Vedere nominati sul ledwall alle spalle dei Massive Attack Simona Ventura, Mara Venier, Barbara D'Urso e Marco Carta era una di quelle cose a cui non avevo messo in conto di assistere nel 2025. Eppure, a pensarci bene, quella di far scorrere dei titoli criptati che si trasformano in temi trattati davvero dalla stampa italiana (come per l'appunto "Barbara D'Urso coinvolta in una faida") è una satira politica che si sposa perfettamente con la visione dello storico collettivo trip hop di Bristol.

Sono da poco passate le 22.10, e il promoter aveva prontamente rettificato sui social questo slittamento di dieci minuti dell'inizio dello show, rendendo l'idea di quanto i Massive Attack siano attenti a qualsiasi aspetto (in un mondo di artisti che di norma hanno in media un 20/30 minuti di ritardo a concerto). La prima a salire sul palco è una rappresentante italiana di Medici Senza Frontiere, ONG che 3D, Daddy G e soci hanno fortemente voluto come partner di questo tour.
Terminata questa intro, compare un video di Neuralink (l'azienda di neurotecnologie di Elon Musk) che mostra una scimmia con un chip impiantato nel cervello che gioca a pong, l'assist perfetto per cominciare la serata sulle note della cover di In My Mind di Gigi D'Agostino.

Quello dei Massive Attack è un concerto dove la musica del gruppo si lega indissolubilmente ai video che vengono mostrati alle loro spalle: siamo abituati a vedere concerti dove le band usano i visual per accompagnare le canzoni, spesso e volentieri per creare un effetto wow e incantare lo spettatore. Nel caso di Robert “3D” Del Naja, Grant “Daddy G” Marshall e soci, invece, quello che accade sul ledwall alle loro spalle è parte fondamentale e co-protagonista del concerto, e anzi, a volte mettono quasi in secondo piano la loro musica per catalizzare l'attenzione del pubblico sui problemi di attualità che vengono proiettati.
Le immagini che vediamo associate alle meravigliose canzoni del collettivo (sempre perfette dal vivo) è un pungo nello stomaco. Video della distruzione della Striscia di Gaza, l'invasione dell'Ucraina, le miniere di cobalto nel Congo e tante altre clip che fanno stringere lo stomaco. Il tutto corredato da dati e frasi, messi in primo piano: i nomi degli studenti arrestati dall'amministrazione Trump, tutti i numeri angoscianti del genocidio palestinese, e così via.

Durante Girl I Love You appare sullo schermo anche Netanyahu, accolto da fischi e insulti da parte del pubblico, mentre qualche bandiera palestinese si leva nel parterre. Finito il pezzo Robert Del Naja rivolge le prime parole al pubblico, in italiano fluente: "È bello essere qui ed è bello essere un tifoso del Napoli!". Un imbruttito di fianco al sottoscritto commenta prontamente: "Uè, ma questo sa che siamo a Milano?", probabilmente ignorando il fatto che Del Naja abbia origini italiane e sia tifosissimo della squadra partenopea, grazie al padre emigrato da Napoli in Inghilterra.
In tutto ciò la location è inedita: è infatti l'inaugurazione del Parco della Musica di Milano e forse, e dico forse, la città ha finalmente trovato una venue all'aperto degna di questo nome. Immersa nel verde, a una decina di minuti a piedi dalla metro di Linate e con un’acustica veramente ottima, per ora la location è promossa. Vediamo come si “comporterà” nei prossimi appuntamenti (primo su tutti quello dei Nine Inch Nails il 24 giugno), ma la prima impressione è davvero buona.

Intanto si va avanti nella discografia dei Massive Attack con pezzi come Black Milk, Future Proof, e Inertia Creeps. A spezzare un po' le atmosfere oscure rette in piedi dai sintetizzatori ci pensa la cover di Rockwrok degli Ultravox, mentre sullo sfondo scorrono video e frasi che prendono per il culo i complottisti: i media controllano il nuovo ordine mondiale e ne siamo tutti succubi tranne Trump, le scie chimiche, e tanti altri luoghi comune che strappano una mezza risata.
Si arriva così a uno dei classici per eccellenza del gruppo di Bristol, Angel. È una delle pochissime canzoni a non essere accompagnate da nessun messaggio politico e sociale, e la scelta è particolarmente intelligente: Del Naja e soci sono consapevoli che sui loro grandi classici il pubblico non sarebbe abbastanza attento da seguire ciò che accade alle loro spalle.

Dal punto di vista musicale cosa si può dire ai Massive Attack? Assolutamente nulla, dal vivo rasentano la perfezione, con sezioni poliritmiche che lavorano come un corpo solo.
C'è anche spazio per un momento decisamente tamarro, con una cover-tributo di Levels al compianto Avicii, prima che il battito del cuore dell'intro di Teardrop faccia calare il silenzio sul Parco della Musica e sollevare i cellulari in aria, mentre la voce eterea di Elizabeth Fraser si riprende la scena.

La serata finisce con Group Four e di nuovo In My Mind, per un cerchio che si chiude alla perfezione. Esci dal concerto con una morsa allo stomaco: loro, in fin dei conti, non hanno mostrato niente di nuovo, sono tutte notizie che tristemente conosciamo, eppure la combo dei messaggi proiettati e della loro musica ha veramente un effetto potentissimo. Dopotutto, viviamo in una distopia e il collettivo di Bristol vuole solo sbattercela in faccia e aprirci gli occhi.
Fotogallery a cura di Maria Laura Arturi.