morta.

Fase 3: La Ciutat
Negli ultimi anni, il festival ha trasformato Barcellona in un grande palcoscenico diffuso. Primavera a la Ciutat è il lato più intimo e sorprendente dell’esperienza: concerti nei club, showcase in posti impensabili, incontri ravvicinati con artisti che al Fòrum sembrano irraggiungibili. Il concerto dei Beach House al Razzmatazz il 4 giugno è sicuramente la chicca di questa edizione.
È qui che si fanno le scoperte vere: band emergenti, progetti sperimentali, momenti irripetibili. È qui che il Primavera torna a essere quel festival che ti fa scoprire l’artista che amerai per i prossimi dieci anni.

Fase 4: Gli Horarios
Quando escono gli horarios o timetable per i non affini allo spagnolo, la comunità Primavera entra in modalità scacchista. Ogni ora, ogni palco, ogni cambio: bisogna pianificare, sacrificare, sperare che non ci siano solapes o clash troppo crudeli. È il momento in cui nascono i dibattiti esistenziali: vado a vedere gli Squid o MJ Lendermann? Meglio rappare con Denzel Curry o le chitarre dei giovanissimi Been Stellar (che vi consigliamo di non perdere)? La verità è che, qualunque scelta si faccia, si perderà qualcosa. Ma anche questo fa parte del gioco.

Pop, sì. Ma anche ricercato.
Chi critica la svolta pop del festival spesso dimentica che il Primavera è sempre stato un festival curatoriale. Anche tra gli headliner, si nascondono scelte raffinate: vedi l’inclusione di veterani dell’avant-pop come Anohni and the Johnsons, di producer di culto, di artisti queer e sperimentali. Chi va oltre le prime tre righe del cartellone, scopre un mondo.
Dalle performance radicali nel centro culturale CCCB alle notti nei club come Apolo e Razzmatazz, fino ai set elettronici dell’alba all’ingresso del Fòrum.
Quest’anno il festival darà anche inizio alla Turnstile Summer, con la band hardcore di Baltimora che presenterà il nuovo album direttamente in loco con un set che chiuderà la kermesse. Il Primavera è ancora quel mix di caos e meraviglia, sudore e stupore, che nessun altro festival in Europa riesce a replicare.

Ci vediamo a Barcellona
Prepararsi al Primavera Sound 2025 non significa solo organizzare un viaggio o comprare un biglietto. Significa entrare in un flusso musicale, culturale ed emotivo che ogni anno si rinnova. Significa lasciarsi sorprendere, danzare senza pregiudizi e accogliere la complessità musicale del nostro tempo. Quest’anno vi accompagneremo in questo viaggio con racconti e immagini di questa 3 giorni ricca di intense emozioni.
Perché il Primavera non è solo un festival. È un rito collettivo e Barcellona è il suo tempio.
Ci vediamo sottopalco.