01 luglio 2021

Il Bingo è soltanto una tombola che ha fatto carriera: intervista a Margherita Vicario

Di persone duttili sulla faccia della terra se ne trovano molteplici, ma è difficile trovarne di così particolari come Margherita Vicario. Un'artista a tutto tondo, capace di toccare temi profondi con una semplicità magistrale: il suo ultimo lavoro da cantautrice si chiama Bingo, pubblicato a sette anni di distanza da Minimal Musical, il suo esordio datato 2014. Bingo è il risultato di un lavoro pensato a lungo termine, anticipato da ben otto singoli usciti tra gennaio 2019 e aprile 2021. È uno "zibaldone" musicale, che strizza l'occhio a Leopardi e guarda l'Infinito dalla terrazza del Pincio. Tante le influenze musicali, tre le collaborazioni: Elodie, Speranza e Izi.

Quando l'abbiamo incontrata su Zoom, Margherita ci è sembrata una persona così alla mano che sembrava la conoscessimo da tempo. Anzi, una di quelle persone che per imprinting ti stanno simpatiche a prescindere. Affermazione rischiosa? Ci prendiamo questo rischio. Anche perché se non si rischia nella vita, allora Bingo non è un gioco/disco che fa per voi.

Naomi: Ciao Margherita! Voglio partire con una domanda un po' femminile, proprio come il tuo disco, perché credo abbia toccato l'intimità di più ragazze. Quante parti di Margherita ci sono in Bingo? C'è un po' della te bambina, ragazza, donna o appartiene principalmente a chi sei adesso? Il rapporto con tua sorella Alberta ti ha influenzato in qualche modo?

Parto dalla seconda: sicuramente il rapporto con mia sorella rispecchia un po' quello con tutte le mie amiche e quindi donne della mia vita. Uno tende a pensare che fra sorelle ci sia una sorta di rapporto simbiotico, ma non è assolutamente così. Io e Alberta adesso abbiamo un rapporto meraviglioso ma è come se ci fossimo riscoperte da grandi, prima non ci eravamo molto filate avendo cinque anni di differenza. E poi ti dico sì, è sicuramente un disco che contiene più "Margherite", perché l'ho scritto in almeno due anni, però sono tutte figlie di questi ultimi anni, tranne forse Pincio, che è una canzone che risale al 2016 circa, o almeno qualche frase appartiene a quell'anno, ma si tratta di quelle cose che sopravvivono fra gli appunti e le note che uno scrive. Sicuramente la Margherita di adesso ha fatto una scoperta e cioè quella che le ha fatto capire che fare le cose con gli altri è bello tanto quanto farle da sola e in questo progetto io ho condiviso tutto con Dade, il mio producer.

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Giovanni: Parallelamente al Bingo Tour, farai qualche data con l'Orchestra Multietnica di Arezzo: com'è nata l'idea di portare in scena "Storie della Buonanotte per bambine ribelli", quali sono le tue aspettative per questo particolare tour e cosa dovremmo aspettarci?

L'idea è nata dal regista dello spettacolo che si chiama Francesco Frangipane ed è lui che mi ha chiamato. Voleva realizzare qualcosa con l'Orchestra Multietnica e aveva già da tempo in mente di fare questo spettacolo tratto dal libro. Ormai questo libro è diventato un must, quasi più all'estero che in Italia; un best seller. Ha pensato a me perché gli serviva una narratrice che però potesse anche miscelarsi per bene con l'orchestra. Io sono molto contenta di essere parte del progetto, perché, innanzitutto, mi sentivo parte integrante di quel contesto e suonare con una orchestra non capita tutti i giorni. Soprattutto con un ensamble di trenta elementi proveniente dallo Sri Lanka, dall'Albania fino ad arrivare alla Colombia. Insomma, quando qualcuno dice che la musica è un linguaggio universale, se poi suoni veramente con un orchestra multietnica, ti accorgi che non è per niente una frase fatta.
Era un'occasione da non perdere, al di là delle aspettative. È uno spettacolo bellissimo, che ho messo in piedi assieme al regista e, quindi, sento anche molto mio. La cosa carina è che nonostante sia uno spettacolo per adulti, alla prima data c'erano molti bambini nel pubblico. Questo mi riempie di gioia, perché so che loro sono il mio primo destinatario, ma, al contempo, non diviene mai uno spettacolo esclusivamente per loro, perché considero i bambini al pari di tutti gli altri, senza avere per forza bisogno di mettere in atto un linguaggio speciale... anzi. Gli adulti, paradossalmente, potrebbero abbandonarsi ad una narrazione più semplice, con un po' di fiaba al suo interno. È, a tutti gli effetti, uno spettacolo trasversale.

Naomi: Proprio stamattina riguardavo su YouTube un tuo freestyle risalente al primo lockdown, che poi è stato seguito dall'epilogo di Bingo, un altro freestyle. Ti piacerebbe sperimentare in futuro il freestyle stilisticamente o è qualcosa che rimane confinata al gioco? Tra l'altro in questo secondo freestyle svelavi i titoli dei brani del disco, fra cui il feat con Elodie, Xy, che hai definito una cosa fra amiche, prima che una collaborazione...

Il freestyle è un po' un gioco, però sperimentare vuol dire giocare, c'è una dose di sperimentazione nel gioco e viceversa. Un po' è anche Dade che mi tenta e mi sfida a fare queste cose e io non mi tiro indietro, per l'epilogo di Bingo è stato lui a convincermi. Per me scrivere è difficile sempre, anche quando si tratta di parlare di una cosa facile, è sempre un "ma chi me lo ha fatto fare!", però poi il risultato è divertente. Scrivere una canzone, anche la più allegra, è faticoso. Con Elodie, dopo aver collaborato per il suo album, ci sembrava carino continuare, poi ci vogliamo bene. Io per quanto riguarda i featuring sono più per la qualità che la quantità e lei ha deciso di sostenermi.

In Troppi preti troppe suore c'è un'aspra critica al mondo ecclesiastico: facendo due chiacchiere con Cimini, lui mi diceva di non essere un grande fan della Chiesa Cattolica e che servirebbe che essa andasse più al passo con la società, per capire i veri e reali bisogni dei cittadini. A te, invece, chiedo: in quale modo la Chiesa potrebbe avvicinarsi di più ai giovani? Potrebbe essere un fattore potenzialmente positivo?

Te lo dico sinceramente: non lo so... e un po' non mi interessa. Ha tante di quelle problematiche interne da risolvere... Io sono totalmente atea e spesso penso faccia soltanto danni. Ovviamente non voglio essere neanche prevenuta, è chiaro ci siano anche tante opere di assistenzialismo per cui se non ci fosse la Chiesa saremmo veramente messi male. Non bisogna vedere o tutto nero o tutto bianco, però specificatamente per il nostro paese, molto bigotto, ipocrita e ultra cattolico dove poi, alla fin fine, nessuno è poi credente e si usa come scudo ti dico: "Chi se ne frega che si avvicinino ai giovani".
Ho pensato ad una chiusura ottimale per questa domanda: è una canzone di Giovanni Truppi e si chiama Lettera a Papa Francesco I e inizia dicendo: "Francesco, scioglila!". Sottoscrivo.

Naomi: Io credo di aver capito a chi ti riferisci in Come Noi e di chi si tratti, però vorrei lo esplicitassi.

Dico sempre che una delle qualità che le canzoni dovrebbero avere è l'ambiguità. Non si dovrebbe mai capire del tutto di cosa si parla. Io posso pure dirti chi sono per me quei noi, ma renderei la canzone meno profonda! Io parlo un po' di quelli che, appunto, hanno preso e fatto a pezzi la realtà, e questo può riguardare chiunque: i bigotti, il plastico di Bruno Vespa o il j'accuse di Barbara D'Urso. È una categoria aperta a tutti, ecco. Non si tratta minimamente di fare una divisione fra buoni e cattivi, semplicemente ci sono delle dinamiche mediatiche che mi fanno pensare alla superficialità con cui si affrontano le vicende, a quanto sciacallaggio ci sia ancora. Credo sia molto più complesso di così.

Naomi: Curioso il fatto che ponendoti la domanda mi riferissi alla controparte della canzone, a quelli che si distinguono da coloro che hai appena descritto e che tu abbia pensato mi riferissi automaticamente agli altri. Probabilmente la domanda al contrario sarebbe stata più stimolante, quindi ti ringrazio comunque per la risposta finale (e doppia)!

Ahhhh! Allora ti rispondo semplicemente che sono delle riflessioni più in generale sull'umanità.

Giovanni: Chiudiamo in bellezza: in quale dei film in cui c'è Fred Astaire ti sarebbe piaciuto recitare al suo fianco?

Mi cogli impreparata! Sono molto appassionata di musical, ma non quelli degli anni '40. Puoi dire che in questo momento sto googlando in cerca di un film... ti dico "Iolanda e il re della samba" che ha un bel titolo!

Articolo scritto a quattro mani da Naomi Roccamo e Giovanni Maria Zinno.