28 aprile 2023

Trovare la luce in luoghi oscuri: intervista a The Tallest Man On Earth

The Tallest Man On Earth è uno di quegli artisti che non ha problemi a mettersi a nudo durante un'intervista. La sua disarmante sincerità nel parlare delle proprie insicurezze e ansie, ti fa apprezzare ancora di più la sua musica. Henry St. è il suo nuovo album, arrivato a 4 anni di distanza dal precedente I Love You. It's a Fever Dream.. Cambiamento è la parola chiave del disco: per com'è stato scritto e prodotto, per come la pandemia abbia cambiato Kristian Matsson. E una nuova consapevolezza: una presa di coscienza che, nonostante i tempi oscuri, gli ha fatto capire che c'è ancora tanta bellezza nel mondo e nelle persone.

In attesa di vederlo live al Fabrique di Milano, ecco cosa ci ha raccontato.

Photo Credit: Stephan Vanfleteren

Ho letto in una tua intervista di qualche anno fa che eri solito scrivere nuova musica mentre eri in tour. Il tuo nuovo disco invece è nato a casa, a causa della pandemia. Com’è stato questo cambiamento per te?

Erano tempi diversi. All’epoca potevo scegliere quando andare in tour, quando stare a casa. Mi sono reso conto quando ero in America agli inizi della pandemia che avevo bisogno di tornare a casa mia in Svezia per stare vicino ai miei genitori nel caso gli accadesse qualcosa. E quindi mi sono ritrasferito in Svezia. Non riuscivo a scrivere, per me l’ispirazione e la benzina che la alimenta nasce dalle interazioni con le persone: sconosciuti, amici, amanti… Non sono un genio, ho solo quattro pensieri che mi frullano in testa: è l'essere là fuori nel mondo che mi fa scrivere le canzoni. Tutto ciò che ho scritto lì a casa non era buono, mi ricordava costantemente la mia mortalità. Ho scritto un sacco di brutta musica depressa. E quindi ho smesso di scrivere. Ho iniziato a suonare da piccolo perchè imbracciavo la chitarra e mi ci perdevo dentro completamente. Ma ora ogni volta che prendevo in mano uno strumento pensavo “lo farò di nuovo? Riuscirò mai a tornare a esibirmi su un palco?”. E quindi ho smesso e ho iniziato a dedicarmi all’orto della mia casa. E poi all’inizio del 2021 sono tornato a esibirmi davanti a una manciata di persone per dei concertini intimi. Ed è stato uno dei momenti più emozionanti di tutti: ero così grato di essere tornato a fare ciò che amavo. È sempre quando perdi ciò che ami che capisci quanto quello che avevi fosse importante per te. Il giorno che sono riuscito a tornare in America perchè le frontiere avevano riaperto, la mia creatività è esplosa. Perchè improvvisamente c’era così tanto di cui cantare: del passato, del presente, del futuro.

Tornare a suonare davanti a così poche persone ti ha fatto rivivere un po’ gli inizi della tua carriera?

Si, mi ha ricordato quando ho iniziato a suonare. A volte è più difficile esibirsi in un concerto intimo: per me è più facile stare su un palco grosso che suona benissimo.

 Il tuo nuovo album è una reazione a tutto il dolore vissuto durante la pandemia?

Una delle cose positive della pandemia per me è stato che ho potuto staccare da ciò che stavo facendo, prendermi un momento e realizzare quanto fosse straordinario ciò che facevo nella vita. Non sono mai stato depresso in vita mia: Dio sa quanto ho sofferto d’ansia, ma di depressione mai. Avevo sempre un pensiero “raggiungo questo obbiettivo e sarò felice. Raggiungo l’obbiettivo successivo e sarò veramente felice". E così via. Ma non succedeva mai. Finché realizzi che questo ti deprime ancora di più. Ero ormai sui 40 anni. Devi essere focalizzato sulle cose positive e notarle, altrimenti te le perdi e ti scivolano via. Ci sono molte cose orribili che capitano ogni giorno, il mondo è un posto oscuro. Però nonostante questo continuiamo ad innamorarci, ridere con gli amici, creare arte, fare musica. Questa è il mio ottimismo. Facciamo schifo come esseri umani, ma c’è del buono in noi. 

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Henry St. è un disco molto diverso da tutti i tuoi precedenti: niente più approccio fai-da-te, ma con una band al completo per le session in studio. È stata una sfida?

Niente affatto. È stato tutto molto semplice. Credo che molti dei motivi per cui ho avuto questo approccio fai-da-te nella mia carriera li ho capiti ora. Non è che io sia un maniaco del controllo o che abbia bisogno di fare le cose a modo mio. Penso che derivi da una mancanza di fiducia in me stesso, perché non ho mai pensato che le mie canzoni fossero abbastanza buone da poter registrare con altre persone o affittare uno studio costoso. Ho tanti amici che sono musicisti straordinari, ma pensavo che erano troppo bravi per me. Non riuscivo a reggere il confronto nella mia testa, ma poi è successo qualcosa durante la pandemia e ho capito che la vita è troppo breve. Volere isolarsi anche nella musica è stata una cosa po' sciocca. Ho invitato i miei amici a cui voglio molto bene e che hanno un grande talento. Tutti noi venivamo dalla pandemia e temevamo di non essere più in grado di suonare e di non essere in grado di stare in gruppo. Quindi quando siamo entrati in studio eravamo tutti molto aperti emotivamente e così gioiosi per quello che avremmo potuto fare musicalmente e non. Abbiamo fatto grandi cene ogni giorno. Facevamo una pausa e ci sedevamo accanto a un grande tavolo e ci facevano cucinare dei piatti fantastici e succedevano un sacco di cose. Durante quelle cene, chiacchieravamo di tutto, non solo di musica, ma di moltissime altre cose e questo ci dava l'ispirazione. Non tendo a rimpiangere le cose, ma ricordo di aver pensato: "Perché non l’ho mai fatto prima?”.

Anche il tuo sound è cambiato. Da un punto di vista musicale hai avuto dei riferimenti specifici mentre eri in studio?

I miei riferimenti erano l’essere aperto a tutto. Ho ascoltato un sacco di musica bellissima, indipendentemente dal genere o dai testi. A volte mi succede di ascoltare una canzone e alzare lo sguardo e guardare l'orizzonte, e perdermi completamente in essa. E mi capita con molti tipi diversi di musica.

L'artwork del disco è molto evocativo. Com'è stato realizzato?

Credo che il designer abbia fatto veramente un ottimo lavoro a mettere insieme i pezzi. Ho fatto io tutte le foto che compongono la copertina: il paesaggio sullo sfondo è nel nord della Svezia. Ho fatto quella foto durante un viaggio nel 2020, dove ero letteralmente isolato in mezzo al nulla. Invece la foto con la nave da carico nel centro l'ho scattata durante un tour in America.

C’è stato un brano in particolare che è stato complicato da mettere giù o da registrare? Ce n'è uno a cui sei particolarmente legato?

Tutti i brani sono venuti giù con una certa facilità. Quest'album è uno sfogo delle cose che volevo fare, di tutto ciò che volevo dire. Certo, prima non sapevo esattamente quale sarebbe stato il sound finale. Le mie demo erano piuttosto grezze. Adoro tutte le tracce, e in particolare Foothills, per come è stata registrata: abbiamo microfonato una stanza e registrato quello che io e Phil Cook abbiamo suonato.

Finito il tour negli Stati Uniti, adesso arriva quello europeo. Dopo averci vissuto per diversi anni qual’è il tuo rapporto con New York?

È un posto che significa tanto per me ed è stata una cosa importante nella mia vita il fatto di essermi trasferito lì. Perché per me è un luogo di grande ispirazione. Vengo dalla campagna in Svezia, mentre a New York sei circondato da tantissime persone. È bellissimo, è fantastico e ho avuto la fortuna di vivere in entrambi i posti. Quando stavo a New York, potevo tornare a casa mia in Svezia quando volevo. A New York c’è gente di ogni dove e questa cosa mi ha fatto crescere e imparare molto.

C'è un Paese in particolare in cui sei davvero felice di suonare in questo tour? E per favore non sentirti costretto a rispondere Italia.

(ride, ndr) Beh, sono felice di suonare dovunque si crei una connessione con il pubblico. Probabilmente dovrei scrivere un libro su come l'energia del pubblico sia diversa in ogni posto. Ma sono veramente felice di poter suonare in così tanti posti. Ho sempre adorato suonare in Portogallo. Non ho la possibilità di andarci per questo tour, ma è sempre stato un posto in cui è difficile anche solo descrivere l'attaccamento e la vicinanza che hanno laggiù per la musica dal vivo. In quel caso puoi solo cercare di ricambiare la loro incredibile passione. È qualcosa che ti rimane dentro. Poi sai io ho dei fan veramente passionali. Addirittura una volta ho avuto dei problemi con dei fan italiani, venuti dall'Italia fino a casa mia! Io non ero in casa e si sono accampati nella mia proprietà e volevano rimanere lì a suonare. I miei vicini erano molto preoccupati e hanno allertato la polizia.

Beh, questo è piuttosto inquietante.

Eh sì. Volevano suonare la chitarra e bere vino nel mio giardino. E andrebbe bene se non fosse casa mia. È il mio spazio privato. Comunque l'anno scorso il tour in Italia è stato fantastico, specialmente l'ultima data al Lago Di Garda (per il Tener-a-mente, ndr). Bellissimo.

Photo Credit: Stephan Vanfleteren