Stati Uniti e viaggi. Due parole che si prestano bene ad essere associate. Chi non ha mai sognato il classico coast to coast da New York a San Francisco, percorso lungo circa 5000 kilometri da fare necessariamente in macchina, in totale libertà, seguendo strade panoramiche che si perdono all’orizzonte? Un viaggio da fare almeno una volta nella vita, per il quale ovviamente ci servirà la giusta colonna sonora, rigorosamente Made in USA. Quindi eccovi un’altra associazione: Stati Uniti e musica. Cosa vi viene in mente? Chicago patria del blues? Nashville capitale del country? Memphis, dove è nato il rock ‘n’ roll? New York e lo swing? Molto bene. Possiamo considerarle come tappe fondamentali nel nostro viaggio. Il problema è che tutta questa premessa serve a ben poco in questo momento, visto che il nostro viaggio dovrà aspettare un po’. Per ora dobbiamo accontentarci di un viaggio virtuale. E, dato che non dobbiamo realmente spostarci, non dobbiamo nemmeno seguire un ordine preciso. Possiamo viaggiare tra 10 città diverse ascoltando le canzoni che sono state loro dedicate. Pronti? Si parte!
AMARILLO – GORILLAZ
Il nostro tour inizia nel profondo sud degli Stati Uniti. Più precisamente nella città di Amarillo in Texas. Perché è qui che nel 2010 i Gorillaz con la collaborazione di Mick Jones dei Clash registrano una canzone intitolata appunto Amarillo.
I got lost on highways
But don't ask me where I've been
Or what I've done
Fino a che punto la canzone parli della città non è dato saperlo, riferimenti espliciti non ce ne sono. Magari il titolo omaggia solamente il luogo di registrazione. Ci troviamo invece di fronte a una serie di dicotomie: sole e luna, luce e buio, felicità e tristezza, disperazione e richiesta di perdono. È un brano molto cupo, ma con alcuni versi che racchiudono una speranza («The Sun is gonna save me/ Put a little love into my lonely soul»).

CHICAGO – PORTUGAL. THE MAN
Trasferiamoci a Chicago, la più grande città dell’Illinois nonché la terza città più popolosa degli Stati Uniti. Ecco, queste informazioni da libro di geografia non ci sono utili quando consideriamo la canzone omonima dei Portugal. The Man. Per comprendere pienamente questo brano semmai ci conviene concentrarci sull’attualità, ripassare la storia, e magari dare un’occhiata a Animal Farm di Orwell perché il verso di apertura «The pig's spitting taxes and unwanted tasks» sembra essere un riferimento non indifferente. Anche le tematiche sono simili: denuncia alla corruzione del governo e dei potenti, critica a un sistema che non funziona. E tanta rabbia. Non a caso il testo è marchiato come “explicit”. Chicago viene presa come esempio, ma il testo è universale.

HELLO SEATTLE – OWL CITY
Cos’hanno in comune Jimi Hendrix, i Soundgarden e i Nirvana? Prima che vi lanciate in un’analisi a livello musicale, chiarisco che mi sto riferendo alla provenienza. Sono solo alcuni degli artisti che sono nati e hanno iniziato la loro carriera a Seattle. Questa città quasi al confine con il Canada è stata la patria, tra le altre cose, del movimento grunge. Però la canzone di cui voglio parlare ha un approccio diverso. Si tratta di Hello Seattle, brano contenuto nell’album di esordio del progetto musicale Owl City, Of June. Adam Young, aka Owl City, è cresciuto in Minnesota e ha scritto questa canzone senza aver mai visitato Seattle, immaginando come potrebbe essere – perché secondo lui l’ignoto è una grande fonte di ispirazione. Con un testo molto poetico l’autore impersona diversi elementi della natura. Seattle è la protagonista assoluta del brano, attorno a cui tutti i personaggi ruotano. Una manta ne esplora le acque, la luna crescente concilia il sonno degli abitanti, un albatross vola sulle insenature e un vecchio faro illumina tutto con la sua luce.
Take me above your light
Carry me through the night
Hold me secure in flight
Sing me to sleep tonight

HOLLAND – SUFJAN STEVENS
All the time we spent in bed
Counting miles before we set
Fall in love and fall apart
Things will end before they start
Sleeping on Lake Michigan
Factories and marching bands
Lose our clothes in summertime
Lose ourselves to lose our minds
In the summer heat, I might
Quando parlo delle canzoni, si sarà capito, mi piace inserire delle citazioni. Però selezionare delle strofe o dei versi che rappresentino l’intero brano mi risulta sempre difficile. Questa volta vado sul sicuro, non ho fatto nessuna selezione, il testo è tutto qui. La canzone è inserita all’interno di un album del 2003 intitolato Michigan (o Sufjan Steven presents…Greetings from Michigan: The Great Lake State), che – come si può intuire dal titolo – è interamente incentrato sullo stato del Michigan. Qui, sulle sponde del lago, troviamo anche la città di Holland, teatro della storia raccontata in questa canzone. Sufjan Stevens inizia con la spensieratezza legata alla bella stagione ma finisce con una consapevolezza e un’amarezza del tutto nuova. Il suo commento sul finale di quell’estate è «We were afraid to be left behind. We were afraid to be loved. We were afraid this would come to an end».

LEAVING LA – FATHER JOHN MISTY
Passiamo da una canzone breve a una che dura 13 minuti. Questa volta siamo in un posto che non ha bisogno di tante presentazioni: Los Angeles, al centro della soleggiata California, la “city of stars” di La La Land. Probabilmente una delle prime cose che ci vengono in mente se pensiamo agli Stati Uniti. Uno scenario che porta con sé uno stile di vita celebrato in innumerevoli canzoni e criticato in altrettante. Leaving LA si colloca nel secondo gruppo, quello critico. Nel corso dei sopracitati 13 minuti si passa dall’accusa verso la città e la cultura che la circonda a quella introspettiva nei confronti dello stesso autore. Father John Misty commenta così:
We all have to face the fear that we're delusional. Fast-forward five years, and when people think of a clichéd, bearded, white-guy singer-songwriter, it's my name that comes up. I set out to be a real human, not a cartoon character, and now I am the cartoon character.
La canzone si conclude alle 6 del mattino di un nuovo anno con l’immagine desolata di un Sunset Boulevard deserto. E l’autore, reduce dalla severa autocritica, si sta trasferendo fuori dalla città con l’intenzione di iniziare una nuova vita.

MIAMI – FOALS
Lasciamo Los Angeles insieme a Father John Misty. Viaggiamo dalla California alla Florida, dal Pacifico all’Atlantico. E ci ritroviamo in un’altra famosissima città affacciata sull’oceano: Miami. Il tono della canzone è completamente diverso, perché è ispirata alle vacanze estive e l’unico problema sembra essere un’avventura finita male, nonostante le premesse fossero buone:
I promised you on an ocean of
Mother of pearl, gold, and indigo
Cut through the waves, I watched you swim away
I'll never love you more than today
Come nel caso della già citata Hello Seattle, Yannis Philippakis – vocalist dei Foals e autore della canzone – dichiara: «I've never been to Miami, but I wanted to set it there because I like the imagery of Scarface: bad suits, turquoise beaches and really white teeth».

NEW YORK – SNOW PATROL
If you were here beside me, instead of in New York
In the arms you said you'd never leave
I'd tell you that it's simple and it was only ever thus
There is nowhere else that I belong
La nostra prossima tappa è un’altra delle città più famose al mondo, alla quale sono state dedicate tantissime canzoni. New York degli Snow Patrol è una ballata suonata al pianoforte che parla di opportunità perse. Ha collaborato alla canzone anche Owen Pallett, il compositore canadese che ha lavorato anche con gli Arcade Fire e i Last Shadow Puppets. In New York si è occupato dell’arrangiamento dell’orchestra che accompagna la canzone.

ROAD OUTSIDE COLUMBUS – O.A.R.
There's a road outside Columbus, Ohio.
Feels like I drove along for years.
This Midwest way of ease it surrounds us.
I can't deny the rhythm here.
And as I pull away from Riverside beside me.
That High Street never looked so good.
Allontaniamoci dalla costa, spostiamoci all’interno degli States. Al centro dello stato dell’Ohio troviamo Columbus. E c’è una strada che conduce lì, una strada in grado di portare a casa. La canzone Road Outside Columbus è molto semplice, fa pensare a un ritorno in patria dopo un periodo passato lontano. Quando si torna a casa dopo tanto tempo e si è semplicemente felici di rivedere quei luoghi tanto familiari che ci hanno accompagnato nel corso della vita.

SANTA FE – BEIRUT
Rimaniamo nel mood “home sweet home”, almeno per un po’. Perché il frontman dei Beirut Zach Condon è effettivamente originario di Santa Fe, nel New Mexico, e ha scritto questa canzone dopo aver cambiato idea sulla sua città natale – dalla quale una volta si sentiva molto distante, ma che crescendo ha iniziato a vedere come un punto di riferimento e a comprenderne il fascino. Anche l’organo elettrico che accompagna la canzone è legato al concetto di “casa”. Condon ha iniziato a registrare il pezzo mentre si trovava a casa dei genitori per Natale, suonando l’organo che era rimasto nella sua vecchia stanza. Spicca su tutto un’esortazione rivolta alla città alla quale finalmente sente di appartenere: «Sign me up, Santa Fe/ And call your son».

VEGAS LIGHTS – PANIC! AT THE DISCO
Il nostro viaggio termina tra le mille luci di Las Vegas. Abbiamo attraversato la Death Valley, viaggiando nel nulla totale per kilometri e kilometri. E all’improvviso ci troviamo catapultati a Sin City, il luogo dove tutto è possibile, nonché città dove Brendon Urie ha dato origine ai Panic! At the Disco nel 2004. Vegas Lights celebra la vita notturna di Las Vegas, il divertimento e gli eccessi. Ma si parla anche della patina di finzione e artificialità che circonda la città.
In the Vegas lights
Where villains spend the weekend
The deep end
We're swimming with the sharks until we drown
The Vegas lights
The lies and affectations
Sensation
We're winning 'til the curtain's coming down
